Usa, Trump vince? L'Orso va in letargo. Ma se perde, Wall Street scende
Gli investitori prevedono che i Dem vincano alla Camera, i Repubblicani al Senato.Lo scenario però potrebbe esser diverso.Valute, Borsa e bond: come comportarsi
Mancano poche ore all’apertura dei seggi in tutti gli Stati Uniti per le elezioni di metà mandato (midterm), con la quale verranno rinnovata integralmente la Camera dei deputati (il cui mandato dura solo un biennio), un terzo del Senato (in questo caso il mandato dura sei anni) e numerosi governatori dei singoli stati (domani saranno 36 su 50). Un appuntamento cruciale sotto molti profili perché sarà il primo vero test della fiducia accordata dagli americani a Donald Trump (a due anni dalle prossime elezioni presidenziali) e perché in base ai risultati si potrebbero delineare prospettive molto diverse per i mercati.
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Secondo molti analisti e quelli di Intermonte in particolare, lo scenario più verosimile (60% di probabilità) è quello di un Congresso diviso, coi Democratici che riconquisteranno la maggioranza alla Camera ma i Repubblicani terranno, sia pure perdendo qualche seggio, la maggioranza al Senato. Una situazione che probabilmente limiterebbe lo spazio a disposizione di Trump per stimolare ulteriormente la crescita economica a colpi di tagli fiscali e deficit crescenti (già ora superiori al tasso di crescita del Pil e dunque tali da continuare a far aumentare il debito pubblico americano).
Immediata conseguenza: un dollaro almeno inizialmente più debole nei confronti dell’euro (che potrebbe risalire da qui a fine anno a 1,16-1,18 contro il biglietto verde dagli attuali 1,14), Wall Street in calo almeno fino a fine novembre, quando poi la ripresa dei buy-back da parte delle grandi società americane dovrebbe comunque offrire un supporto per il rally di fine anno, T-bond in ripresa specie sulla parte corta (entro i 2 anni) in vista di un possibile rallentamento dei rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve vista la minore crescita di deficit e debito e in parallelo il rallentamento della crescita del Pil.
Ipotesi meno probabile ma non del tutto esclusa (30% di probabilità secondo Intermonte) è che Trump riesca a trascinare alla vittoria i Repubblicani, che così manterrebbero l’attuale maggioranza in entrambi i rami del Congresso. Il dollaro, visto come “rifugio sicuro” anche in vista di un possibile inasprimento del braccio di ferro commerciale con la Cina, si apprezzerebbe come già successo due anni fa dopo l’elezione di Trump, con l’euro che potrebbe calare a 1,10-1,08 entro fine anno, tanto più se la Bce dovesse annunciare sotto Natale il lancio di un’ulteriore (ed ultima?) Tltro per rifinanziare a tasso zero le grandi banche europee e italiane.
Wall Street probabilmente festeggerebbe sin dall’inizio, accelerando tra fine novembre e inizio dicembre in parallelo al riavvio dei buy-back, coi titoli ciclici che potrebbero avere una marcia in più e i tecnologici che potrebbero a loro volta recuperare parte del terreno perso in queste ultime settimane, specialmente nel caso di buoni segnali dalla stagione natalizia (sempre più importante per colossi come Amazon, Apple, Netflix ma anche Google e Facebook).
Poi però gli investitori potrebbero iniziare a scontare un proseguimento dei rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve e un’accelerazione dei programmi di tagli fiscali e spesa pubblica. Il risultato probabilmente sarebbe una ripresa delle vendite di T-bond che così vedrebbero i rendimenti risalire sul 3,25%-3,5% a livello di decennali contro il 3,2% scarso attuale. Vi è infine la terza possibilità, quella di una vittoria schiacciante dei Democratici (a cui Intermonte assegna però solo il 10% di possibilità) che così tornerebbero in maggioranza in entrambi i rami del parlamento, guadagnando anche un buon numero di governatori.
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