Esteri
Cuba torna al centro della guerra fredda. Biden segue Trump e sfida Putin-Xi
Cina e Russia convinte che dietro le proteste ci sia la mano degli Usa. Biden segue la stessa linea del predecessore. E l'isola torna terreno di scontro globale
"Patria o morte", si urlava a Cuba ai tempi della rivoluzione. Oggi, però, per le strade de L'Avana risuona uno slogan diverso: "Patria e vita". Quanto sono cambiati i tempi, da quando i cubani si liberavano da un regime filo americano per diventare la spina (socialista) nel fianco del gigante a stelle e strisce. Ora l'isola torna improvvisamente (e inaspettatamente) al centro non solo di proteste interne ma anche dello scenario geopolitico globale. Se è vero che Stati Uniti e Cina (con Russia sullo sfondo) stanno proponendo un'edizione rivista e corretta della guerra fredda, Cuba ne è di nuovo (come nella prima versione) uno degli snodi cruciali.
Cuba, i motivi alla base delle proteste
Era da 60 anni che il regime castrista non era bersaglio di proteste così decise. E ora lo diventa, ironia della sorte, dopo i primi segnali di transizione politica, visto che Raul Castro, fratello di Fidel, ha di recente trasmesso il potere a Miguel Diaz-Canel. Ma nella sostanza nulla è cambiato. Anzi. Le libertà civili, politiche ed economiche non sono aumentate e i cubani si sono riversati nelle strade non tanto per un singolo evento improvviso ma per un accumulo di motivi. La mancanza ricorrente di elettricità, l'assenza di prodotti alimentari, un'economia in via di fallimento e, da ultimo, il peggioramento della crisi pandemica.
Cuba, come Trump ha fatto retromarcia sulle aperture di Obama
La situazione di Cuba è a dir poco complessa. Dopo le aperture di Barack Obama, e il simbolico momento del concerto dei Rolling Stones, ci si aspettava una stagione di apertura e avvicinamento verso gli Usa e l'occidente. E invece tutto è cambiato. Donald Trump ha cambiato politica imponendo dure sanzioni e il regime cubano è tornato a chiudersi a riccio. Il Covid-19 ha fatto il resto, con il crollo del settore turistico, uno dei comparti fondamentali dell'economia dell'isola e la riluttanza del governo locale nel comprare sieri dall'estero ha fatto sì che al momento solo il 16% della popolazione sia totalmente vaccinata.
La differenza con le proteste di massa del passato
Già negli anni novanta, dopo la caduta del "grande protettore" sovietico, l'economia cubana era sull'orlo del collasso e ci furono proteste imponenti. Ma ora l'utilizzo di internet e dei media digitali non solo rende più semplice organizzare manifestazioni di massa ma consente anche di vedere le immagini della repressione delle autorità e delle forze di sicurezza. Il blocco di internet non è considerato per ora strategico dal governo, che incassa circa 80 milioni di dollari al mese dalle altissime tariffe di connessione, senza contare la trasmissione delle rimesse dall'estero.
Prime timide aperture di Diaz-Canel, ma resta la retorica anti Usa
Diaz-Canel sta provando a dare qualche concessione, per esempio abolendo i dazi sulle importazioni di cibo e medicinali. Ma la retorica dominante resta quella della crisi causata dall'estero, vale a dire dagli Stati Uniti. Il governo addossa tutte le responsabilità alle sanzioni degli Stati Uniti, portate avanti "per distruggere la rivoluzione socialista". Questa "situazione complessa", ha detto Diaz-Canel, è stata sfruttata "da coloro che non vogliono realmente che si sviluppi la rivoluzione cubana o un rapporto civile e rispettoso con gli Stati Uniti".
Biden non cambia la linea Trump su Cuba
Un riferimento all'amministrazione Trump, certamente, che ha imposto più di 200 misure contro Cuba in quattro anni. Tra le entità colpite anche, Fincimex, che gestisce le rimesse in entrata a Cuba. Le sanzioni avevano costretto Western Union a sospendere i servizi con Cuba, lasciando molti cubani americani senza mezzi legali per inviare soldi alle loro famiglie. Ci si attendeva che con l'arrivo di Biden alla Casa Bianca potesse cambiare l'approccio alla questione cubana. Così come accaduto con la Cina, non è stato così. Anzi. Biden ha confermato tutte le sanzioni e le restrizioni imposte da Trump, nonostante in campagna elettorale avesse garantito l'opposto.
Biden, niente dialogo: "Cuba stato fallito, dare la libertà al suo popolo"
E in un discorso molto duro delle ultime ore ha definito Cuba uno "stato fallito che reprime i propri cittadini". Biden ha aggiunto che sta valutando diverse opzioni "per aiutare il popolo cubano, ma richiederebbero altre circostanze o la garanzia che queste non andranno a vantaggio del governo". Appare dunque chiaro che anche Biden manterrà la linea trumpiana e la sua linea si sia incanalata sullo scontro non solo politico-diplomatico, ma anche ideologico.
Russia e Cina: "Dietro le proteste a Cuba ci sono gli Usa"
La contrapposizione torna proprio come ai tempi della guerra fredda. La Russia sostiene che dietro le proteste ci sia la volontà degli Stati Uniti di fomentare una "rivoluzione colorata" a Cuba, aggravando le condizioni economiche dei cittadini per favorire un cambio di regime, come ha dichiarato la portavoce del Cremlino, Maria Zakharova. La stessa linea della Cina, con il ministero degli Esteri di Pechino che sostiene che Washington utilizzi le sanzioni come arma politica.
Per ora mancano i missili, ma il livello dello scontro intorno a Cuba si sta alzando, coi due schieramenti contrapposti che stanno prendendo posizione. Uno scenario che non semplifica, ma semmai complica la soluzione della questione e soprattutto allontana un futuro migliore per i cubani.