Economia

Trump, il vizietto dei tweet a mercati aperti. E oggi dà una mano a Musk

Osservare con attenzione il profilo Twitter del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbe rivelarsi utile per prevedere alcune reazioni dei mercati finanziari. Lo sospettano due ricercatori della City University of London, Allyson L. Benton e Andrew Q. Philips che in una ricerca pubblicata sull’American Journal of Political Science hanno provato a valutare l’influenza dei tweet di “Potus” nel periodo tra il primo gennaio 2015 e il 2 febbraio 2018.

I due ricercatori hanno concentrato l’attenzione sui tweet che Trump ha dedicato al Messico (e ai produttori d’auto che lì avevano riallocato alcune delle loro produzioni), durante e dopo la campagna elettorale, notando che più aumentavano più aumentava la volatilità del cambio peso/dollaro. Ma non è certamente solo quello dei cambi l’unico mercato su cui le dichiarazioni irrituali di Trump, lanciate senza curarsi che i mercati siano aperti o chiusi, possono provocare una reazione significativa.

Proprio oggi “the Donald” è intervenuto sul braccio di ferro tra la California e Elon Musk, schierandosi a favore del fondatore e proprietario di Tesla e sollecitando la California a “lasciar riaprire a Tesla e a Elon Musk il suo impianto, ora. Può essere fatto velocemente e in sicurezza!” ha twittato il presidente, dopo che Musk aveva annunciato di essere pronto a farsi arrestare pur di far ripartire la produzione dell’impianto di Freemont, nella contea di Alameda, nonostante l’ordine da parte delle autorità di tenere chiusa la fabbrica, non rientrante nell’elenco delle attività essenziali e dunque in teoria destinato a restare chiuso fino a fine mese.

Musk appare sempre più nervoso al riguardo: ha inizialmente definito “fasciste” le misure di lockdown adottate per contenere la pandemia di coronavirus che negli Usa ha già causato quasi 81 mila vittime, poi ha attaccato la contea di Alameda minacciando di spostare l’impianto in un altro Stato dell’Unione. Wall Street sembrava già scommettere che Musk l’avrebbe avuta vinta alla fine, tanto che il titolo nell’ultima settimana è già risalito da 770 a 810 euro, ora l’endorsment di Trump sta facendo accelerare gli acquisti e Tesla guadagna al momento il 3,6% contro un indice S&P500 che resta inchiodato ai livelli di ieri.

Mentre Trump non ha dubbi, come sempre, sull’opportunità delle sue soluzioni, il mercato si chiede invece se sia realmente il caso o meno di accelerare le riaperture con una pandemia che mostra sì i primi segnali di rallentamento ma resta ad elevato rischio di riaccelerazione, come indicano i dati provenienti nuovamente dall’Asia e, in parte, dall’Europa (in particolare da Russia e Gran Bretagna, che ormai hanno superato la Spagna per numero di contagi e nel caso inglese anche l’Italia per numero di decessi). 

Luca Spoldi