Spettacoli

Elena Sofia Ricci, "Vivi e lascia vivere? Storia di riscatto femminile"

Victor Luca Venturelli

Elena Sofia Ricci racconta in un'intervista ad Affaritaliani la nuova fiction di Rai1 Vivi e lascia vivere che la vede protagonista dal 23 aprile

Elena Sofia Ricci è la protagonista della nuova fiction Rai Vivi e lascia vivere in onda su Rai Uno dal 23 aprile in prima serata diretta da Pappi Corsicato. "Una storia al femminile ma non femminista" come ci tiene a precisare lei stessa.

Un family drama che tocca diverse corde emotive e generi diversi, dal noir, al thriller, al dramma sociale e familiare. Le linee narrative in gioco sono tante e si uniscono in un prodotto che "parla del cambiamento che attraversa la vita e diventa un’occasione per guardarsi dentro e con responsabilità e coraggio farne una leva di futuro" come spiega la direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta.

Una Napoli inedita fa così sfondo a quella che è la vita di una famiglia ordinaria dove però nulla è come sembra, quella della protagonista Laura e dei suoi tre figli che scoprono nell'incipit della serie che il padre non c’è più. Una morte che sa di mistero e che spinge Laura a rimettersi in gioco e riprendere in mano la propria vita, cambia, cresce, fino a diventare qualcosa di completamente diverso. Laura si reinventa e con lei tutta la sua famiglia. Ma Laura ha un segreto incoffessabile e quando verrà scoperto il terremoto emotivo che ne seguirà rischierà di spazzare via lei e la sua famiglia come in una tempesta perfetta.

Affaritaliani.it ha avuto modo di fare due chiacchiere con la protagonista Elena Sofia Ricci, protagonista di prodotti come la fiction Rai Che Dio ci aiuti, Loro di Paolo Sorrentino, I Cesaroni, Mine Vaganti e altri successi.

Come hai lavorato per costruire il personaggio di Laura, da una parte madre ma dall'altra anche una donna che s’è sentita umiliata? Pappi Corsicato ha dichiarato di essersi ispirato a personaggi femminili come Filumena Marturano.

Pappi mi ha rivelato di essersi ispirato a lei, ma io non l’ho tenuta come riferimento: il soggetto m’era stato mandato da lui circa quattro anni fa, e ho aderito subito, sia per la sua mano originale, sia per la storia avvincente. A metà riprese durante un'intervista che facemmo insieme mi ha confidato di essersi ispirato a Filumena Marturano, in realtà poi abbiamo parlato di Mommy di Xavier Dolan piuttosto che di Penelope Cruz in Volver, quindi madri un po’ più contemporanee: Laura di Filumena ha il carattere, la determinazione, però non c’entra molto con lei. Ho cercato di costruire una donna di carattere nel mio modo, facendola essere sì mamma tradizionale, ma nemmeno troppo, affettuosa ma quanto basta; piuttosto pragmatica, a tratti ruvida e sfrontata, che ama i propri figli profondamente ma che li ama mettendo in pratica una serie di scelte pratiche forti, anche "stringendoli" e trattandoli da adulti. Laura è una donna moderna, quasi nordica se vogliamo, non ha molto della chioccia italiana che protegge i figli, seppur pensi e cerchi di proteggerli e preservarli dal dolore più grande, ma commetterà degli errori. È un bell’esempio di energia, di come si possa trattare da adulti i propri figli anche in un momento drammatico, come quello che stiamo vivendo anche noi.

Raccontaci la figura di Laura rispetto alle altre donne della serie. Un faro, un'eroina per loro?

Laura è un po’ "contagiosa": il suo modo di essere che a volte è anche un po’ fastidioso e ruvido, tanto che l'amica Rosa le dice "Sai che sei diventata un po' stronza?". E queste sono quelle battute che ripetono altri personaggi e che mi permettono di lavorare sul mio, perché non mi concentro solo sulle mie scene, ma anche su quello che dicono gli altri, questo mi aiuta a caratterizzarlo al meglio: questo suo atteggiamento un po' da stronza però ha qualcosa di "vero", al di là del segreto che si porterà dietro, ma tante portano un segreto e saranno tante le rivelazioni nel corso della serie. Tante nascondono delle verità. C’è però una sincerità, una chiarezza nel modo di essere, un contatto con la parte più profonda di sé, con quell'energia che viene fuori prepotente e sfacciata di Laura che esce fuori e contagia le altre: ed è un po’ una chiamata alle armi, quella che lei fa, e anche un modo per risvegliare le amiche. Un richiamo a ciascuna di loro di mettersi davanti allo specchio e far capire che ognuna ha un valore, una dignità che non possono essere calpestati da nessuno. In questo senso Laura è un po’ una capo popolo, una trascinatrice di anime, un po’ tutte disperate.

Una serie tv femminile ma non femminista come ci tieni a precisare.

Sono tutte donne di riscatto e alcune di loro non l’hanno ancora capito, ed è proprio lei a far luce, mettendole dinnanzi al proprio specchio, alla propria verità. E' il riscatto di tante. E' un esempio Laura e, vedendola cha parte un po' a kamikaze nella sua vita, la seguono perchè pensano di potercela fare anche loro. Per questo penso che questa serie sia importante. Non una serie femminista, non mi piacciono le distinzioni di genere, ma femminile: siamo tutte madri, è una prerogativa delle donne, che si sia data o meno la vita, abbiamo inciso nella nostra catena del dna questo potenziale energetico della spinta vitale, e per questo è anche una storia di riscatto femminile.

Pappi Corsicato e Elena Sofi RicciPappi Corsicato e Elena Sofia Ricci
 

Come è stato entrare in questo mondo particolare con una Napoli con questi colori vivaci, bellissimi in contrasto con quella che poi è la drammaticità e la trama della serie?

Pappi aveva il desiderio di una serie molto colorata con colori saturi in contrasto con alcuni aspetti della storia, e lì si vede il Pappi che ha lavorato con Almodóvar. Io ho dovuto un po’ centrare bene il personaggio per darle delle caratterizzazioni che non ricalcassero personaggi che avevo fino ad allora interpretato. Però è la mia sfida e con Pappi è stata una cosa facile alla fine perché con lui piano piano abbiamo aggiustato il tiro con la sceneggiatura. Laura è un personaggio moderno, non proprio melò, non lo stereotipo della mamma italiana ma qualcosa di più. Lo si deduce dagli accessori, come si veste, dallo smalto che mette: i costumi hanno fatto tantissimo sulla serie, il modo di incedere, di muoversi e camminare di Laura ha tutto uno studio e una scelta precisa, che spero possa piacere ed attrarre.

Quali sono i punti in comune che hai, o addirittura esperienze, con il personaggio di Laura?

Da qualche anno ho superato i 50 anni e quindi è chiaro che mi porto dietro un fardello di vita vissuta, di esperienze. Tanto bello quanto pesante perchè di vita alle spalle ne ho fatta, c'è qualcosa di mio in Laura così come c'è qualcosa di mio nei personaggi che interpreto. Inevitabilmente ci va a finire anche la mia visione del mondo nella caratterizzazione dei personaggi che interpreto, qulla che è la mia storia familiare, culturale e quant'altro. In comune con Laura, e ne discutevo proprio con mia figlia che non era proprio d'accordo, è che non sono una mamma molto affettuosa, una che fa tante coccole, smancerie, forse qualche abbraccio quando era più piccola. Ecco non sono molto brava ad esprimere l'amore con la fisicità, sono più la mamma sufficientemente buona che lo dimostra con i fatti. Sono come Laura una donna pragmatica, una donna dei fatti anche se a volte meno ruvida.

Come è stato lavorare, seppur indirettamente, con tua figlia Emma Quartullo?

Non ci ho esattamente lavorato. Lei interpreta Laura da giovane, per cui o c’ero io o lei sul set. E' stato molto divertente l'esperienza dietro le quinte. Pappi e la produzione mi hanno chiamata per chiedermi se potesse fare un provino, lei si stava laureando, veniva dalla danza e dalla musica, forse interessata alla regia, però ho detto chiamate lei essendo maggiorenne. Ha fatto il provino, che è andato molto bene perché Emma mi somiglia nel mio aspetto giovanile ma, più che altro, mi assomiglia nel carattere nel modo di fare, riusciva a essere graffiante e ruvida come voleva Pappi, ed è riuscita così bene nel provino a fare questo che quando mi hanno fatto sapere che l'avevano scelta Pappi m’ha detto: "Guarda che Emma ha fatto il provino benissimo, devi farti spiegare da lei come devi fare il personaggio".

Vivi e lascia vivere è il titolo ma anche un messaggio molto attuale e di speranza, sostenuto anche da parte tua con un post su Instagram: qual è il futuro che attende lo spettacolo dopo questo momento di pandemia?

La serie si prefigge anche il compito di dare un po' di speranza a chi è in difficoltà, in ginocchio e sono in molti più di quanto si possa immaginare. La speranza che rimboccandoci un po’ le maniche, qualche volta, si può riuscire a rialzarsi; non è facile dirlo in questo momento a persone che hanno perso tanto, dal lavoro ai propri cari.

Quello che sarà il mondo dello spettacolo dopo non lo possiamo sapere, siamo tutti abbastanza disperati perché pare abbastanza chiaro ed evidente che tutto riprenderà in regime di distanziamento sociale: l’ultima categoria che si rialzerà probabilmente sarà la nostra. Per noi è impossibile lavorare in questo tipo di regime, non solo perchè gli attori dovrebbero abbracciarsi, parlare vicino o girare scene d’amore, ma anche l’operatore di macchina con il suo assistente generalmente lavorano a 30 centimetri l’uno dall’altro. Forse dovremmo fare un film come quello di Truffaut, il meraviglioso Effetto notte o Boris, mai è stato fatto un film dedicato veramente a come si lavora dietro le quinte di una troupe. Non so quello che succederà, sono una semplice attrice, ci mettiamo nelle mani del Governo e dell’OMS, questa è la priorità, così come la necessità di dare ossigeno a tutte le categorie, anche se con amarezza registro che la nostra, quella dello spettacolo - spesso - non viene nominata. Forse perchè non c'è ancora una risposta per noi.

È una serie che sembra risentire di una buona influenza dalla tecnica e narrazione internazionale, mantenendo comunque una forte matrice italiana: sta cambiando la serialità della tv generalista italiana? È un modello più esportabile?

Penso che la Rai stia facendo un lavoro eccezionale negli ultimi anni, il target giovanile sta aumentando, persino con serie come Che Dio ci aiuti che è proprio la classica family fiction di Rai Uno però con dei tentativi ben riusciti di essere più moderna, più forte. Con questa serie, come per Imma Tataranni o la fiction DOC, la Rai sta lavorando molto bene in questo senso per allinearsi alla concorrenza spaventosa sulle altre piattaforme. Credo sia inevitabile e i giovani sono abituati ad un linguaggio più rapido, più graffiante; deve rimanere, certo, la tv che accontenti il pubblico classico di Rai Uno, ma spingendosi in avanti in termini di modernità e rinnovamento del linguaggio per arrivare a un pubblico più giovane.