Economia

Wirecard, bufera sulla Consob tedesca.L'Ue indaga. Imbarazzo per Merkel

Il governo tedesco prepara la riforma della Bafin dopo il crack della fintech che ha gonfiato i bilanci

Oltre ad essere criticata da opinione pubblica e politici, Bafin, la Consob tedesca è finita anche nel mirino della Ue per il crack Wirecard, la società di servizi finanziari tedesca che a seguito della scandalo dei bilanci gonfiati ha appena dichiarato fallimento per indebitamento eccessivo e imminente insolvenza.

La Commissione europea chiedera' infatti alla European Securities and Markets Authority (Esma), il supervisore europeo dei mercati finanziari, di indagare sull'operato del Bafin, perche' il crack della fintech pone una minaccia per la fiducia degli investitori nei confronti dell'Unione, come ha spiegato al Financial Times, Valdis Dombrovskis, il vice-presidente esecutivo della Commissione, incaricato della politica sui servizi finanziari.

“Chiederemo all'Esma di investigare se ci sono state inadempienze nella supervisione e se cosi' sara' di definire un possibile corso di intervento', ha detto Dombrovskis, sottolineando che "va chiarito cosa e' andato storto”. Una decisione che e' fonte di ulteriore imbarazzo per la Germania che il primo luglio assumera' la presidenza di turno della Ue.

Mentre il governo di Berlino, per bocca del ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz ha fatto sapere che l'Autorità federale per la vigilanza finanziaria (Bafin) deve essere riformata, adottando una regolamentazione piu' severa, continua il tracollo senza fine il tracollo di Wirecard sul Dax di Francoforte. Il titolo della fintech, specializzata nei pagamenti elettronici, poco dopo le 12 cede il 48% a 1,83 euro, mentre la procura di Monaco continua le indagini sul crack, venuto a galla la scorsa settimana. A fine aprile il titolo quotava 140 euro e fino a 10 giorni fa era attorno a 100 euro.

La capitalizzazione si e' ridotta a poco piu' di 231 milioni dai 24 miliardi dei tempi dell'ingresso del titolo nell'indice Dax 30 nel 2018. I magistrati stanno indagando ad ampio raggio sulla societa' fondata e diretta fino a una settimana fa da Markus Braun, arrestato lunedi' e poi rilasciato grazie a 5 milioni di euro.

Lo scandalo e' stato innescato giovedi' scorso dal rifiuto della società di revisione EY di certificare il bilancio 2019 di Wirecard, non trovando riscontro di 1,9 miliardi che risultavano depositati in due banche delle Filippine. Per ammissione dello stesso Cda, la somma non esiste. Le ipotesi di reato su cui si basano le indagini riguardano la falsificazione sistematica dei bilanci e la manipolazione dei mercati, oltre a truffe e inganni “su vasta scala”.