Esteri
Elezioni Serbia, vince Vučić, ma per l’opposizione è un risultato illegittimo
In Serbia trionfa il presidente in carica con oltre il 60% dei consensi, ma per le opposizioni il boicottaggio del voto toglie legittimità alla vittoria
Elezioni in Serbia, ha vinto Vučić
Come da previsioni, il presidente Aleksandar Vučić ha trionfato in Serbia, nelle elezioni parlamentari e amministrative del 21 giugno. Il suo partito, Partito del progresso serbo, il conservatore Sns, da lui guidato, ha vinto con ampio margine superando, secondo i risultati parziali, il 60% dei consensi.
Al secondo posto, il Partito socialista (Sps) dell’alleato di governo, il ministro degli esteri Ivica Dacic, che sembrerebbe essersi fermato al 10%, seguito dal movimento Spas, una forza di opposizione moderata di centrodestra guidata dall'ex pallanuotista Aleksandar Sapic, accreditato a circa il 4%. Nessun altro partito dei 18 in lizza sarebbe riuscito a superare la soglia di sbarramento, pur abbassata dal 5 al 3%, e a ottenere seggi nel parlamento unicamerale di 250 deputati.
L'opposizione, che inizialmente nei mesi scorsi sembrava voler correre unita e fare muro contro l'Sns di Vučić, con un consenso previsto fino al 14%, ha poi deciso di boicottare il voto ritenendo che non ci fossero in Serbia le condizioni per elezioni libere e democratiche. Ma successivamente il fronte si è diviso, con le forze più radicali che hanno confermato il boicottaggio, mentre altri partiti e movimenti più moderati hanno deciso di partecipare alla consultazione.
Secondo Dragan Djilas, uno dei leader dell'opposizione radicale, il boicottaggio ha avuto successo perché ha abbassato l'affluenza che, a suo avviso, è stata molto inferiore al 50% di cui parla lo Sns, cosa che non conferirebbe legittimità al potere di Vučić. Per Djilas la partecipazione sarebbe stata poco superiore al 40% e a Belgrado solo del 36%. L'ultimo dato ufficiale della commissione elettorale relativa alle 18 parlava di un’affluenza al 40,82%. Il partito di Vučić ha reso noto in serata che alle urne si è recato poco più del 50% degli aventi diritto.
Stando ai primi dati parziali, a Sns, andrebbero 180 seggi dei 250 complessivi del parlamento, all'Sps 30, a Spas 11. Una maggioranza schiacciante che consentirebbe al partito del presidente di governare da solo e di continuare nel programma di riforme per la modernizzazione del Paese e la realizzazione delle necessarie infrastrutture, oltre a portare avanti il difficile dialogo con il Kosovo. Già il 27 giugno si terranno dei colloqui a Washington tra il governo serbo e quello di Pristina per dare nuovo impulso alle trattative di riconciliazione, che comprendono anche questioni relative ai confini ancora da definire.
Le opposizioni, intanto, continuano ad accusare Vučić di una deriva autoritaria e di controllare i media e la stampa del paese, mentre il peggioramento dei diritti civili è stato dimostrato da uno studio dell’osservatorio indipendente internazionale ‘Freedom House’, secondo cui la Serbia attuale non è più una vera democrazia ma è solo ‘parzialmente libera’.