Esteri
Egitto, Kerry fa un regalo ad Al Sisi. La Cop27 sul clima sarà al Cairo
Il paese del caso Regeni e del caso Zaki viene premiato dalla comunità internazionale
Sara' l'Egitto a ospitare la Cop27 sul clima, la Conferenza delle Parti, il prossimo anno. Lo ha annunciato l'inviato Usa sul Clima, John Kerry, che ha partecipato ai lavori di chiusura della pre-Cop di Milano, la Youth4Climate. Kerry -secondo il quale il prossimo summit a Glasgow sara' "la linea di partenza di quella che sara' la gara del secolo"- ha detto che, per invertire la rotta, "ciascuno deve fare la sua parte", in primis "i Paesi del G20, i 20 Paesi piu' ricchi del mondo che assicurano l'80% delle emissioni del pianeta". "Dobbiamo capire che siamo tutti sulla stessa barca, che nessun Paese piccolo puo' da solo affrontare la questione, ma neanche nessun Paese grande da solo. E' un test collettivo, il multilateralismo al piu' alto livello". Nei giorni scorsi, il presidente egiziano Abdel-Fattah El-Sisi aveva dato la disponibilita' ad ospitare la 27a edizione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nel 2022 a nome dell'Africa; e aveva detto che, se avesse centrato l'obiettivo, questo sarebbe stato un importante punto di svolta nella lotta globale contro il cambiamento climatico.
"Egitto premiato da Kerry alla faccia dei diritti umani"
La scelta sta generando qualche polemica e arriva "alla faccia dei diritti umani", scrive Roberto Noury di Amnesty International sul Manifesto. "Come noto, in Egitto migliaia di difensori e difensore dei diritti umani, giornalisti, blogger, avvocati, attivisti, dissidenti e ricercatori, tra i quali Patrick Zaki, sono ingiustamente detenuti sulla base di leggi liberticide e spesso in condizioni che mettono a repentaglio la loro salute pisco-fisica". Continua Noury: "Se c’era un’occasione in cui la comunità internazionale poteva dimostrarsi preoccupata per le violazioni dei diritti umani e dunque evitare di conferire un «premio reputazionale» al presidente al-Sisi, in questo caso è andata persa. Non meraviglia ma amareggia. Conosciamo bene l’ipocrisia della narrativa per cui occasioni del genere sono utili per esercitare pressioni in favore dei diritti umani. La realtà è purtroppo un’altra: occasioni del genere servono ai regimi per far dimenticare sparizioni, torture, processi politici e condanne a morte".