Conchita Wurst e la lotta per porre fine ai cliches sull'HIV
Il grido di Conchita: "Perchè tutti non possono curarsi come ho fatto io?"
Conchita Wurst e la lotta per porre fine ai cliches sull'HIV
Conchita Wurst, la drag queen austriaca vincitrice dell’Eurovision 2014, da anni è sieropositiva e lo aveva annunciato alle reti locali lo scorso aprile. L’artista ha dichiarato “Ci sono molte stigmatizzazioni di questa malattia, e ciò è dovuto al fatto che troppe persone sanno troppo poco a riguardo”. “Potete toccarci, potete baciarci, potete amarci esattamente come amereste chiunque altro”, questo il grido di Conchita, che ha deciso di schierarsi al servizio della lotta contro la stigmatizzazione legata al HIV, il virus dell'AIDS di cui lei e altre 37 milioni di persone sono portatrici. Altre personalità come il principe Harry, l'attrice Charlize Theron o il cantante Elton John hanno deciso di appoggiare Conchita nella sua lotta.
Il “coming out” di Conchita è avvenuto solo lo scorso aprile…il motivo? Proteggere sé stessa e soprattutto la sua famiglia dall’inevitabile clamore mediatico. L’artista dedica solo parole d’amore a chi ha sempre avuto accanto: “A loro avrei risparmiato volentieri l'avere un figlio, nipote e fratello con l’HIV. Allo stesso modo, i miei amici ne sono a conoscenza da un po’ di tempo e stanno trattando la cosa con un’imparzialità che auguro a tutti coloro i quali si ritrovino nella mia situazione”.
La cantante ha sottolineato che essere sieropositiva “È giusto una parte” di quello che è nella vita. “Oggi, mi sento più in forma, più bella e più forte che mai”. Ciò è dovuto principalmente alla terapia antiretrovirale alla quale la Wurst si è sottoposta; una terapia che aiuta le persone portatrice di HIV a vivere meglio e più a lungo: “Da quando ho ricevuto la diagnosi, sono sotto trattamento medico, e da molti anni, senza interruzione, sotto il limite di rilevabilità, tanto da non essere in grado di trasmettere il virus”, ha spiegato Conchita.
Il grido di Conchita: "Perchè tutti non possono curarsi come ho fatto io?"
Conchita Wurst, all’anagrafe Thomas Neuwirth augura e spera che si dedichi più spazio all’HIV: “Bisognerebbe puntare l’attenzione su questa malattia ed aiutare a sentirsi normale chi è affetto da questa patologia”. Attualmente 15 milioni di persone non hanno i mezzi e, quindi, l’accesso a medicinali che permetto di fermare la propagazione del virus.
“Quanto tempo ancora servirà prima che si rendano accessibili ad ogni essere umano queste terapie? Vorrei sapere perché non tutti possono curarsi come ho fatto io”, ha domandato la star. Infatti sono solo 3 su 5 le persone che possono permettersi di avere accesso a determinate tipologie di cure.
In Asia e nei paesi dell'Est europeo il numero delle infezioni continua a salire
Una ricerca condotta in diversi paesi allerta e inquieta i membri presenti alla Conferenza Internazionale sull’AIDS: allentamento nella prevenzione e abbassamento dei finanziamenti internazionali, fanno temere un’ondata epidemica. "In Europa dell'est ed in Asia centrale, il numero delle infezioni è aumentato del 30% dal 2010", ha dichiarato la presidentessa della Società Internazionale sull'AIDS Linda-Gail Bekker.
Principalmente trasmessi per contatto sessuale o sanguigno, il virus HIV, che causa la malattia dell'AIDS, ha infettato quasi 80 milioni di persone dall'inizio degli anni ‘80. Più di 35 milioni di essi sono morti. La 22 conferenza internazionale sull'AIDS tenta di mettere a profitto la celebrità di certe star militanti, proprio come la vincitrice dell'eurovisione 2014 Conchita Wurst, per sostenere gli avvertimenti palesi di chi contro l’AIDS non ce l’ha fatta.
I progressi sono ancora troppo lenti per porre fine alla propagazionew dell'AIDS
"A dispetto di tutto, i progressi per mettere fine all'AIDS sono ancora lenti", ha stimato Tedros Ghebreyesus, direttore dell'Organizzazione Mondiale della Salute. Ghebreyesus ha avvertito che gli obiettivi relativi al 2020 dell'ONU sul HIV e AIDS non saranno raggiunti "perché ci sono troppi luoghi nel mondo dove le persone non hanno accesso ai servizi di prevenzione e di trattamento di cui hanno bisogno".