Economia

Viaggio nella galassia Del Vecchio, un impero da 30 miliardi

di Marco Scotti

L'ex martinitt ha lasciato il 25% della holding Delfin alla moglie e il 12,5% a ognuno dei sei figli. Ma a comandare sarà Milleri

Che cosa succederà in Mediobanca e in Generali

Tornando a Mediobanca, l’ex Martinitt è arrivato alla soglia del 20% in accordo con la Bce: investimento finanziario, non strategico. Tradotto: puoi tenere le quote che vuoi ma non puoi entrare direttamente nella governance. Un accordo che Del Vecchio non ha mai molto digerito, abituato com’è a comandare. Pare che negli ultimi mesi ci fosse una trattativa con Francoforte per salire almeno al 25%, magari “appoggiandosi” su una quota significativa di Caltagirone per pesare ancora di più. Niet dall’Eurotower, che aveva ribadito una volta per tutte che era necessario darsi una struttura finanziaria come banca per poter ambire al controllo di Piazzetta Cuccia. Un problema non da poco per chi, avendo la sede delle proprie attività in Lussemburgo, avrebbe dovuto trasferire parte degli asset in Italia. Di più: secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, l’unico soggetto titolato a rilevare Mediobanca, dopo il fallimento delle trattative con Mediolanum, sarebbe stato Intesa. Che però al momento ha altri grattacapi e non può certo pensare a un’aggregazione di questo tipo

Ora, con la morte di Del Vecchio, bisogna capire che cosa succederà in Piazzetta Cuccia. Quello che è certo è che Alberto Nagel sentirà allentare la tensione che lo stringe da un po’ e che avrebbe raggiunto il top nel 2023 con il rinnovo del consiglio di amministrazione. 

C’è poi la grande partita di Generali. E qui le visioni tra Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio divergono. Per il primo, infatti, il desiderio è quello di contare attivamente in una compagnia in cui ha investito circa 3 miliardi. Per Del Vecchio invece, che pure deteneva una quota analoga a quella del costruttore romano, c’era il progetto di un campione dell’assicurazione a livello europeo, capace di contendere la palma ad Allianz, in cui le sue quote sarebbero state più diluite, ma il “peso” della sua partecipazione sarebbe stata molto maggiore

Dopo la lunga e logorante battaglia di Trieste, in cui la lista del consiglio di amministrazione ha alla fine vinto – seppur non con una schiacciante maggioranza – confermando Philippe Donnet per il terzo mandato, bisogna comprendere come verrà portata avanti “l’opposizione”. Caltagirone è uscito dal consiglio di amministrazione da un mese ma ancora non si è riusciti a trovare una quadra. E ora che Del Vecchio è venuto a mancare, bisognerà capire se basteranno Benetton, Fondazione Crt e, appunto, Caltagirone, per fare da controcanto a Donnet e alla maggioranza