Esteri

Aiuti di Stato, si incrina il fronte Nord-europeo. Punto a favore di Meloni

di Vincenzo Caccioppoli

Attesa per il Consiglio Ue



“Gli Stati membri hanno opinioni diverse su quella che dovrebbe essere la risposta” al piano di sussidi americano, ha spiegato Jessika Roswall, ministra svedese per gli Affari Ue, che guida la presidenza di turno. Ed è proprio su questa presunta spaccatura, che riguarderebbe anche Danimarca, Finlandia, oltre a tutti i paesi cosiddetti di Visegrad, che hanno sottoscritto nei giorni scorsi una lettera che invitava la commissione alla cautela sulla soluzione prospettata dalla Von Der leyen, che il nostro premier spera di cominciare ad aprire una seria discussione su quali invece possano essere gli strumenti adeguati europei, per far fronte ai rialzi dell’inflazione e  per rispondere al mostruoso piano di aiuti all’economia varato dagli Usa, inflation reduction Act da 300 miliardi.

A questo proposito ha fatto storcere il naso a più di un paese la scelta di Francia e Germania di inviare i rispettivi ministri dell’economia a Washington, proprio per parlare di questo con l’amministrazione americana. I due paesi forti dell’Unione, che nei giorni sono tornati a parlarsi, dopo mesi di gelo, sembrano sempre più intenzionati a fare fronte comune in nome e per conto di tutta l’Europa, ma con un chiaro e prioritario interesse nazionale in primo piano. Insomma niente di nuovo sotto il sole di un'Europa sempre più divisa e spaccata sulle questioni che contano. La Meloni, che dice queste cose da anni, potrebbe allora avere maggiori spazi di manovra, per creare nuove ed inaspettate alleanze per il nostro paese, per incrinare ulteriormente il fronte  dei paesi “frugali”.

Lo sforzo che la Meloni sta compiendo in queste settimane per creare le condizioni per rendere il nostro paese un hub energetico per l’Europa, sarà certamente oggetto delle discussioni del Consiglio. E la necessità di trovare risorse per un progetto che dovrebbe aiutare tutti i paesi, non solo sulla questione del reperimento di nuove risorse energetiche, ma anche su quello dei flussi migratori dai paesi africani. Proprio la Germania di Olaf Scholz ha mostrato grande interesse nel progetto portato avanti dalla premier italiana su questo aspetto. Anche perché, come discusso dalla cabina di regia creata dalla Meloni nei giorni scorsi, parte dei fondi del PNNR potrebbero essere dirottati proprio a questa finalità, anche per andare incontro al nuovo piano Repower Ue, che punta ad un risparmio del 13% di energia entro il 2030.  Il lavoro fatto dal ministro Raffaele Fitto, in queste settimane, per concordare appunto una revisione del PNNR, alla luce della situazione geopolitica ed economica, radicalmente cambiata rispetto a due anni fa, sta cominciando a portare i primi frutti.

Lo spazio certamente è sempre piuttosto stretto, ma la mossa solitaria franco tedesca, potrebbe aprire nuovi spiragli per indebolire quel fronte compatto, che da anni forma una barriera invalicabile a qualsiasi proposta che possa portare a strumenti di risposta eccezionali ( come per esempio il debito comune ) per dare risposte ad una situazione eccezionale come quella attuale. Difficile che per ora si possa pensare ad un accordo sul debito comune, ma certamente esistono maggiori speranze che si possa arrivare ad un primo compromesso su una maggiore flessibilità del PNNR e sui fondi di coesione. La vera sfida sui nuovi strumenti europei per far fronte all’emergenza economica, come quello sul debito comune, sarebbe solo rimandata di qualche mese, quando una alleanza in Europa tra popolari ed Ecr ( a cui stanno lavorando da mesi la premier e il suo ambasciatore in Europa Raffaele Fitto) potrebbe portare ad una nuova chiara maggioranza del centrodestra in Europa nel 2024. E in questo caso, per la premier italiana, che è anche presidente del gruppo dei conservatori europei dell’ECR, e per il nostro paese si potrebbero aprire ben altre prospettive.