Spettacoli

Who is the king, la serie da Shakespeare. Intervista a Paolo Mazzarelli

Elena Magagnoli

"Who is the king" porta a teatro otto drammi storici di Shakespeare, come una serie TV a puntate. Prove aperte degli Episodi 1 e 2 al Franco Parenti a luglio

Affari Italiani intervista Paolo Mazzarelli su "Who is the king - la serie"

In attesa dell'anteprima al Napoli Teatro Festival (9-10 luglio) e della prima nazionale al Teatro Franco Parenti di Milano (dal 9 ottobre), la compagnia Musella-Mazzarelli ha aperto al pubblico la sala del Teatro Franco Parenti per assistere alle prove dell’Episodio 1 di Who is the king, da William Shakespeare, la serie, a cui faranno seguito le prove aperte dell’Episodio 2 (dal 23 al 31 luglio).

Il progetto di Who is the king porterà in scena otto drammi storici di Shakespeare - nell’ordine, Riccardo II, Enrico IV parte I e II, Enrico V, Enrico VI parte I, II e III, Riccardo III - per raccontare un secolo di storia d’Inghilterra come in un’avvincente serie TV a puntate.

Gli Episodi 1 e 2 (che coprono gli eventi narrati in Riccardo II ed Enrico IV parte I) sono l’inizio di questa iniziativa, sulla quale abbiamo intervistato Paolo Mazzarelli che, insieme a Lino Musella, firma la regia e la drammaturgia delle opere.

 “Who is the king - la serie” si sviluppa su otto history plays di Shakespeare, cosa vi ha spinto a parlare di “serialità”?

I drammi storici che abbiamo scelto costituiscono essi stessi una serialità, nel senso che, messi in fila, raccontano un’unica storia che si dipana lungo centoventi anni di storia inglese, narrati secondo la visione poetica di Shakespeare. Quindi, in quei drammi è come se ci fosse esattamente un’unica grande storia scritta a puntate. E’ vero che Shakespeare non li aveva scritti in ordine cronologico, però di fatto gli otto drammi storici, rimessi in ordine, rappresentano una scrittura seriale e questa scoperta ci ha molto affascinato.

Nella vostra “serie” teatrale c’è un intento di interpretare la contemporaneità?

Negli ultimi quindici anni, più o meno, le serie TV hanno realmente sconvolto il concetto universale di narrazione. Se un tempo i grandi narratori scrivevano grandi romanzi, oggi senza dubbio scrivono serie TV, lavorando insieme ai migliori registi. E scoprire che nel mondo del teatro il più grande drammaturgo, Shakespeare, avesse in qualche modo anticipato tutto questo ci ha molto attratto.

Il vostro progetto si compone di più episodi da presentare nel corso di due triennalità, una scelta ambiziosa..

E’ una scelta sicuramente anomala in Italia, in questo momento, in cui è raro vedere anche solo un progetto triennale, al di fuori delle compagnie maggiormente affermate. Iniziamo con i primi due testi (Riccardo II ed Enrico IV parte I) già da questa estate e speriamo di riuscire a portare in scena tutti gli otto drammi storici. Allo stato attuale, è ancora un sogno, ma è quello che ci proponiamo di fare.

E’ nato dunque fin da subito come un progetto di lungo periodo.

E’ stata una proposta nella quale è entrata fortemente anche Andrée Ruth Shammah. Vista l’ampiezza della mole narrativa, abbiamo considerato di ripartire gli episodi nel tempo, in modo da creare un’affezione nel pubblico e consentire anche un maggior approfondimento dei testi da parte nostra.

Musella Mazzarelli APELino Musella e Paolo Mazzarelli

Negli Episodi 1 e 2 avete adottato la formula delle prove aperte al pubblico, con il tavolo di regia in mezzo alla platea e i registi seduti in sala come in un backstage, c’è qui un’idea di teatro partecipato?

Anche questa è stata una proposta del Teatro Franco Parenti, cioè quella di aprire alcuni dei giorni di prova nella Sala Grande del teatro, un po’ per creare curiosità nel pubblico, un po’ per testare i materiali. Da parte nostra è stata un’esperienza indubbiamente difficile, perché in prova l’attore è come in mutande (ride), nel senso che è fragile, esposto, non c’è un lavoro pronto ad essere presentato ad un pubblico. Allo stesso tempo è stato anche un momento eccitante ed utile, che ci ha costretto a prendere atto delle possibili debolezze di un lavoro, insieme alle sue ricchezze.

C’è quindi nelle prove aperte un ruolo attivo anche del pubblico nel processo creativo.

Sicuramente è un test. Nel momento in cui provi a dire certe parole davanti a dieci, venti, cinquanta, cento persone, capisci se quelle parole generano divertimento, interesse, emozione, noia. E a seconda di quello che senti, provi a lavorare sul testo in modo diverso.

A proposito del titolo, “Who is the king” è una domanda o un’affermazione?

E’ una domanda e un’affermazione insieme. Nel corso degli otto drammi di Shakespeare si succedono una serie di re. In ogni testo c’è qualcuno che è re e qualcun altro che vuole esserlo. Quindi, “Chi è il re?” è la domanda che tiene banco in tutti i drammi storici, è una domanda attorno alla quale si costruiscono tutte le dinamiche di congiura, guerra, alleanza, sfida, amore, che riempiono e animano i testi. Il titolo “Who is the king” si può leggere anche come un gioco sul fatto che questa operazione non ha un unico direttore d’orchestra, ma due registi e drammaturghi, io e Lino Musella per quest’anno, con la supervisione di Andrea Baracco, con l’idea l’anno prossimo di invertire i ruoli rispetto alla regia. Ci sono, dunque, più teste pensanti e organizzative che cercano di darsi manforte per provare a portare avanti un processo creativo che non abbia un unico “re”.

Il re sul quale avete lavorato per il primo episodio della serie è Riccardo II, la sua figura racchiude simboli religiosi e caratteri di narcisismo tipici di Don Giovanni, come si inseriscono questi temi in un unico personaggio?

Innanzitutto, Riccardo II è l’ultimo dei re inglesi ad aver regnato per diritto divino, quale “unto del Signore”, rappresentante terreno di Dio. Dopo di lui, Enrico Bolingbroke, Enrico IV, è il primo re a regnare senza l’accordo di Dio. Quindi, sicuramente i simboli religiosi hanno a che fare con il testo. La parola Dio ricorre decine di volte, non solo in Riccardo II, ma in tutti i drammi storici di Shakespeare, perché il rapporto tra potere e religione è sempre stato molto profondo, in particolare nel ‘600 e nel ‘300, cioè nel tempo di Shakespeare e nel tempo storico dei drammi. Inoltre, Riccardo II è una figura talmente vasta e complessa, che in alcune note va a sfiorare un Riccardo III, in alcune note un Don Giovanni, in alcune altre un Amleto. E’ una figura unica e atipica, perché come lui stesso dice: “In me convivono personaggi diversi, nessuno dei quali è mai in pace”. E’ come se fosse un unico personaggio animato da una somma di più personaggi, che convivono nella stessa mente e sono in guerra fra loro.

Quali sono le prossime date in programma?

Il 9 ottobre debuttiamo al Parenti con l’Episodio 1 e l’Episodio 2 in un unico spettacolo. L’estate prossima dovremmo proseguire con gli Episodi 3 e 4 (cioè l’Enrico IV, parte II e l’Enrico V) in un altro spettacolo, per poi girare in tournée alla fine della prima triennalità con i due grandi spettacoli insieme.