Economia

Ubi, prime crepe nel muro del Car.Il mercato vede un rilancio di Intesa

di Luca Spoldi e Andrea Deugeni

Dalle Fondazioni azioniste di Ubi Banca arrivano aperture, mentre i bresciani restano alla finestra

Ubi Banca in deciso rialzo a Piazza Affari, dove invece perde moderatamente terreno Intesa Sanpaolo, alla vigilia di quella che potrebbe rivelarsi un passaggio decisivo per la riuscita o meno dell’Ops lanciata dalla banca guidata da Carlo Messina sull’istituto guidato da Victor Massiah (che riunisce oggi il Cda). 

Sul mercato tornano infatti a farsi insistenti le voci di un possibile “ritocco” dell’offerta (al momento ferma a 1,7 titoli Intesa Sanpaolo per ogni titolo Ubi Banca portato in adesione), che solo per allinearsi ai valori odierni dei due titoli dovrebbe salire a 1,76 e immaginando un più consistente premio per vincere le resistenze dei fondi e dei soci “incerti”, potrebbe anche superare quota 1,8 secondo molti trader.

Ma quali sarebbero i destinatari principali di un eventuale rilancio dell’offerta di Intesa Sanpaolo? Negli ultimi giorni segnali sono venuti da più fronti. Anzitutto il “patto dei bresciani” di cui fa parte la famiglia dell’ex presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, e che raccoglie il 7,68% circa del capitale di Ubi Banca, ha rinviato ancora una volta ogni presa di posizione ufficiale. Poi Aldo Poli, presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, membro del Car e titolare del 4,96% del capitale di Ubi Banca, ha “aperto” ad una valutazione dell’operazione.

Carlo Messina, CEO Intesa Sanpaolo
 

Un annuncio che stride con la dichiarata ostilità all’offerta pronunciata dal Car (18,77% circa di Ubi Banca), ma non è finita qui perché in un’intervista Poli, auspicando un ritocco dell’offerta da parte di Intesa Sanpaolo, ha ricordato come il Car non sia un patto di sindacato ma “un comitato di azionisti di riferimento”. Come dire che ogni membro può liberamente decidere che fare dei propri titoli, al di là della posizione espressa dal Car stesso. 

Alla domanda se non temesse una spaccatura con Fondazione Cr Cuneo (primo azionista di Ubi Banca col 5,91%) Poli ha preferito glissare, dichiarando di ritenere che “i ragionamenti siano gli stessi”, ossia valutare eventuali ulteriori sviluppi dell’offerta, al di là delle considerazioni del Cda di Ubi Banca, che oggi aggiornerà il piano industriale al 2022 e dovrebbe definire (anche sulla base delle valutazioni degli advisor Credit Suisse e Goldman Sachs) l’Ops di Messina “operazione ostile”. “Noi dobbiamo guardare al territorio e alla salvaguardia del patrimonio. Che sia con Ubi o Intesa, sceglieremo la soluzione migliore”, ha concluso Poli. 

Parole apparse molto distanti da quelle usate lo scorso aprile da Giandomenico Genta, dichiaratosi nettamente contrario all’Ops dopo la riconferma alla presidenza di Fondazione Cr Cuneo, il quale (dopo voci di un faccia a faccia con lo stesso Messina, smentito da cuneo) però da allora ha assunto un profilo più prudente in attesa della valutazione affidata all’advisor Societe Generale. Una scelta che secondo qualcuno sarebbe conseguenza e l'indicatore dell'indebolimento della leadership del presidente di CariCuneo all'interno del board. 

Il miglioramento della proposta di Ca' de Sass potrebbe trarre dall’impasse entrambe le Fondazioni (che potrebbero sperare anche in un flusso di dividendi più consistenti in futuro) evitando la spaccatura fra i due enti di peso del Car.

Ma se anche così non fosse, il fronte inizialmente compatto contro Intesa Sanpaolo mostra ormai sempre più evidenti crepe tanto più che, come sottolinea anche una nota del Codacons, “un’eventuale mancata finalizzazione dell’operazione”, potrebbe portare “a un forte effetto negativo sui due titoli, con conseguente perdita in pregiudizio quasi esclusivamente per i piccoli azionisti, posto che i grossi investitori e i fondi speculativi, alcuni dei quali sembrerebbero essere nell’azionario delle due banche, avrebbero certamente la possibilità di assorbire eventuali effetti negativi”.