Esteri

Netanyahu: "Fine della guerra? Solo con la distruzione di Hamas"

di Redazione

Hamas "accoglie" la roadmpa israeliana verso un cessate il fuoco annunciata dal presidente americano Joe Biden. Sul tavolo il ritiro di Israele da Rafah

Piano Usa, Netanyahu frena: "Stop solo con la distruzione di Hamas" 

Non ci sarà un cessate-il-fuoco permanente a Gaza finché le capacità militari e di governo di Hamas non saranno distrutte: lo afferma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una seconda dichiarazione rilasciata dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che Israele aveva proposto un accordo in tre fasi per un cessate-il-fuoco a Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. "Le condizioni poste da Israele per porre fine alla guerra non sono cambiate: la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas, la liberazione di tutti gli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele", afferma ancora Netanyahu. "Israele continuerà a insistere che queste condizioni siano soddisfatte prima che venga messo in atto un cessate-il-fuoco permanente. L'idea che Israele accetterà un cessate-il-fuoco permanente prima che queste condizioni siano soddisfatte è un fallimento", aggiunge

Guerra in Medio Oriente, Hamas "considera positivamente" la roadmap di Israele. Possibile incontro al Cairo per la riapertura del valico di Rafah

Spiragli di luce in Medio Oriente dopo l'annuncio di una roadmap israeliana verso il cessate il fuoco annunciata dal presidente americano Joe Biden. Hamas ha infatti "accolto" positivamente il piano di pace, dopo quasi otto mesi di guerra a Gaza. "Hamas considera positivamente" i contenuti del discorso di Biden di venerdì in merito a "un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forzeisraeliane da Gaza, la ricostruzione e lo scambio di prigionieri", ha affermato il movimento islamista palestinese in una dichiarazione. 

Biden preme sul gruppo islamista affinché accetti la "roadmap" proposta da Israele per fermare il conflitto a Gaza e consentire il rilascio degli ostaggi. Il presidente Usa è tornato in campo con forza con un discorso alla Casa Bianca per dire che "è il momento che questa guerra finisca", rivolgendosi in particolare alla fazione islamica palestinese, dopo mesi di pressioni sul premier israeliano Benyamin Netanyahu.

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Lo Stato ebraico, ha annunciato Biden il cui discorso è stato trasmesso in diretta dai maggiori media di Israele, "ha proposto ad Hamas una roadmap per il cessate il fuoco". La proposta, ha spiegato, si compone di tre fasi: la prima, di sei settimane, con "un cessate il fuoco pieno e completo, il ritiro delle forze israeliane da tutte le aree popolate di Gaza e il rilascio di un certo numero di ostaggi tra cui donne, anziani, feriti in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi". In questo frangente i civili palestinesi potranno tornare alle loro case e ai loro quartieri in tutte le aree di Gaza, compreso il nord, ha aggiunto il presidente americano, precisando che aumenteranno gli aiuti umanitari

La fase due "prevede la cessazione definitiva delle ostilità in base ai negoziati che avverranno nella fase uno". Infine la fase tre, nella quale "inizierà un importante piano di ricostruzione" della Striscia. L'accordo, ha aggiunto il capo della Casa Bianca, "porterà tutti gli ostaggi a casa, renderà sicuro Israele e creerà un governo migliore per Gaza senza Hamas al potere. L'intesa pone le basi per una soluzione politica che offra un futuro migliore sia agli israeliani sia ai palestinesi". Un percorso chiaro, a giudizio di Biden, che sembra costringere ad Hamas a dare una risposta altrettanto chiara.

Netanyahu ha confermato di aver autorizzato la squadra negoziale a "presentare uno schema per raggiungere la liberazione degli ostaggi", ma l'ufficio del primo ministro ha precisato che "la guerra non finirà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi prefissati", compresa "l'eliminazione dei miliziani e del governo di Hamas". L'intervento del presidente Usa è arrivato il giorno stesso in cui l'Idf ha annunciato per la prima volta, dopo settimane di combattimenti, di essersi spostato nel centro di Rafah. Il portavoce militare ha dato conto di una "evoluzione" graduale nella battaglia in corso nella città più a sud di Gaza. L'operazione riguarda anche il 'Corridoio Filadelfia', la striscia di terra che a Gaza corre lungo il confine con l'Egitto ora sotto controllo israeliano e dove cresce la pressione. L'obiettivo dell'esercito, ha spiegato il portavoce, è quello di sradicare le strutture di Hamas anche con forze speciali che sono in azione con operazioni "mirate" dalla periferia del centro.

Rafah resta dunque uno snodo strategico non solo dal punto di vista militare ma anche, nel suo valico, per l'ingresso degli aiuti umanitari nell'enclave palestinese. L'Egitto ha denunciato che Israele avrebbe respinto i camion con gli aiuti per Gaza inviati dall'Egitto al valico di Kerem Shalom, dove avvengono i controlli di sicurezza. La ragione, secondo le fonti del Cairo, sarebbe proprio la ripresa degli scontri armati tra Israele e Hamas nell'area e vicino a Rafah sul lato palestinese. Le stesse fonti hanno poi aggiunto che gli addetti del terminal di Rafah sul lato egiziano hanno confermato il ritorno, per questo motivo, di decine di camion di aiuti umanitari ai magazzini logistici dello scalo.

Sulla questione potrebbe esserci un incontro a tre Egitto-Israele-Stati Uniti oggi al Cairo per concordare la riapertura a breve del valico. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha denunciato che la situazione umanitaria per la popolazione di Gaza rimane disastrosa ed ha definito la chiusura del valico di frontiera di Rafah "un vero problema".