Economia
Ubs, dopo la maxi-operazione Credit Suisse è più forte: e vuole Orcel
Nel terzo trimestre, Ubs ha gestito con successo il processo di integrazione, con flussi positivi nella gestione patrimoniale
Ubs, dopo la maxi-operazione Credit Suisse vuole Orcel
Indubbiamente, l'operazione finanziaria più significativa e complessa dell'anno passato è stata il salvataggio del Credit Suisse da parte di Ubs. Il presidente Colm Kelleher ha dichiarato a Davos che "Il 2024 sarà un periodo ancora più impegnativo per l'integrazione delle due istituzioni finanziarie. Ubs ha preservato la controparte perché desiderava compiere l'azione corretta per il sistema e i suoi azionisti," ha sottolineato il dirigente con tre decenni di esperienza principalmente presso Morgan Stanley, secondo quanto riportato dall'Economia del Corriere della Sera. "Una liquidazione avrebbe generato notevole incertezza. Guardando indietro, si parla di un'affare del secolo, ma in quel momento abbiamo assunto un considerevole rischio." Tuttavia, come noto, gli svizzeri non perdono tempo.
LEGGI ANCHE: UniCredit, Orcel atto secondo: ora punta sulle fusioni
Il vertice di Ubs ha già iniziato a discutere della successione del CEO Sergio Ermotti, pur restando saldo alla guida dell'istituzione finanziaria elvetica mentre gestisce personalmente l'integrazione complessa. Nei mesi precedenti, Kelleher aveva già affrontato il delicato argomento durante un'intervista al Global Banking Summit, dichiarando l'intenzione di compilare una lista di tre potenziali candidati per garantire un processo di successione fluido. "Mi piacerebbe raggiungere una situazione in cui Ubs possa muoversi come Morgan Stanley, con una successione prevedibile e credibile supportata da una serie di candidati," ha sottolineato il numero uno. Sebbene Ermotti abbia guidato Ubs fino al 2020, quando ha ceduto il timone a Ralph Hamers, per poi riprenderne il controllo l'anno scorso per salvare il Credit Suisse, il suo mandato non ha un termine temporale definito, data la valutazione positiva da parte del consiglio e degli azionisti. Nel 2023, nonostante una perdita netta di 785 milioni di dollari nel terzo trimestre, Ubs ha gestito con successo il processo di integrazione, con flussi positivi nella gestione patrimoniale.
LEGGI ANCHE: Tim, Ita, ex-Ilva, Mps: le quattro partite del governo Meloni
Mentre si pianifica la vendita di un portafoglio di prestiti concessi da Credit Suisse a società italiane con rating spazzatura, Ubs si impegna anche nella liquidazione di asset non core acquisiti con il salvataggio. La nomina di Gail Kelly, esperta in fusioni bancarie, nel consiglio potrebbe sostenere la crescita nell'area Asia-Pacifico. Nel riassetto dell'azionariato, l'investitore attivista Cevian Capital ha acquisito una partecipazione significativa, esprimendo fiducia nella valutazione futura di Ubs. Cevian, tra i principali investitori, ritiene che eliminare la disparità di valutazione con Morgan Stanley possa portare il prezzo delle azioni a 50 franchi svizzeri. La gestione di Ubs viene elogiata da Lars Foerberg, socio amministratore del fondo attivista, che sottolinea l'impegno nel migliorare ulteriormente l'istituto.