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Economia
Transizione energetica, ecco cosa accadrà dopo le elezioni europee

Transizione energetica sempre più lenta

Due settimane dopo le elezioni europee, emerge chiaramente che l'emergenza climatica non è stata l'argomento chiave su cui gli elettori al voto si sono focalizzati. Ciò solleva la questione di quali siano le implicazioni per la transizione energetica europea. La risposta più sintetica è che il processo di transizione potrebbe rallentare nel breve termine, ma possiamo esplorare la risposta più in dettaglio.

Obiettivi climatici: frenata in vista

I partiti che hanno una visione progressista sulla de carbonizzazione e una posizione più ambiziosa rispetto alla legislazione attuale, come i Verdi, la Sinistra, i Socialisti e Democratici e Renew Europe, hanno subito delle perdite a livello elettorale. Il Partito Popolare Europeo, che ha sostenuto e definito l'attuale agenda politica in ambito climatico, continua a detenere la maggior parte dei seggi in parlamento. L'estrema destra, che non ha obiettivi climatici o ne ha di ambigui, è emersa come la grande vincitrice delle elezioni europee del 2024. Tra i partiti vincitori ci sono anche i Conservatori e Riformisti Europei, che sostengono attivamente la riduzione degli sforzi di decarbonizzazione, e Identità e Democrazia, meno trasparente, ma che difficilmente fornirà un supporto in materia di obiettivi climatici.

Pur non avendo ancora avuto modo di vedere come si formeranno le coalizioni di maggioranza nelle prossime settimane, è importante sottolineare che i partiti favorevoli alle politiche climatiche detengono ancora la maggioranza dei voti in parlamento. L'UE ha stabilito una traiettoria chiara in termini di politica energetica, sotto forma di una legislazione solida, tra cui Green Deal, Fit for 55 e Repower EU. Una deviazione da questa traiettoria richiederebbe una significativa maggioranza dei voti in parlamento, che i partiti che non supportano le politiche climatiche sono ben lontani dal raggiungere.

Inoltre, una legislazione nazionale è stata ampiamente adottata in tutta Europa per implementare gli obiettivi regionali in materia di clima ed energia. Ciò significa che è improbabile che la direzione generale della transizione energetica muti. Tuttavia, le decisioni politiche assunte dal parlamento appena eletto a breve termine potrebbero avere un impatto decisivo sulla velocità cui stiamo progredendo. Una decisione politica che verrà presa nei prossimi mesi è quella di concordare il meccanismo esatto e la tempistica dello scambio di emissioni e gli obiettivi di emissione nei prossimi decenni. Tutto questo potrebbe essere frenato dai recenti risultati.

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Ma il processo di transizione è destinato a proseguire

Sebbene il panorama politico e le coalizioni stiano ancora evolvendo e, pur dovendo fare i conti con l’incertezza, possiamo rilevare due importanti ragioni per continuare a sostenere la transizione energetica in Europa, le quali non hanno nulla a che fare con la convinzione sul clima.

In primo luogo, negli ultimi due anni, l'Europa ha registrato un importante cambiamento a livello di forniture energetiche a causa della crisi ucraina. Il continente importa una significativa quota delle sue risorse energetiche, in particolare il gas naturale, da Paesi con diversi livelli di stabilità politica.

Questa dipendenza dalle importazioni energetiche espone l'Europa a potenziali interruzioni degli approvvigionamenti a seguito di conflitti, tensioni politiche, o cambiamenti nella politica estera. La sicurezza energetica è diventata uno dei tre pilastri della politica energetica europea. Facendo più affidamento sulle energie rinnovabili, l'Europa può ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili importati e la sua esposizione verso i rischi geopolitici associati alle importazioni energetiche. 

Sviluppare un mix energetico rinnovabile solido e diversificato può garantire un approvvigionamento energetico più sicuro e resiliente in Europa, soprattutto considerando il crescente livello della domanda di energia e la necessità di individuare fonti di approvvigionamento energetico aggiuntive per via dell'elettrificazione e dalla crescente domanda di energia dei data center.

In secondo luogo, è presente una solida argomentazione economica a favore della transizione energetica. Le energie rinnovabili presentano un significativo vantaggio rispetto ai combustibili fossili in termini di competitività dei costi. Poiché il costo delle tecnologie energetiche rinnovabili continua a diminuire, sono diventate sempre più competitive rispetto alle fonti energetiche basate sui combustibili fossili.

Questo fattore della convenienza, unitamente al potenziale di risparmi sui costi a lungo termine, sospinge la transizione verso l'energia rinnovabile. Ad esempio, un kilowattora (kWh) prodotto da un impianto solare costa circa la metà di uno prodotto da una centrale a carbone di nuova costruzione. Analogamente, un kWh generato da un parco eolico onshore è mediamente più economico del 50% rispetto a uno prodotto da una centrale a gas, mentre l'eolico offshore è leggermente più costoso, ma comunque più economico del 10%. Investendo in infrastrutture per l'energia rinnovabile, l'Europa mira a realizzare un sistema energetico sostenibile, in grado non solo di ridurre le emissioni di carbonio, ma di fornire anche energia a prezzi accessibili ai suoi cittadini e alle sue aziende.

Un’opportunità sul lungo periodo

Considerando l’incertezza nel breve termine sulla velocità della sua attuazione, la necessità della transizione energetica in Europa presenta varie sfaccettature. Gli sforzi volti alla decarbonizzazione sono solo una parte del puzzle. Le preoccupazioni sulla sicurezza energetica, l'importanza di diversificare le fonti energetiche e la ricerca di soluzioni energetiche accessibili e convenienti assicurano che la transizione sia economicamente fattibile e sostenibile nel lungo periodo. L'Europa presenta un percorso solido e credibile per proseguire nella transizione verso un sistema energetico decarbonizzato, sicuro dal punto di vista energetico, e accessibile, il che si traduce in un'opportunità d’investimento unica nei prossimi decenni.

*Head of Private Markets Europe, Schroders Capital






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