Esteri
Congo, ombre sulla morte di Attanasio: percorso insicuro e mancata scorta
Dal Congo informazioni discordanti: dubbi sulle informazioni (sbagliate?) fornite all'ambasciatore Luca Attanasio
Nella dinamica che lunedì ha portato alla morte dell'ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci, e del loro autista congolese Mustapha Milambo, ci sono alcuni fatti acclarati e diversi dubbi che gli inquirenti proveranno a sciogliere. Secondo le testimonianze raccolte da InfoAfrica/AGI, il convoglio era composto da due autovetture del Programma alimentare mondiale (Pam) e da sette persone, quattro congolesi e tre italiani. Oltre ad Attanasio e Iacovacci, il terzo italiano coinvolto nell'agguato - Rocco Leone, vice direttore del Pam a Kinshasa - e' in buone condizioni, dopo aver riportato solo lievi ferite. Gli altri tre che mancano all'appello sono cittadini congolesi che sarebbero stati rapiti dal commando.
"I membri del convoglio, sette persone compreso Attanasio, sono stati prima bloccati e portati nella boscaglia da assalitori che parlavano in kinyarwanda, prima di essere uccisi dagli stessi assalitori, durante uno scontro a fuoco tra questi ultimi e un gruppo di guardie forestali di pattuglia nella zona, con il sostegno di militari delle forze armate congolesi". Questa ricostruzione fornita a InfoAfrica da una fonte locale che ha preferito restare anonima per motivi di sicurezza corrisponde in parte a quella diffusa in un comunicato dal ministero degli Interni congolese. L'elemento del kinyarwanda farebbe supporre un coinvolgimento delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr) che hanno però smentito con un comunicato un loro coinvolgimento, puntando il dito contro elementi dell'esercito congolese e di quello ruandese. Nella zona a dei monti Virunga, fra Congo, Ruanda e Uganda, operano molti gruppi ribelli che spesso prendono di mira i ranger del parco, famoso per i gorilla di montagna.
La dinamica dell'attacco appare chiara: intorno alle 10.15, vicino a Kibumba, un commando di sei uomini armati ha sparato colpi di avvertimento verso la prima delle due jeep del convoglio, su cui viaggiavano l'ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci. L'autista, Mustapha Milambo, viene ucciso, mentre Attanasio e Iacovacci, probabilmente feriti, vengono portati nella foresta. Poco dopo interviene una pattuglia dell'Istituto congolese per la conservazione della natura insieme a un'unita' dell'esercito congolese, che si trovavano in zona. Nello scontro a fuoco con i ranger del Virunga, Attanasio e' colpito a morte e il commando fugge portando con se' Iacovacci ma dopo un chilometro e mezzo uccide il carabiniere, lasciandosi dietro il corpo che viene trovato dai soldati.
Se la dinamica sembra chiara, in attesa di ulteriori elementi sulle responsabilità, l'altro punto oscuro riguarda l'assenza di una guardia armata al convoglio, a parte la presenza del carabiniere. Il fatto che il responsabile locale della polizia abbia affermato di non essere stato al corrente dello spostamento dell'ambasciatore nell'area, "in una zona così pericolosa, ha suscitato sorpresa e molti interrogativi", ha precisato ancora la fonte locale. Di conseguenza, quali sarebbero i motivi che hanno spinto il convoglio dell'ambasciatore ad addentrarsi in un'area - lungo la strada che da Goma porta a Rutshuru - potenzialmente pericolosa senza scorta? In un comunicato, il Pam ha sostenuto che l'attacco "e' avvenuto su una strada che era stata precedentemente dichiarata sicura per viaggi senza scorte di sicurezza". Un'affermazione che apparentemente contrasta con le dichiarazioni da parte congolese. Di certo, l'ambasciatore Attanasio non era nuovo a queste zone e ne conosceva le insidie. In Kivu era gia' stato, e nei giorni scorsi si era trattenuto a Bukavu, prima di far ritorno via battello a Goma.