Esteri
Sabotati i cavi sottomarini del Baltico, scambio di accuse tra Berlino e Mosca. Cresce l'allarme per la "cyber-guerra" di Putin
Helsinki e Berlino sono concordi nel propendere per la pista del sabotaggio più che per quella dei danni accidentali. Ecco perché i cavi diventano bersagli militari e a che punto è l'Europa sul fronte sicurezza
Sabotaggio nei cavi sottomarini del Baltico, Berlino e Helsinki escludono la via del sabotaggio. Le infrastrutture civili (e militari) al centro di una nuova guerra ibrida? L'analisi
“Nessuno crede che questi cavi siano stati tagliati accidentalmente”. Non sembra avere dubbi il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius sulle cause che hanno portato al danneggiamento, scoperto il 18 novembre, di due cavi di scambio dati nel Mar Baltico: uno tra Finlandia e Germania e uno tra Lituania e Svezia. Un cavo di scambio dati sottomarino teso tra Finlandia e Germania scoperta il 18 novembre. Per Pistorius c’è sotto lo zampino della Russia.
Dito puntato contro Mosca
Helsinki e Berlino sono concordi nel propendere per la pista del sabotaggio più che per quella dei danni accidentali. “Il fatto che ci siano stati immediatamente sospetti su un danneggiamento volontario fa capire l’instabilità del nostro tempo. È in corso un’inchiesta”, hanno comunicato i rispettivi ministeri degli Esteri in una nota congiunta. “La sicurezza europea non è minacciata soltanto dalla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina ma anche da un conflitto ibrido condotto da attori ostili”. Il primo cavo a essere stato danneggiato è quello tra Lituania e Svezia, lungo 218 kilometri. Poi è stata la volta del ben più lungo C-Lion1, oltre 1.200 kilometri di collegamento tra Helsinki e il porto tedesco di Rostock forniti dalla società Cinia, controllata dallo Stato finlandese. Si tratta dell’unico collegamento diretto tra i paesi baltici e l’Europa centrale. Per ripararli ci vorranno dai cinque ai 15 giorni. Anche la Nato è al lavoro per capire cosa sia successo. “Le indagini sono in corso, è importante fare chiarezza sull’accaduto. È fondamentale che lavoriamo assieme per garantire la sicurezza delle infrastrutture sottomarine”, dice un responsabile dell’Alleanza atlantica ad Affaritaliani. Per farlo, la Nato si è dotata da tempo di un Centro specializzato presso il proprio Comando marittimo a Northwood, nel Regno Unito. Inoltre, in seguito ad analoghi episodi nel Baltico, ha aumentato i pattugliamenti e le esercitazioni in prossimità delle infrastrutture subacquee.
I cavi, infrastrutture civili che diventano obiettivi militari
Cavi di questo tipo sono fondamentali per le telecomunicazioni. “La maggior parte della comunicazione via internet è trasportata attraverso cavi sottomarini, più del 90%”, spiega ad Affaritaliani Claudio Novelli, professore del dipartimento di Scienze giuridiche all’Università di Bologna e già autore di uno studio su “I cavi sottomarini e i rischi per la sovranità digitale”. “Piano piano il traffico si sta spostando, ma siamo ancora molto dipendenti dai cavi. Oggi sono un asset strategico per ogni paese”. La loro natura dual-use, ovvero il fatto che sono infrastrutture civili che possono essere usate per scopi militari all’occorrenza, li rende tuttavia degli obiettivi in tempo di guerra. “Bisogna sempre capire se si tratta di target legittimi. In questo caso, se confermata la versione dell’attacco russo, difficilmente si potrebbe dare questa definizione, perché bisognerebbe dimostrare che hanno avuto un ruolo specifico nel conflitto. E poi bisognerebbe valutare se la risposta è stata proporzionata”, commenta l’esperto. “
Per la difesa la parola d’ordine è “diversificazione”
L’attacco ai cavi è la “strategia più rozza” della cyber-guerra, ma la protezione non è semplice. Primo, continua Novelli, perché “non si tratta di cavi particolarmente robusti”. Secondo, perché “esiste una complessità di natura giuridica. Gestire un cavo richiede un’interazione sia tra paesi diversi che tra paesi e società private che realizzano l'impianto”. In uno scenario di questo tipo, la parola d’ordine per difendersi è “diversificazione”. “Bisogna avere tante frecce al proprio arco. I paesi devono avere molteplici percorsi di cavi, così il fatto che ne viene danneggiato uno non compromette il traffico internet”. Quello che serve, però, è soprattutto uno spostamento verso altre reti, in modo da rendere del tutto, o quasi, ininfluenti i collegamenti sottomarini.
Unione europea e Italia, c’è ancora tanto da fare
Da questo punto di vista, l’Unione europea è indietro. “C’è poca governance sul tema”, dice Novelli. “L’Ue, per ora, ha solo stilato una raccomandazione per favorire controllo, cooperazione e investimenti nella protezione dei cavi, ma è lo strumento più debole che ha a disposizione”. Per quanto riguarda l’Italia, negli ultimi giorni si è parlato di un possibile interesse del governo a importare, anche per comunicazioni istituzionali, la rete Starlink di Elon Musk. “Se lo fanno, tanto di cappello, meglio ancora se si fa stimolando la competitività dialogando con altri player”, il giudizio di Novelli.