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Biden su guerra a Gaza: “È ora che la guerra finisca". Ma poi... Il commento
Joe Biden

Biden su guerra a Gaza: “È ora che la guerra finisca". Ma poi... Il commento

Ieri sera Biden, parlando dalla sala da pranzo dalla Casa Bianca, nel corso di una dichiarazione rilasciata ai margini del verdetto di condanna di Trump per il caso Stormy Daniels, a sorpresa ha annunciato una nuova proposta israeliana per cessate il fuoco a Gaza. Senza dare dettagli, Biden ha delineato un piano in tre fasi volto a far uscire Hamas e Israele da una “situazione di stallo che dura mesi”, nel corso dei quali sono stati uccisi decine di migliaia di palestinesi. Parlando delle ormai ridotte capacità offensive di Hamas ha aggiunto che “a questo punto non è più in grado di organizzare un altro 7 ottobre”. La «road map avanzata da Israele», come ha specificato Biden, è arrivata tramite gli intermediari del Qatar e ben guardare non è diversa da quella concepita dai mediatori di Egitto e Qatar che il 6 maggio scorso Hamas aveva accettato e Netanyahu rifiutato. “Questo è davvero un momento decisivo”, ha detto Biden. “Israele ha fatto la sua proposta. Hamas afferma di volere un cessate il fuoco. Questo accordo è un’opportunità per dimostrare cosa intendono veramente fare”. Una neppur nemmeno tanto velata critica al primo ministro israeliano che funzionari americani rivelano non essere proprio ansioso di porre fine alla sanguinosa e sanguinaria controffensiva sulla Striscia che dal 7 ottobre ha sterminato brutalmente più di 36.000 civili palestinesi e ne ha feriti oltre 82.000.

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Uno degli obiettivi di questa ennesima proposta è fare pressione sia su Hamas che su Israele, sebbene quest’ultimo, e soprattutto Netanyahu, non dimostri una gran fretta a procedere verso un vero cessate il fuoco. Quello principale, di scopo, però è un altro ed è meno nobile, come spesso accade in politica come in guerra: Biden si trova in un momento cruciale, per non dire disastroso, della sua campagna di rielezione; a casa sua, malgrado una parte degli americani sia allineata pancia a terra con Israele, ha subito e subisce sempre più la pressione esercitata da una crescente fetta di opinione pubblica, sempre più orripilata e disgustata dall’orrore e morte senza fine che vanno in onda a Gaza da otto mesi. Pressioni innescate dalle esplosioni di dissenso originatesi nei campus universitari e nelle strade delle città americane, le quali gli hanno alienato molti dei suoi stessi sostenitori. Senza dimenticare che il suo “annuncio per la pace a Gaza” arriva il giorno dopo che il suo rivale, l’ex presidente Donald J. Trump, è stato condannato per 34 reati.

Biden ha descritto il piano israeliano in tre fasi come una storica “proposta globale” che equivale a una tabella di marcia verso un “cessate il fuoco duraturo”. Eppure, se si riavvolge il nastro, emerge che Netanyahu spesso e volentieri ha direttamente contraddetto Biden negli ultimi mesi. Inoltre Hamas non ha mai accettato una “proposta globale”, chiedendo come prima clausola vincolante “la cessazione di tutti i combattimenti”, senza la cui garanzia non verranno mai rilasciati gli ostaggi, né tanto meno siglato qualsiasi accordo con Israele.

Nel dettaglio, la proposta sarebbe divisa in tre fasi. La prima consisterebbe in un cessate il fuoco di 6 settimane; il ritiro delle forze israeliane dalle zone popolate della Striscia; il rilascio di alcuni ostaggi ancora vivi detenuti da Hamas, prima donne e anziani, in cambio del rilascio di qualche centinaio di prigionieri palestinesi detenuti da Israele; la possibilità dei palestinesi della Striscia di tornare alle loro case; l’ingresso massiccio di aiuti umanitari. Nella Seconda fase, attuabile solo a patto che si sciolgano alcuni nodi al momento ancora incastrati nel pettine - come il numero di palestinesi rinchiusi nelle prigioni israeliane da rilasciare in cambio degli ostaggi israeliani o, cosa ancor più dirimente, chi governerà la Striscia se e quando l’esercito di occupazione israeliano dovesse mai ritirarsi – verrebbe stabilita una cessazione permanente di tutte le ostilità; lo scambio dei rimanenti ostaggi israeliani ancora vivi in cambio del rilascio di un numero ancora da definire di prigionieri palestinesi detenuti da Israele; la completa ritirata da tutta la Striscia di Gaza dell’esercito israeliano. La Terza e ultima fase prevede un “importante piano di ricostruzione per Gaza”, la cui attuazione stima possa avvenire in 3/5 anni, e il rilascio dei corpi di tutti ostaggi deceduti.

Come nelle migliori sceneggiature hollywoodiane, la chiosa scelta da Biden al suo discorso di ieri sera è stata all’altezza del crescendo evocativo con il quale ha fatto appello alla Pace: ““È ora che la guerra finisca e “il giorno dopo” inizi”. Fin qui ricostruzioni e cronaca, doverosi per chiarire i termini dell’ultima puntata dell’ipocrita condotta americana. Adesso, in soldoni, cerchiamo di tradurre la sceneggiata plateale di ieri sera: Biden è alla canna del gas, è bruciato come presidente, come uomo, come politico. L’ostinata e cieca alleanza con Israele ha trascinato lui e gli Stati Uniti nello stesso gorgo in cui lo stato ebraico va avvitandosi e precipitando ogni giorno di più, come i dannati facevano nell’inferno dantesco. L’inferno di Rafah e la totale distruzione di Gaza, se ancora non è chiaro a qualcuno, sono la rappresentazione plastica e mortifera del fallimento di Biden e degli Stati Uniti e dei Paesi Occidentali, nonché quello di Netanyahu, del suo governo etnocentrico e messianico di estremisti razzisti assassini e dello stesso Stato ebraico che in questi mesi ha dimostrato essere compattamente allineato alle posizioni governative. Solo una piccolissima parte, che include anche i poveri e disperati parenti degli ostaggi, da mesi impegnati inutilmente nella ricerca di un accordo per la loro liberazione, è critica nei confronti del Governo in carica, il quale a febbraio aveva hanno apertamente dichiarato che gli ostaggi non erano “la loro priorità”.

Che piaccia o no, la verità nella Striscia è che ormai la catastrofe alimentare ha travolto Gaza. La carestia è una realtà con la quale 2 milioni di esseri umani si devono misurare ogni giorno e che sta uccidendo i più fragili, i piccoli come gli anziani. La verità è che tutti i terreni coltivati sono stati distrutti al 100% dall’esercito e dalle loro ruspe. Tutto quello che poteva servire alla sopravvivenza di Gaza è stato metodicamente e scientemente trasformato in sterile deserto. E quando nella Fase 1 del piano di pace proposto da Biden si legge che “i palestinesi possono tornare alle loro case”, chi come me sa che non ci sono più case dove tornare viene assalito da un irrefrenabile moto di rabbia e rigurgito di disgusto. Come si può essere tanto ipocriti e falsi? Mentire a oltranza sempre e comunque, per salvare se stessi e un uomo per il quale il procuratore capo della Corte Penale ha chiesto mandato di arresto? Perché è altrettanto evidente che la mossa di ieri abbia come terzo cruciale obiettivo quello di evitare si concretizzino le manette per l’ostinato sterminatore dei palestinesi.

Biden, nella sua abissale ipocrisia e indecenza continua a sostenere che la sottile linea rossa Israele non l’ha superata, quando in verità l’ha superata da un pezzo. Dopo l’ignominioso rogo di bambini l’abominevole carneficina a Rafah e nella Striscia prosegue sempre più intensa. L’indiana american Nikki Haley, donna che meriterebbe di essere processata per istigazione all’odio, firma bombe nelle quali inneggia allo sterminio totale dei palestinesi. Il Senatore americano che arringa armato di Bibbia e crocifisso ha persino proposto di risolvere la questione con una bella bomba atomica.

Che piaccia o no, la verità su Israele, come ha descritto icasticamente su Hareetz la giornalista israeliana Yoana Gonen, è che mentre "i bambini piccoli vanno in fiamme, i cittadini israeliani festeggiano, cancellano, chiacchierano o sbadigliano: ecco come appare il nostro inferno”. Un antico proverbio dice: “Quando ti imbarchi in una campagna di vendetta, scava due tombe”. Scrive sempre la Gonen “Israele ha un desiderio così forte per vendetta che sta lentamente sprofondando in un abisso oscuro, mano nella mano con le rovine di Gaza".






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