Economia

Unipol, chi è Carlo Cimbri: il volto della fusione tra Bper e Carige

di Marco Scotti

Il ritratto del dominus del gruppo assicurativo bolognese, alla guida di Unipol dal 2010

Dopodiché, una volta consolidato il proprio perimetro, ha deciso prima di aumentare la propria presenza nel Banco Popolare di Sondrio arrivando al 9,9% del capitale. Quindi, tramite Bper, ha lanciato l’offerta al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi per rilevare Carige (a un euro), di fatto iniziando le manovre per la creazione del famoso terzo polo. Si tratta del “pallino” di Giuseppe Castagna che teme di finire oggetto degli appetiti di Andrea Orcel. Tra l’altro, Bper è stato anche l’ago della bilancia nell’operazione di fusione (tecnicamente, Opas) con cui Intesa Sanpaolo ha rilevato Ubi, rilevando gli sportelli in esubero di Ca’ de Sass

Tra l’altro, Cimbri è stato anche spettatore molto interessato di alcune operazioni che hanno stravolto (e stanno stravolgendo) il volto della finanza. Ad esempio, l’ascesa di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca. In quel caso Cimbri non esitò a dire, a Repubblica, di essere “perplesso. Dando per scontato che Del Vecchio possiede sicuramente i requisiti patrimoniali e di onorabilità per detenere una quota di tale entità in una banca, mi chiedo quale sia il senso industriale di questa operazione. Dare nuovo impulso a Generali? Ma Delfin è già presente nella compagnia da molti anni e immagino abbia contribuito alle recenti scelte industriali”.

Poi, a proposito del Leone che, con l’acquisto di Cattolica è diventato il primo player nel ramo danni, ha masticato amaro. “Le classifiche di settore non mi hanno mai appassionato particolarmente, soprattutto quando si parla di qualche centesimo di punto di quota di mercato – ha detto Cimbri durante un evento organizzato dal Sole 24 Ore -. Generali era già un nostro competitor così come lo era Allianz, credo che sul mercato non cambierà nulla”.

Ora, se davvero l’attacco incrociato di Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio dovesse portare alla caduta di Philippe Donnet a Trieste c’è da credere che Cimbri avrà più di un sopracciglio da inarcare. D’altronde, può permettersi di esprimere tutti i giudizi che vuole: porta buoni risultati agli azionisti e continua a essere un ganglio fondamentale del sistema senza farne parte nel senso più deteriore del termine. Mica male, no?