Esteri
Deviazione degli Aiuti Umanitari in Sudan: Sfollati alla Fame
Secondo lo studio, negli ultimi sei mesi, l’80% dei membri delle comunità ospitanti e il 68% degli sfollati che vivono con loro non hanno ricevuto aiuti

Sudan, aiuti umanitari bloccati da corruzione e favoritismi: milioni di sfollati restano senza cibo mentre il sistema favorisce funzionari e conoscenti
In Sudan, un Paese devastato dalla guerra civile e da una crisi umanitaria senza precedenti, gli aiuti destinati ai profughi affamati spesso non arrivano a destinazione. Vengono invece venduti nei mercati o distribuiti a funzionari e dipendenti statali, lasciando gli sfollati nei campi in condizioni di estrema necessità. Rapporti recenti di organizzazioni della società civile e indagini sul campo hanno evidenziato irregolarità nella gestione degli aiuti da parte delle autorità militari al potere dal colpo di Stato del 2021. La guerra tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido, giunta al terzo anno, ha spinto oltre 30 milioni di persone, tra cui 16 milioni di bambini, in una situazione di bisogno urgente.
Le Nazioni Unite descrivono la crisi come “catastrofica”. La riduzione dei finanziamenti internazionali, anche a causa di misure dell’amministrazione statunitense, ha aggravato l’emergenza alimentare. In questo contesto, le difficoltà nella distribuzione degli aiuti umanitari rappresentano un ostacolo significativo.
Un’indagine condotta nel settembre 2024 dall’organizzazione “Solutions for Earth Truth” nello Stato di Gadaref, nel Sudan orientale, ha rivelato problemi nella gestione degli aiuti. Gadaref, sotto il controllo militare, ospita centinaia di migliaia di sfollati fuggiti da Khartoum e dalle regioni centrali. Il sondaggio, che ha coinvolto oltre 400 persone di diverse comunità, ha mostrato che gli aiuti tendono a essere assegnati a un gruppo ristretto vicino alle autorità, escludendo molti bisognosi. Una donna sfollata ha dichiarato: “Gli aiuti vanno solo a certe persone, come i responsabili della distribuzione e i loro amici o familiari. Non vengono distribuiti equamente”.
Le persone che vivono fuori dai centri di accoglienza ufficiali, come scuole adibite a rifugi, hanno meno probabilità di ricevere assistenza. Secondo lo studio, negli ultimi sei mesi, l’80% dei membri delle comunità ospitanti e il 68% degli sfollati che vivono con loro non hanno ricevuto aiuti. Una sfollata di Gadaref ha raccontato: “Quando sappiamo che arrivano gli aiuti, ci presentiamo perché siamo registrati. Ci mettiamo in fila, ma poi chiamano i loro conoscenti. Ci dicono che i nostri nomi non ci sono, e torniamo a mani vuote”. Solo un terzo della popolazione dello Stato ha ricevuto assistenza nello stesso periodo, nonostante un accesso umanitario relativamente migliore rispetto ad altre zone. Il 55% dei partecipanti ha segnalato difficoltà nell’accesso agli aiuti, il 36% ha indicato la loro scarsità come problema principale e quasi il 15% ha sottolineato le irregolarità nella distribuzione.
Un rapporto di Transparency International dell’ottobre 2024 ha stimato che oltre 4,6 miliardi di dollari in aiuti finanziari e materiali siano stati gestiti in modo non trasparente dal governo di Port Sudan. Gli aiuti, forniti da paesi e organizzazioni internazionali, finiscono spesso nei mercati o vengono utilizzati per scopi non previsti, anziché raggiungere i profughi. Fatima Ahmed, una sfollata di 50 anni di Dimm Jaber, vicino a Port Sudan, ha raccontato alla CNN nel febbraio 2024: “Ho visitato più volte la commissione governativa per gli aiuti umanitari. Mi hanno mandato al comune, che mi ha rimandato alla commissione. È andata avanti così”. Questo rimpallo burocratico evidenzia un sistema che sembra ostacolare l’accesso agli aiuti.
La distribuzione iniqua degli aiuti e il loro utilizzo improprio rappresentano una sfida umanitaria che colpisce milioni di sudanesi. La comunità internazionale è chia