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La storia a processo: Lisbeth Salander è innocente. Sentenza storica
LA STORIA A PROCESSO - Sentenza storica al Manzoni di Milano LISBETH SALANDER È INNOCENTE
Ieri, lunedì 26 novembre, al Teatro Manzoni di Milano è andato in scena il secondo appuntamento con il format Personaggi e Protagonisti: incontri con la Storia® Colpevole o Innocente? ideato e curato da Elisa Greco, in concomitanza con la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.
Questa volta sotto processo c’era Lisbeth Salander, eroina dei romanzi firmati dalla penna di Stieg Larsson, nonché simbolodella lotta femminile contro la violenza di genere.
L’ideatrice e curatrice del Processo, Elisa Greco, ha così commentato il voto popolare: “Non si tratta di un’assoluzione ad personam, ma di una richiesta delle donne ad una maggiore attenzione a questo tema e ad una comprensione diversa alle reazioni di chi si trova nella situazione di subire abusi. Proprio in concomitanza della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, l’assoluzione di Lisbeth arriva come un vero e proprio messaggio in favore della legittima difesa. Possiamo dire che quello a Lisbeth Salander è stato un processo alla legge stessa”.
Ed è stato proprio sul tema della legittima difesa, che il cast ha portato numerose argomentazioni, animando un dibattito che è andato oltre la finzione scenica.
La corte presieduta da Fabio Roia, Presidente di sezione del Tribunale di Milano e da anni impegnato nel contrasto alla violenza di genere ha aperto il processo con la lettura dei capi d’accusa poi presentati dal Pubblico Ministero, il Sostituto Procuratore Luca Poniz, secondo il quale, pur riconoscendo il ruolo di vittima alla Salander, ha sostenuto che lei avrebbe agito contro la legge, passando da vittima a carnefice, imitando i comportamenti degli uomini che l’avevano abusata per tutta la vita.
La difesa, mossa dall’avv. Laura Cossar, consigliere e tesoriere dell’Ordine degli avvocati di Milano, ha rivendicato e sostenuto l’art. 52 del c.p. sulla legittima difesa, e l’art. 530 del c.p.c.: “Chiedo l’assoluzione della mia cliente poiché il fatto è stato commesso in presenza di una causa di giustificazione o di una causa personale di non punibilità ovvero vi è dubbio sull'esistenza delle stesse”.
L’imputata, Barbara Stefanelli, vicedirettore del Corriere della Sera e ideatrice del blog la 27 ora, ha rilasciato una deposizione toccante con un monologo di grande impatto. Prendendo spunto dai romanzi, la Stefanelli ha rievocato l’atmosfera dark delle pagine di cui Lisbeth è protagonista: “La gente pensa che non abbia nulla da perdere perché sono sola e non ho una famiglia. Ma io ho moltissimo da perdere: me stessa. Non posso aspettare i tempi dello Stato. […] Un uomo violento può essere sconfitto da una donna minuscola”.
Un ruolo chiave quello assunto dalle testimonianze che hanno dato vita a un dibattimento serrato nel quale hanno trovato posto anche numerosi richiami all’attualità come la difficile coincidenza tra misure cautelative a protezione delle vittime e la conclusione dei tre gradi di giudizio entro i termini di scadenza delle stesse.
Per l’accusa si sono susseguite la penalista Paola Boccardi e la scrittrice Sara Loffredi, autrice del libro Non sarà sempre così, dove racconta della storia vera di Luigi Celeste: un giovane colpevole di aver ucciso il padre che per anni aveva violentato la madre, reato per cui ha scontato la sua pena.
Diana De Marchi, Presidente Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano, ha aperto gli interventi dei testimoni della difesa raccontando, dati alla mano, il numero di denunce che ogni anno arrivano nei suoi uffici milanesi: oltre 900 donne si sono rivolte ai centri anti-maltrattamenti, la maggior parte accusando il partner di lunga data. Insieme alla De Marchi, ha testimoniato in difesa della Salander anche il Presidente della Maison Gattinoni, Stefano Dominella, che da anni accompagna le detenute nel loro percorso di riabilitazione avendo modo di conoscere donne che scontano pene per essersi trasformate da vittime in carnefici, seguito da Luca De Michelis editore di Marsilio.
Testimonianza incisiva, quella del perito d’ufficio, il Prof. Guglielmo Gulotta, che ha descritto, in maniera lucida e chiara la “sindrome della donna maltrattata”, usata in America come giustificazione in tribunale per le reazioni, spesso violente, delle vittime di un abuso. In Italia ancora non è pratica riconosciuta.
Difficile il "lavoro" della Giuria Popolare che si è trovata difronte ad una Corte che ha sostenuto le sue tesi con passione e altrettanta perizia e che al termine si è espressa con un verdetto combattuto ma chiaro: Lisbeth Salander è innocente.
Al termine della lettura dello schiacciante verdetto schiacciante sentenziato quasi all’unanimità, il Presidente della Corte Fabio Roia ha così commentato: “Il voto di questa sera va interpretato come una condanna unanime contro la violenza contro le donne. Si tratta però dell’affermazione di un principio (la legittima difesa) che tuttavia rischia di portare ad una giustizia privata” conclude “un giudizio che va altresì letto come solidarietà e desiderio di velocizzare il lavoro in favore delle donne che subiscono violenza”.
Si ringrazia la Casa Editrice Marsilio. Personaggi e Protagonisti: incontri con la Storia® Colpevole o Innocente? è patrocinato dall’Associazione Nazionale Magistrati di Milano e dall’Ordine degli Avvocati di Milano.
I Capi d’Imputazione
Lisbeth Salander, imputata del delitto di cui all’art. 575, 61 n. 4 c.p., per aver cagionato la morte di Nils Bjurman, suo convivente.
Ciò, in particolare, dopo che l’uomo, all’interno dell’abitazione della donna, la apostrofava volgarmente, con epiteti quali “sei una troia, una puttana, vali meno di una merda”, “la prossima volta che mi guardi così giuro che ti ammazzo di botte, maledetta troia”, ed altri simili, lo colpiva dapprima con un suppellettile da cucina alla testa e, dopo averlo tramortito, lo colpiva ripetutamente ancora alla testa e poi all’addome e al ventre, provocandogli profonde lesioni in zona occipitale e nelle altri parti attinte dai colpo, dalle quali derivava una violenta emorragia con quasi immediato decesso; prima del decesso, infierendo con un coltello da cucina sul corpo della vittima, incidendo con esso in zona addominale la frase “"IO SONO UN SADICO PORCO, UN VERME E UNO STUPRATORE”, in tal modo riferendosi alle precedenti condotte della vittima, poste in essere in un lungo periodo temporale in danno della Salander, quali:
- averla ripetutamente costretta a rapporti sessuali con l’uso di strumenti di coercizione, durante i quali tra le altre cose versava liquido bollente sul corpo della donna;
< >averla ripetutamente costretta a subire rapporti sessuali contro la propria volontà, minacciando di divulgare immagini ritraenti rapporti intimi tra loro;averla sottoposta a reiterati maltrattamenti, con percosse, privazioni temporanee della libertà, umiliazioni fisiche e psicologiche;
(condotte dell’uomo peraltro mai denunciate).
Con l’aggravante dell’aver commesso il fatto con sevizie e crudeltà, consistite nella descritta modalità esecutiva del delitto, essendo il decesso della vittima derivato dopo circa due ore dall’inizio della condotta.
In ipotesi di non applicabilità della esimente della difesa legittima ex art. 52 c.p. stante l’assenza di proporzione attuale fra offesa ricevuta e reazione realizzata.
In Milano, nel novembre del 2018.