Esteri

Coronavirus, Taiwan: "Voli bloccati senza motivo, il governo ammetta l'errore"

Lorenzo Lamperti

Andrea S.Y. Lee, rappresentante di Taipei in Italia: "Misura sbagliata e immotivata. Ci saranno conseguenze economiche e culturali"

"Non abbiamo ancora capito come mai il governo italiano ha inserito Taiwan nel blocco dei voli". Andrea S.Y. Lee, il rappresentante di Taipei in Italia, esprime la sua perplessità sulla misura dell'esecutivo Conte bis per contenere l'emergenza sanitaria legata al coronavirus. Una misura che ha colto di sorpresa anche il governo di Pechino. "Al momento abbiamo solo 16 casi di contagio e zero morti, in più un paziente è già guarito. Non c'era bisogno di chiudere il traffico aereo diretto tra Italia e Taiwan. Consideri che altri paesi dell'area Asia orientale-Pacifico come Giappone, Corea del Sud, Singapore o Australia hanno un numero di casi maggiore dei nostri. Il nostro sistema sanitario funziona, abbiamo isolato il coronavirus così come ha fatto lo Spallanzani. Insomma, non c'erano motivi per prendere una decisione del genere".

Il governo di Taipei se l'è presa con l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Perché?

Il notam Enac con cui è stato comunicato il divieto conteneva una dicitura conforme a quella dell'Oms, facendo riferimento a a Hong Kong e Macao come SAR (regioni amministrative speciali) e includendo Taipei. A dire la verità, la dicitura era conforme al 95% visto che è stato scritto erroneamente "Tapei". Riteniamo che il governo italiano, con ingenuità e fiducia, abbia seguito le diciture dell'Oms senza rendersi conto che si tratta di una dicitura politicizzata che segue il principio della "unica Cina".  Per questo riteniamo si sia trattato di un errore, è molto probabile che il governo abbia seguito l'Oms senza accorgersi di questo problema. E' vero, Hong Kong e Macao fanno parte della Cina dopo che Regno Unito e Portogallo hanno restituito quei territori a Pechino. Ma noi abbiamo un nostro governo, una nostra giurisdizione e  un nostro sistema sanitario indipendenti, abbiamo una nostra presenza internazionale e rapporti diplomatici con 15 paesi.

Però la stessa Italia riconosce il principio della "unica Cina" e non riconosce ufficialmente Taiwan.

Anche se l'Italia, nel rispetto del contesto internazionale, a partire dagli anni '70 non riconosce Taiwan, questo non significa che Taiwan non esista. Ripeto, abbiamo un nostro governo, una nostra economia, un nostro sistema sanitario e una nostra aviazione civile diversi da quelli di Pechino. 

Dunque sarebbe stato possibile per l'Italia non includere Taiwan nel blocco dei voli nonostante il governo riconosca il principio della "unica Cina"?

Certo. Lo dimostra il caso del Vietnam. Anche loro hanno rapporti diplomatici ufficiali con Pechino e non con noi. Hanoi aveva inizialmente incluso Taiwan nel divieto dei collegamenti aerei diretti, ma dopo qualche ora, ripeto qualche ora, questo divieto è stato rimosso ed è stato mantenuto solo quello verso la Cina. Ciò dimostra che volendo si può fare.

Allora perché, a suo parere, l'Italia non torna indietro?

Non lo so. L'Italia è l'unico paese al mondo che ha bloccato Taiwan. Credo sia stato un errore, basterebbe correggerlo. Sono passati cinque giorni ma purtroppo non è cambiato nulla. Non credo che l'Italia voglia avere questo primato che comporta anche conseguenze economiche. Abbiamo parlato con le associazioni della filiera aeroportuale, gli operatori turistici, diversi parlamentari di tutti i partiti: sono tutti scontenti. Credo siano scontente anche le autorità cinesi, così come gli italiani che si trovano in Taiwan e in Cina. E poi c'è un'altra cosa che trovo sbagliata...

Quale?

L'Italia ha bloccato gli aerei, ma non i passeggeri. Negli altri paesi sono state prese misure verso i passeggeri provenienti dall'epicentro dell'emergenza sanitaria, ma non sono stati lasciati a terra gli aerei con un provvedimento amministrativo. Altrove il diritto di volo e di atterraggio esiste ancora, in Italia no. Eppure, volendo, i passeggeri potrebbero comunque arrivare attraverso un transito in un aeroporto di un paese terzo.

AMB LEEAndrea S.Y. Lee
 

Quali saranno le conseguenze economiche?

Il 18 febbraio la compagnia privata Eva Air ha in agenda uno storico volo inaugurale tra Taipei e Milano Malpensa. Un volo sul quale abbiamo lavorato a lungo. Erano stati venduti già cinquemila biglietti sulla nuova tratta. China Airlines opera tra Taipei e Roma da 25 anni, anche qui sono stati bloccati tutti i voli con diecimila biglietti già venduti. Si tratta di due compagnie aeree di primo livello mondiale. Tenga conto che perdere diecimila turisti significa perdere dieci milioni di euro di introiti per l'Italia, perché ogni turista con una permanenza di dieci giorni spende minimo mille euro tra shopping, trasporti e ristoranti. Senza contare che erano stati assunti anche lavoratori e tecnici aeroportuali italiani. La decisione del governo sta bloccando tutti questi ingressi e rischia di causare anche un notevole danno d'immagine. Quando i voli saranno riaperti un turista potrebbe pensarci due volte prima di venire in Italia e preferire altre mete.

Teme che la vicenda del coronavirus possa causare dei passi indietro anche dal punto di vista culturale e sui rapporti tra italiani e cittadini asiatici?

Purtroppo sì. Gli scambi culturali si stanno purtroppo interrompendo. A febbraio un nostro corpo di ballerini avrebbe dovuto partecipare al festival folkloristico dei balli del mondo di Agrigento. Con questo blocco probabilmente quei ragazzi non potranno venire. E si sentono diversi episodi di discriminazione verso turisti e cittadini cinesi e asiatici in generale. L'Italia rischia di subire un notevole danno d'immagine. Quando i voli saranno riaperti un turista potrebbe pensarci due volte prima di venire in Italia e preferire altre mete.