Esteri

Catalogna, l'Ue impari da Trump e lasci decidere democraticamente al popolo

Ernesto Vergani

Referendum catalano. L'editoriale


Carles Puigdemont, presidente della Generalitat, dice che l' Europa finge di non sentire o di non capire.  In una lettera ai colleghi delle 27 capitali Ue il sindaco di Barcellona Ada Colau chiede una mediazione della Commissione nella crisi legata al  referendum di domenica, 1° ottobre, indetto dalla Catalogna per decidere l'indipendenza dalla Spagna. Grave la risposta dell'Unione europea che sembra stare dalla parte di Madrid: "Rispettiamo l'ordine costituzionale della Spagna", ha dichiarato Alexander Winterstein, portavoce della Commissione. L'Italia per ora tace.
Il ministro dell'interno catalano Joaquim Forn ha accusato il governo spagnolo di cercare di provocare disordini in Catalogna durante il referendum per giustificare l'invio di migliaia di poliziotti militari della Guardia Civil. Del resto Madrid ne ha già spediti, ha "commissariato" i "Mossos d'Esquadra", la polizia catalana; ha cintato i luoghi elettorali, ha sequestrato le schede. Il premier spagnolo, il conservatore Mariano Rajoy, non parteciperà al vertice informale Ue sul digitale a Tallinn per seguire da vicino l'evoluzione dei fatti e il procuratore capo spagnolo, Josè Manuel Maza, afferma che il presidente Puidgemont potrebbe essere arrestato.
Dispiace che un Paese glorioso come la Spagna - il più antico Stato europeo unitario con Francia e ciò che sarebbe diventata l'attuale Gran Bretagna - possa subire tale destino. E' anche vera la ragione economica: la Catalogna vale il 20% del pil di tutta la Spagna, sarebbe come se la Lombardia si staccasse dall'Italia. C'è poi il timore dell'effetto emulazione. Infatti il parlamento basco in un documento si oppone alle misure repressiva dello Spagna per impedire lo svolgimento del voto di domenica. Dall'altra parte  Madrid ha fatto errori politici: il secessionismo della Catalogna è cresciuto dopo la bocciatura nel 2012 da parte del Tribunale costituzionale di alcuni articoli dello Statuto di autonomia, voluto dal governo del socialista José Luis Rodríguez Zapatero e approvato dai cittadini catalani. L'arte della negoziazione insegna: l'autonomia non sfugge di mano se lo Stato concede privilegi… si guardi per certi versi alla Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige.
Se a chiedere l'indipendenza è una maggioranza schiacciante, non ci sono Carte costituzionali o leggi che tengano. Niente è immutabile, anche la Costituzione si può cambiare. Madrid teme che il 60-70% dei catalani (il 10-15% dei abitanti della regione sono di lingua castigliana, figli degli immigrati arrivati a lavorare  negli anni del boom economico, il corrispettivo di quanto successe in Italia con l'immigrazione dal Sud) votino sì? Che cosa fa Madrid? Reprime la possibilità di contare i numeri? Se chiedesse l'indipendenza il 99% dei catalani, che cosa farebbe? Madrid vuole essere esempio negativo di quanto potrebbe accadere ai curdi dell'Iraq? Cinque milioni di curdi dell'Iraq hanno appena votato alla consultazione voluta dal presidente Masoud, con la vittoria 91,8% dei sì. Reazione: Bagdad rifiuta l'ipotesi di negoziare il distacco e la Turchia  minaccia l'opzione militare.  Oppure Madrid vuole imitare la repressione della Cina - dove vige una dittatura comunista - in Tibet?
Può anche non piacere, ma la democrazia è l'individuo. Certo in alcuni ambiti la maggioranza non può essere relativa… ma se è manifesta, come sembra in Catalogna, non ci si può opporre. Proprio per questo il federalismo è uno dei punti cardini della democrazia evoluta: il cittadino, l'individuo vuole un Potere (lo Stato federale) vicino; che lo conosca, lo rappresenti, faccia i suoi interessi,  trattenga i soldi (federalismo fiscale); vuole eleggere come suo rappresentante chi conosce quasi di persona e persino chi lo giudica (elezione diretta dei parlamentari e dei pubblici ministeri). Naturalmente… ovvia la solidarietà nazionale. Per questo, e soprattutto per educare l'Italia e gli italiani alla democrazia e al federalismo (in Italia nessuno si scandalizza per i posti blindati assegnati in Parlamento ai notabili dei partiti), dovrebbe essere naturale che domenica 22 ottobre  lombardi e  veneti votino sì al referendum consultivo sull'autonomia. Va detto che la differenza con la Catalogna - come lo è altrettanto per altri versi quella tra Inghilterra da un lato e Scozia e Irlanda del Nord dall'altro - è notevole: culturalmente, storicamente e linguisticamente (i cittadini lombardi di origini meridionali sono spesso più lombardi dei lombardi e per questo la maggioranza di loro dovrebbe votare sì il 22 ottobre). Per tornare alla Catalogna, non è un caso, che Donald Trump, presidente degli USA -  una Repubblica federale appunto - abbia detto, ricevendo alla Casa Bianca il premier Rajoy: "La Spagna è un grande paese e dovrebbe rimanere unita". Trump ha usato il condizionale a differenza del portavoce della Commissione europea sopra citato ("Rispettiamo l'ordine costituzionale della Spagna"). Una differenza abissale tra Europa e Usa: sembrerebbe che Trump auspichi l'Unità, ma sa che a decidere in democrazia è il popolo.