Economia
Ubi, tagli, assunzioni e stipendi: quei numeri poco chiari che non tornano
C’è qualcosa che non torna nei numeri di Ubi sul personale nell’aggiornamento al piano industriale del 17 febbraio, revisione che il consigliere delegato Victor Massiah ha illustrato al mercato venerdì scorso. Come premessa alle nuove strategie che devono tener contro delle conseguenze economiche sul business della pandemia di Covid-19, Massiah ha subito fatto presente che la banca intende "confermare tutte le principali linee guida e le azioni strategiche già delineate” a febbraio.
Sulle spese per il personale, che per la quasi totalità sono stipendi, nella slide a pagina 25 del piano pre-coronavirus, il banchiere aveva spiegato che intende ridurre al 2022 l’ammontare complessivo dei costi del 5%, aggiungendo che la sforbiciata equivale a una fuoriuscita (volontaria) di 2.000 bancari. Con il risultato finale di passare da un organico 2019 di 19.940 bancari ai 17.910 del 2022.
Venerdì, a pochi giorni dalla partenza dell’offerta pubblica di Intesa-Sanpaolo, Massiah ha tirato fuori dal cilindro 1.000 nuove assunzioni di giovani bancari, risorse fresche a fronte delle 2.000 uscite. Il nuovo piano - ha spiegato la banca bresciano-bergamasca - “prevede, al netto di circa mille assunzioni, l'uscita di circa 2 mila bancari, attesa in gran parte nel 2021 in coerenza con la conclusione degli accordi sindacali che verranno via via negoziati”.
E qui i sindacati ieri, allarmati molto prima di iniziare qualsiasi trattativa, hanno subito messo i puntini sulle “i”. “Così com’è stato formulato (il nuovo piano, ndr), significa che ci saranno 3.000 fuoriuscite e 1.000 assunzioni con un rapporto di uno a tre. Il rapporto dev’essere di una a due, un’assunzione ogni due fuoriuscite volontarie”, ha tuonato infatti la Fabi di Lando Sileoni.
Un assist che Intesa-Sanpaolo ha colto subito al volo per sottolineare che su questo Ca’ de Sass, in caso di successo della propria Ops, non solo farà i compiti a casa rispettando i deiderata di Fabi&C, ma addirittura recluterà 1.500 nuove giovani leve in più (2.500 bancari in tutto, aumentando l’organico). Finendo per ingolosire ad accettare il concambio quei dipendenti che, in quanto lavoratori di un’ex Popolare, sono anche piccoli azionisti. Piccolo soci che a loro volta agli sportelli dovranno anche nei prossimi giorni consigliare sul da farsi, se verrano interrogati sul tema, la clientela del territorio che ha in portafoglio qualche azione Ubi.
Per cercare di tranquillizzare i sindacati, il gruppo di Massiah, sempre ieri in serata, ha poi precisato che l’aggiornamento del piano “prevede circa 2.000 uscite mediante esodi volontari, con ricorso ad ammortizzatori di settore, compensati da 1.000 nuovo inserimenti. Il tasso di sostituzione di conseguenza è previsto attestarsi su un rapporto di uno a due”.
Tutto a posto, dunque? No, perché ne conseguirebbe che il personale dovrebbe ridursi, al 2022, di 1.000 unità arrivando a 18.910 addetti totali (e non a 17.910 come da precedente piano a pagina 22), con una riduzione dimezzata rispetto a quanto dichiarato a febbraio.
In più, è vero che i giovani bancari hanno un entry level salariale che è inferiore a quello dei senior però di certo non lavorano gratis e venerdì, in merito ai costi del personale, non è arrivata nessuna novità, sempre da ridurre, come da strategie pre-Covid, del 5%. Se la premessa è che sono "confermate tutte le principali linee guida e le azioni strategiche già delineate”, forse da Bergamo su questi numeri sensibili qualche delucidazione in più dovrebbero dovrebbero darla.
@andreadeugeni