Economia
UniCredit vuole Commerz. Contatti con la Merkel. Ma la Borsa è fredda. Rumors
Secondo le indiscrezioni, il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier potrebbe mettere le mani sulla seconda banca tedesca al termine del turn-around
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Che avesse bisogno di fondersi con un big player europeo per rilanciare l'operatività e permettere allo Stato tedesco di uscire dal capitale è cosa nota fin dallo scorso anno, quando Commerzbank, la seconda banca tedesca, era data per promessa sposa a Deutsche Bank, il primo gruppo teutonico del credito. Ma che ora per il matrimonio, saltate le nozze con l'istituto di John Cryan all'epoca ancora clauticante per i dubbi del mercato sulla patrimonializzazione, spuntasse fuori UniCredit, banca paneuropea con una forte presenza anche in Germania, ha spiazzato il mercato. Tanto che gli investitori sono corsi a vendere a piene mani il titolo della banca guidata da Jean Pierre Mustier.

In una seduta di Borsa leggermente negativa per il Footsie-Mib, UniCredit ha conquistato la maglia nera fra le blue chips di Piazza Affari accelerando al ribasso a fine seduta a 17,47 euro per azione e lasciando sul terreno il 2,24% dopo le indiscrezioni, riportate da Reuters, su un possibile interesse a rilevare Commerzbank, che invece ha brillato sul listino di Francoforte con un rialzo del 2,4%.
Secondo i rumors, l'istituto italiano avrebbe espresso il proprio interesse al Governo tedesco, attuale azionista di controllo della banca con il 15,6%, partecipazione-eredità della crisi finanziaria e dei salvataggi a spese dei contribuenti, che si concretizzerebbe in un'operazione carta contro carta da effettuarsi soltanto una volta concluso il turnaround oggi in corso in Piazza Gae Aulenti, cioè circa tra due anni. Lasso di tempo sufficientemente lungo che ha messo però in fuga gli investitori ancora settati su un piano di rilancio stand-alone dopo il mega aumento di capitale da 13,5 miliardi concluso con successo lo scorso anno.

Un portavoce di UniCredit ha sottolineato che la banca "non commenta rumors e speculazioni di mercato", ma in passato i vertici della banca hanno più volte ricordato infatti che l'attuale piano Transform 2019, su cui tutto l'istituto italiano è impegnato, prevede un percorso pienamente organico senza acquisizioni o vendite (al di là di quelle già fatte).
A gettare benzina sul fuoco è stato anche un portavoce del ministero delle Finanze tedesco che, sempre oggi, ha precisato che il governo di Berlino "ha sempre detto che lo Stato non manterrà la sua partecipazione in eterno e che vuole realizzare un buon risultato economico per i contribuenti". Parole lette come: il dossier c'è e i contatti ci sono stati.
CommerzBank è impegnata in un doloroso processo di ristrutturazione che ridurrà il personale e le operazioni del 20% ed è una dei principali indiziati del processo di M&A nel settore bancario dell'Eurozona. Industria ancora alle prese con un contesto di business penalizzato dalla politica monetaria dei tassi a zero della Bce, politica contro cui più volte il mondo del credito tedesco si è scagliato e che vuole archiviare.

Un anno fa, il nuovo Ceo di Commerz Martin Zielke ha costruito un piano di ristrutturazione senza sconti che punta a ottenere in versione stand alone quella maggior efficienza che si sperava di ottenere dalle nozze con Deutsche: riduzione dell’organico per 10 mila unità, revisione del modello di business e del perimetro. La cura finora sembra aver più debilitato che rinvigorito il paziente visti i pesantissimi costi legati proprio alla ristrutturazione, tanto è vero che il primo agosto ha presentato una trimestrale da oltre 600 milioni di perdite, più delle attese.
Il turn around è solo a metà strada, ma il mercato non è poi così scettico se è vero che il titolo in un anno ha guadagnato oltre il 65% (quattro volte più di Deutsche Bank), portando la capitalizzazione vicino ai 13 miliardi. Andamento che ha spinto a fine luglio il fondo di private equity americano Cerberus puntare le sue fiches sull'istituto di Zielke: 675 milioni di euro per comprare una quota del 5%, che vale il ruolo di terzo maggior azionista dopo Angela Merkel e BlackRock, sempre al 5% (il 50% del capitale del gruppo è in mano a investitori istituzionali, il 25% a privati di cui la maggioranza tedeschi). UniCredit che sul mercato teutonico, ai tempi di Alessandro Profumo, si è mossa mettendo le mani su Hvb, ora sembra aver opzionato Commerz, ma il cammino per le nozze è ancora lungo.