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Musica, Morelli (Lega): "Una canzone su tre in italiano". il dibattito

Musica, Morelli (Lega): "Una canzone su tre in italiano" nella nuova proposta di legge. L'obiettivo: "tutelare la cultura italiana".

Quando si dice “sovranismo” non si scherza. Che sia riferito alle arti, alla politica o alla cultura, l’identità nazionale viene sempre in primo piano. A dimostrarlo è la proposta della “quota tricolore” fatta dal leghista Alessandro Morelli, presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, con la quale si intende modificare i palinsesti musicali delle radio nazionali. Più in particolare, l’idea è quella di “riservare un terzo della programmazione alla musica italiana e una percentuale agli esordienti” afferma il deputato della Lega Morelli. E continua:  “Questa non è un'iniziativa di bandiera ma una proposta che voglio proporre a tutti, perché interessa a chi crede importante tutelare la cultura italiana". La proposta di legge intende destinare una quota della programmazione radiofonica alla musica italiana, di cui una parte alle giovani realtà. “Questo significa – conclude Morelli -  promuovere anche le piccole realtà che hanno bisogno di sapere che l'opinione pubblica è dalla loro parte. La musica non è un passatempo ma un racconto della nostra vita, della nostra cultura, dei momenti della vita, dei luoghi e dei sentimenti. Sono contento che oggi anche gli addetti ai lavori abbiano dichiarato di appoggiare l'iniziativa, perché promuovere la musica italiana significa sostenere l'industria della cultura del nostro Paese e quindi le tante persone che ci lavorano. L’obiettivo è quello di tutelare la cultura italiana. Non solo canzonette, la musica sono momenti, luoghi, posti, cibo, cultura, un po' tutto. Dall'estero l'Italia è vista come la capitale della cucina, dell'ambiente - dalle Alpi alle Dolomiti, dalla Sicilia alla Sardegna -, dei monumenti, ma ci dimentichiamo dell'importanza della nostra musica. Se escludiamo la musica americana, la musica italiana è quella che ha conquistato i 5 continenti".

Quanto ai giovani, il deputato della Lega spiega che l’idea è di aiutarli, poiché “c’è un vero e proprio cartello che limita l'ingresso dei giovani italiani. In Francia c’è una legge simile da 40 anni".

 

Musica: "quota italiana". Il dibattito

Le parole di Enzo Mazza (Fimi). "Quota italiana" per legge non convince le etichette. L'idea di una quota di musica italiana trasmessa per legge dalle radio non convince l'industria discografica. Innanzitutto perche' la percentuale di canzoni italiane nel mercato nazionale supera gia' il 50% e poi perche' la condivisione di scenari e strategie e' da preferire alla imposizione normativa. "In Francia esiste una legge che impone alle radio di trasmettere il 40% di musica francese, ma non fa menzione degli artisti emergenti" dice Enzo Mazza, presidente della Fimi, la sigla che raccoglie le etichette discografiche presenti in Italia, "il risultato e' che 4 canzoni su dieci sono si' francesi, ma sono sempre le stesse". Secondo Mazza il problema da affrontare non e' quello delle percentuali, ma di far emergere le nuove produzioni. "Nel corso dell'anno escono centinaia di opere prime e i fenomeni nuovi - trap e rap - stanno modificando il mercato e portano a una costante salita in classifica di nuovi artisti di cui le radio quasi non si accorgono. C'e' uno scollamento tra media e radio da una parte e le classifiche dall'altra. Ci sono artisti che sono esplosi, ma non sono mai passati in radio, come Salmo con l'ultimo album o Sfera Ebbasta: fenomeni che si propagano grazie a passaparola, social e straming". Lo streaming, appunto, che, come sottolinea Mazza, rappresenta il 63% del fatturato del mercato discografico italiano. "Il mercato e' dominato dallo streaming" dice, "i giovanissimi lasciano la radio e usano Spotify e YouTube: e' una inevitabile rivoluzione epocale. Lo streaming cambia il modello di accesso e fruizione. Detto questo, dal punto di vista industriale, nel 2018 tra i 30 artisti piu' venduti, 29 erano italiani. Nella top ten dei singoli piu' venduti (streaming e download inclusi) c'erano solo 3 canzoni internazionali e 5 in quella dei brani trasmessi delle radio. Quindi tendenzialmente la musica italiana e' prevalente nel mercato discografico, siamo oltre il 50%, il che significa che non e' detto che meccanismi normativi che impongano obblighi si traducano in una promozione piu' ampia". Mazza insiste sulla promozione degli esordienti, ma resta un nodo da sciogliere: cosa definisce un esordiente come tale? "Esiste una legge sul tax credit musicale che consente di avere un beneficio fiscale per le opere prime, seconde e terze: si potrebbe partire da quel principio: gli album incentivati fiscalmente potrebbero godere di questo vantaggio". Del resto l'industria musicale - incluse le grandi major - puntano molto sul lancio di nuovi artisti. "Rispetto ad altri Paesi nel mondo le etichette internazionali investono pesantemente sul repertorio locale italiano. Quello dell'Italia terra di colonizzazione per le major e' un falso mito: le multinazionali investono tantissimo sul repertorio locale perche' il pubblico quello vuole". Tolta una percentuale bassa di giovanissimi, la radio resta comunque il primo mezzo di ascolto per l'89% degli italiani. "Per questo" conclude Mazza, "una scelta attenta con valutazioni chiare potrebbe essere un modo per attirare i giovani verso le radio. Non bisogna lavorare sulla imposizione, ma sulla condivisione degli scenari, perche' tutti gli interventi normativi possono avere effetti negativi. Serve una valutazione condivisa tra politica, industria discografica e mondo delle radio".

La risposta di Giancarlo Giorgetti. "Quota canzoni italiane? In Francia si fa già. - "Lo fanno in Francia e nessuno si e' scandalizzato". Cosi' il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha risposto a chi gli chiedeva un commento sulla proposta del leghista Alessandro Morelli di far passare in radio almeno un brano italiano ogni tre. Il numero due del Carroccio ne ha parlato questa mattina a Milano a margine di un convegno nella sede di Banco Bpm. 

La linea di Gaetano Blandini (Siae). "Il repertorio musicale va considerato come un patrimonio nazionale. Il settore musicale in Italia rappresenta un importante volano economico per il nostro Paese ed e' una significativa fonte di occupazione, soprattutto giovanile. E' percio' fondamentale favorire la crescita, lo sviluppo e il rafforzamento della nostra identita' musicale. A questo scopo e' quanto mai opportuna la proposta di legge dell'onorevole Alessandro Morelli che mira a riservare una quota obbligatoria pari al 30% di musica italiana all'interno di programmi radiofonici nazionali, con una percentuale del 10% destinato alla promozione dei giovani talenti". Lo dichiara il direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, per il quale "valorizzare il nostro patrimonio creativo e' peraltro una funzione fondamentale che l'Unesco sollecita da anni a tutti gli Stati del mondo, nell'ambito della salvaguardia delle diversita' culturali". In Siae, inoltre, "e' crescente il numero degli iscritti in giovanissima eta' e questo fermento di idee non puo' andare perduto. E' importantissimo tenere alto il livello di diffusione delle loro creazioni artistiche". diversita' culturali. In SIAE, inoltre, e' crescente il numero degli iscritti in giovanissima eta' e questo fermento di idee non puo' andare perduto. E' importantissimo tenere alto il livello di diffusione delle loro creazioni artistiche".