Corea del Nord, Trump è già in guerra con Pyongyang
"Difficile trovare una soluzione diplomatica"
Pessimismo sull'esito del braccio di ferro con Pyongyang, fiducia nelle buone intenzioni cinesi ma dubbi sulla loro capacità di mediazione. E un giudizio inatteso su Kim Jong-un. Donald Trump, in un'intervista rilasciata alla Reuters per i suoi primi cento giorni alla Casa Bianca, non nasconde la "possibilità" che esploda con la Corea del Nord "un grande, grande conflitto, assolutamente": "Avrei apprezzato una soluzione diplomatica ma credo sia molto difficile", aggiunge.
Il presidente Usa mostra di confidare nel ruolo di Xi Jinping, il leader cinese che ha incontrato nel vertice in Florida: "Certamente non vuole vedere turbolenze e morte, non vuole vederlo: è un uomo buono, molto buono e ama la Cina e ama la gente della Cina. So che vorrebbe essere in grado di fare qualcosa, ma forse non può farlo". Un feeling, quello tra Trump e Xi, che porta il presidente Usa ad ammettere che non vuole creare difficoltà al leader cinese sul caso Taiwan e che quindi potrebbe rifiutare la proposta del presidente Tsai Ing-wen di un nuovo colloquio telefonico.
In questo momento, infatti, in cima ai pensieri di Trump c'è la Corea. Anche se il livello di guardia non scoraggia il presidente dall'annunciare che verrà presentato il conto a Seul per la protezione: il nuovo scudo missilistico dovrà essere risarcito per un valore di un miliardo.
Le parole di Donald Trump arrivano alla vigilia dell'intervento che il segretario di Stato Rex Tillerson farà per sollecitare sanzioni da parte delle Nazioni unite contro il governo della Corea del Nord per il suo programma nucleare. E Tillerson intanto ha affermato che Pechino avrebbe richiesto al governo di Pyongyang di fermare i test nucleari.
Mercoledì l'amministrazione Usa aveva definito le politiche di Kim Jong-un "una minaccia urgente della sicurezza nazionale e una priorità della politica estera". Alla richiesta di un parere sul dittatore nordcoreano, Donald Trump risponde: "Ha preso il potere a 27 anni, quando suo padre morì. E quindi non voglio dargli credito ma si dica quello che si vuole tranne che è stata un'impresa facile, non a quell'età". Per il presidente Usa, quindi, si deve partire dal presupposto che l'antagonista di Pyongyang sia razionale: "Questo è ciò che spero".