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Economia
Unicredit, Delfin tra i fautori del rinnovo di Orcel. Ma sul suo stipendio...
Andrea Orcel

La Delfin di Milleri tra i fautori del rinnovo di Orcel a Ceo di Unicredit

Chiamati a votare, gli azionisti che sono stati con Unicredit fin dall'inizio hanno svolto un ruolo significativo per il rinnovo del Ceo Andrea Orcel. Ecco chi sono stati i sostenitori del banchiere. 

Partendo dalle fondazioni, queste  hanno mosso le loro pedine a favore della lista presentata dal consiglio uscente, che ha ottenuto il sostegno del 99,92% del capitale presente all'assemblea. Tra queste, in primo piano, spuntano Crt e Cariverona.

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Come riporta Milano Finanza, mentre l'ente torinese, recentemente scosso dalle dimissioni del presidente Fabrizio Palenzona, ha mantenuto il suo pacchetto azionario invariato rispetto all'anno precedente, con quasi 37 milioni di azioni, pari all'1,9% della società, Cariverona ha ridotto la sua partecipazione nell'ultimo anno, cedendo un milione di azioni e attestandosi poco sopra l'1%.

Anche Carimodena ha ridotto leggermente la sua quota, cedendo quasi 400 mila azioni, mentre tra gli enti minori Cassamarca ha aumentato leggermente la sua quota in Unicredit. Cassa di Trieste, invece, è rimasta stabile.

Ma non solo le fondazioni. A sostegno del Ceo si è schierato un altro azionista storico di Gae Aulenti, ovvero la famiglia Del Vecchio con la lussemburghese Delfin. La holding guidata da Francesco Milleri è intervenuta in assemblea con la stessa quota del 2023, cioè circa il 2,5% del capitale che agli attuali corsi di borsa vale oltre 1,5 miliardi.

Aprendo una breve parentesi, proprio quella di Generali si prospetta essere la partita finanziaria più importante del 2025. Nella primavera del prossimo anno, infatti, si terrà l’assemblea per rinnovare board e Ceo del Leone. E la Delfin di Milleri, proprietaria del 9,93% delle quote, si pone come attore principale in tale scenario.

Da tempo, Milleri sta cingendo d’assedio l’attuale Ceo Donnet con il fine di portare una ventata di aria fresca ai vertici del gruppo assicurativo. Tra le ultime mosse di tale strategia, appare come un chiaro segnale l’assenza all’assemblea dei soci del 23 e 24 aprile. Ma non solo la galassia Del Vecchio. A disertare l’assemblea e a dar segni di voler un cambio di passo alla guida di Generali è anche il gruppo Caltagirone, proprietario da parte sua del 6,19% delle quote del Leone.

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Tornando a Orcel, anche la tedesca Allianz, scrive Milano Finanza, da sempre partner industriale di Unicredit e azionista al 4,14%, ha votato il bis del Ceo così come la Central Bank of Libya, alcuni dei principali asset manager americani come BlackRock, Fidelity e Vanguard, banche del calibro di Goldman Sachs, Jp Morgan, Banco Sabadell e Norges Bank e fondi pensione americani come il Canada Pension Plan e l’Employees Retirement System of Texas.

Infine, tra i sostenitori dell'amministratore delegato c'è stato anche Parvus, l'asset manager inglese guidato dal finanziere Edoardo Mercadante ed ex azionista di Ubi. Gli istituzionali italiani, invece, si sono principalmente orientati verso la lista 2, presentata dal comitato dei gestori, che ha ottenuto il sostegno di Fideuram e Eurizon (Intesa Sanpaolo), oltre a Mediolanum, Anima, Arca e Kairos. Tra i grandi attori del settore, solo Generali ha appoggiato la lista del consiglio.

Ovviamente, non poteva mancare qualche voce fuori dal coro, le quali si sono concentrate soprattutto sulla remunerazione di Orcel. L’assemblea ha approvato all’88% il maxistipendio del ceo, ma chi ha detto no? Nel verbale dell’assise emergono soprattutto i nomi di alcuni grandi investitori esteri come l’assicuratore inglese Aviva, il gruppo finlandese Nordea Asset Management, Cardif (gruppo Bnp), l’hedge fund Bridgewater, Schroder Investment Management, anche alcuni fondi del gruppo Mediolanum come Mediolanum Pensiones I e II fondo de pension e soggetti apparentemente abbastanza distanti dal settore bancario come la Presbyterian Foundation di Jeffersonville (Indiana).






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