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Economia
Unicredit alza le riserve per proteggersi dal crack Signa

Unicredit alza le riserve per proteggersi dal crack Signa

Il sisma che ha recentemente colpito il gigante austriaco dell'immobiliare Signa avrà presto ripercussioni significative sui bilanci delle istituzioni di credito coinvolte. Attualmente, i principali istituti finanziari europei coinvolti stanno apportando gli ultimi aggiustamenti ai loro bilanci del 2023 prima di renderli pubblici agli investitori. Questa informazione è riportata da Mf. In un contesto generale in cui la qualità degli asset è in declino, l'esposizione a Signa sarà attentamente monitorata. Secondo il quotidiano svizzero SonntagsZeitung, Julius Baer ridurrà il valore dell'esposizione al cliente di circa 400 milioni di franchi svizzeri (equivalenti a 428 milioni di euro). 

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Questo rappresenta un notevole taglio considerando che il totale dei prestiti concessi dall'istituto svizzero al gruppo immobiliare fondato da René Benko ammonta a 606 milioni di franchi. Nel frattempo, Unicredit, un altro importante finanziatore di Signa tramite la sua controllata Bank Austria, sta ancora valutando la situazione. Anche se Piazza Gae Aulenti è esposta per circa 600 milioni, si ritiene che la posizione sia fortemente garantita. Fonti interne alla banca suggeriscono che, data la dichiarazione di insolvenza alla fine dell'anno scorso, le riserve potrebbero essere aumentate di qualche decina di milioni nei conti del quarto trimestre, da approvare durante la riunione del consiglio di amministrazione il 4 febbraio. Al momento, non si prevedono impatti materiali sul conto economico. 

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Si prevedono azioni simili da parte degli altri creditori di Signa, in particolare Raiffeisen Bank International, il primo creditore con un'esposizione di 2,2 miliardi di franchi austriaci. Landbank tedesche come Hessen-Thiiringen (Helaba), Nord LB, Bayern LB Monaco e Lbbw Stoccarda potrebbero anche affrontare difficoltà legate al settore immobiliare. Dz Bank, l'istituto centrale delle banche tedesche di credito cooperativo, sarebbe coinvolta nella situazione. La crisi di Signa è emersa negli ultimi mesi del 2023. Fondata in Austria nel 2000 da Benko, la società è diventata il principale proprietario di centri commerciali in Europa centrale, con oltre 46.000 dipendenti, partecipazioni per 27 miliardi e progetti in fase di sviluppo per 25 miliardi. 

La rapida crescita del colosso immobiliare (che possiede anche quote nel grattacielo Chrysler di New York e nei grandi magazzini Selfridges di Londra) è avvenuta grazie a finanziamenti e supporto da parte di importanti istituti austriaci e tedeschi. Tuttavia, è subentrata una brusca frenata. Alla fine di novembre, la filiale tedesca Signa Real Estate Management Germany ha presentato domanda di fallimento al tribunale distrettuale di Berlino Charlottenburg, e altre controllate hanno seguito lo stesso percorso nelle settimane successive. L'ultima notizia è giunta ieri quando KaDeWe, la società che gestisce l'omonimo grande magazzino di Berlino e che fa parte del gruppo Signa, ha presentato istanza di insolvenza. In sostanza, la situazione è ora nelle mani dei tribunali, ma l'attenzione si concentra sulle attività di Benko prima del crollo, con movimenti finanziari sospetti che emergono dai documenti contabili. Ad esempio, prima della dichiarazione di insolvenza, Signa Development ha concesso prestiti di 125 milioni a Laura Finance Holding e altri 190 milioni a Laura Holding, entrambe filiali della Fondazione Laura, presieduta dalla madre di Benko.






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