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Spettacoli
Ivana Spagna, tour e nuovo singolo:"Fu Elton John a farmi cantare in italiano"

Come è nata Call me?

Eravamo io, Larry e Theo. Avevamo uno studio nel seminterrato, tutto perlinato e rivestito di legno. Verso l’una di notte stavamo cercando il motivo centrale del pezzo. Larry lo suonò e gli ho chiesto di bloccarsi immediatamente. Mi parve subito fantastico, sentivo che era perfetto. Tuttavia loro non erano d’accordo. Mi arrabbiai molto, presi a calci il perlinato. Fu una grossa litigata. La notte portò consiglio, la risentimmo l’indomani e capirono anche loro che il ritornello era magnifico! Call me nacque così, dopo una mia enorme sfuriata.   

Che poi lei (particolarità) in quei periodi era un’artista italiana che cantava solo in inglese? 

E per questo sono sempre stata un po’ snobbata dai media anche quando in classifica ero tra i primi. Proprio perché non cantavo nella mia lingua. Forse non accettavano che mi esibivo all’estero solo in inglese, piaceva poco in patria alla critica di settore. Ma era il mio percorso professionale dopo oltre 10 anni di disco, venivo da quell’ambiente, era il mio un lavoro. Quello facevamo con Larry e Theo. Siamo nati con la dance, non cantavo mai in italiano.

E poi giunge “Gente come noi”… Come mai arriva la lingua madre?

Grazie ad Elton John che mi fece fare il provino in italiano. Era il 1994, mi disse: “Se passi questo puoi avere una parte in un cartoon della Walt Disney”. Proviamo, risposi. Elton cercava la voce di madre natura della sua “Circle of Life” per il film “Il Re Leone” e scelsero me. Da lì ho abbattuto la barriera della lingua italiana e infatti l’anno seguente partecipai a Sanremo con “Gente come noi”. Senza di lui forse avrei continuato in inglese per sempre.

ivana spagna
 

Lei è anche l’ultima donna ad aver vinto il Festivalbar, 1987 con “Dance Dance Danc”  Ricordi di quella stagione?

Venivo da un ‘86 in cui avevo vinto come rivelazione con “Easy Lady”. L’Italia di quegli anni era incredibile, tutta la decade, ma dalla seconda in poi quasi commovente rammemorarla. C’erano ancora mio papà e mia madre i quali hanno fatto in tempo a godere sia di me che dalla platea del Festival. La dedicai a loro quella vittoria. Dopo appena 4 mesi mio padre è venuto a mancare.

Dal tono della sua voce si intuisce un po’ di nostalgia dei magnifici ‘80?

Infinita. Era magia pura. Nostalgia non tanto per i successi ma per la spensieratezza. Il mondo era più leggero, vibrante, gioioso. Oggi il peso dei giorni nostri ci schiaccia. Sì, ha detto bene, erano proprio i magnifici anno ’80, in tutti i sensi e parlarne mi regala sempre un’emozione particolare.

Talmente amata in quel periodo che ha avuto anche un fan piuttosto anomalo, un noto boss di Cosa nostra siciliana. Faceva collezione delle sue foto ritagliate dai giornali e dalle riviste. Ma è storia vera o leggenda? Perché la notizia balzò agli onori della cronaca in maniera anche inquietante se vogliamo. Ne vuole parlare? Ha un brutto ricordo?

E’ vero. Non ho un brutto ricordo. Una cosa molto delicata. Come vanità femminile fa sempre piacere essere seguita da qualsiasi persona. Di questa storia si è scritto molto, non solo sui media è anche riportata nelle pagine di alcuni libri dalle firme autorevoli che parlano di mafia. Naturale, un episodio che mi ha fatto un certo effetto quando l’ho saputo. Non immaginavo, solo dopo averlo letto sui giornali ne sono venuta a conoscenza.

ivana spagna
 

A proposito di giorni difficili e peso schiacciante di un’era che è molto lontana dagli anni d’oro della “Prima Repubblica”; dopo la pandemia ora la guerra. Cosa pensa di quello che accade in Ucraina?

Dopo un biennio devastante come quello della Pandemia anche la guerra, Faccio pianti pazzeschi non riesco a vedere la tv. Immagini di persone che sono costrette ad andar via dalle loro case, è qualcosa di desolante. Mi sembra un incubo. Un momento di follia. Che si ravvedano! Che si ravvedano!

Senta Spagna, lei ha lavorato con molti artisti internazionali. Da Tracy Spencer a Rhett Lawrence da Tina Turner a Diane Warren. Ce n’è uno in particolare a cui è più legata? Anche italiano naturalmente..

Loredana Bertè. Alberga nel mio cuore sempre, senza togliere nulla agli altri. Ma Loredana è Loredana anche se tra noi è stato fuoco e fiamme. Il fatto è che le voglio veramente bene. A volte ci siamo mandate a quel paese poiché i nostri caratteri sono agli antipodi, ma a mio avviso lei è la più grande rock star italiana. Anni fa sul palco non ce n’era per nessuno. Aveva un fisico incredibile. Pensi, io donna mi ricordo del suo fisico. Una roba stellare, di una bellezza esplosiva. E poi è un genio, fa delle cose che solo i grandi artisti sanno fare, a 360 gradi. Siamo diverse ma accomunate dal libero arbitrio, dalla piena consapevolezza di decidere di noi stesse. Nessuna interferenza, prendiamo autonomamente le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano. Ho condiviso con lei dei frangenti che mi sono rimasti dentro.

Progetti futuri? Covid permettendo ovviamente.

A breve inizia una lunga serie di concerti e live in Europa. Speriamo si possa fare con il nostro gruppo e il nostro service. I tecnici di fiducia sul palco sono importanti. Dopo due anni di fermo un cantante sente il bisogno di tornare ad “abbracciare” il suo pubblico. Il rapporto umano e diretto è l’aria che respiriamo. Come date abbiamo Dunkerque, Lione, Agen, Bordeaux, Limoges (molta Francia), poi Romania con Bucarest, Malta, due serate ad Ibiza con Dj ed ospiti internazionali. Evito Australia, Sudamerica o Canada per i viaggi troppo lunghi in aereo. Traversate di ore mi inquietano. Resto in Europa, preferisco. Ci rivedremo con vecchi amici e colleghi come qualche anno fa in una “collettiva” ove ritrovai Paul Young, Frankie Goes To Hollywood ed altri. Condividiamo le serate come 30 anni fa, sia con i vecchi brani che ci hanno fatto conoscere all’epoca della dance sia con i nuovi. Bello ritrovarsi sugli stessi palchi. Stupendo.    

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