Cinema
Esce al cinema "Il colibrì": al centro il lutto e le sue ripercussioni
Esce il film di Francesca Archibugi, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi con il quale vinse, nel 2020, il Premio Strega
"Il colibrì", pellicola basata sul romanzo di Veronesi
"Il Colibrì" esce nelle sale cinematografiche venerdì 14 ottobre. Film ispirato al celebre romanzo di Sandro Veronesi, mette in scena una storia contorta, intensa, struggente che inizia negli anni '60 e finisce nel futuro (per esattezza nel 2030). La pellicola abbraccia temi molto dibattuti, primo fra tutti la morte. A chiuderla una canzone inedita di Sergio Endrigo interpretata da Marco Mengoni.
E' la storia di un uomo, un medico, della sua vita segnata da una serie di lutti. Perdite importanti che supera concentrandosi sul lavoro, sulla famiglia (che pure si disgrega) e sulla figlia. E proprio il rapporto con questa, ossessionata da un filo immaginario (e poi tradita da uno reale) che rappresenta, non solo metaforicamente, l'attaccamento della ragazza alla vita, è il cuore del romanzo. E quando il filo si spezza 'Il colibrì', il romanzo, prende il volo.
Nella prima parte, il protagonista, l'oculista Marco Carrera, deve affrontare la moglie con cui è in crisi, il fratello con cui ha litigato, l'amico che tutti considerano uno iettatore, l'amante con cui non è mai andato a letto. Poi l'evento spartiacque che fa decollare il romanzo, l'urgenza di superarlo e l'avvento dell'Uomo del Futuro che dà un significato diverso e positivo all'esistenza. Grazie a lui e alla catarsi seguita alla grande partita di poker finale, il 'colibrì', il protagonista questa volta, tornerà a volare, la vita di Marco Carrera tornerà ad avere senso.
Il fallimento della psicanalisi
Tutti parimenti importanti e allo stesso tempo tutti di contorno nella vita di Marco Carrera che alla fine si concentra e trova il senso vero dell'esistenza prima nella figlia e poi nell'Uomo del Futuro. Una soluzione che arriva paradossalmente da un amico psicanalista, al termine di un lungo viaggio in cui Marco Carrera-Veronesi esprime la sua opinione negativa sulla psicanalisi e sull'effetto che fa sulle persone. Marco infatti sembra vere gli stessi tratti del protagonista del romanzo di Italo Svevo, "La coscienza di Zeno". Nello specifico Marco parla di tutte le donne della sua vita, da sua madre a sua sorella Irene, "per proseguire via via con amiche, fidanzate, colleghe, mogli, figlie, tutte, ma proprio tutte, sarebbero sempre state governate da disparate tipologie di terapia analitica" che avrebbero avuto conseguenze su di lui, vittima del quella che definisce "psicanalisi passiva".
"Il colibrì": il superamento del lutto
La morte diventa presenza costante, ma non necessariamente negativa. Anzi: il lutto, dopo essere stato elaborato e superato, è motivo di ripartenza e di ottimismo. Esso dà modo all'autore di immaginare il mondo che verrà , in cui l'Uomo del Futuro rappresenterà, difenderà e porterà avanti con successo i valori più importanti quali solidarietà, rispetto per l'ambiente, rispetto per l'umanità.