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Elezioni Taiwan 2020:voto cruciale. Han sfida Tsai con Cina e Usa sullo sfondo
Inquadramento politico e geopolitico, partiti e candidati. SPECIALE ELEZIONI TAIWAN 2020
Nel calendario del 2020 sono previsti diversi appuntamenti elettorali importanti. Per le scelte, i valori in discussione e le conseguenze geopolitiche ce ne sono però due che sono più importanti degli altri. Di uno, le elezioni presidenziali negli Stati Uniti del prossimo novembre, si sa, e si saprà, di tutto e di più. Ma dell'altro nel mondo occidentale se ne parla ancora molto poco, sottovalutandone le implicazioni che possono raggiungere un livello globale sia sotto il profilo simbolico sia sotto quello strategico. Stiamo parlando delle elezioni di Taiwan, in programma per domenica 11 gennaio, a proposito delle quali Affaritaliani.it proporrà una serie di approfondimenti e interviste.
ELEZIONI TAIWAN 2020: INQUADRAMENTO POLITICO
Di solito ci si riferisce a Taiwan come a un'isola. Si tratta invece di un insieme di isole (in totale 166), di cui quella più grande di Formosa ("bella"), come la chiamarono i portoghesi nel XVI secolo, è la principale. Lo status di Taiwan è motivo di discussione (e tensione) da oltre 70 anni. Nel 1949, dopo la fine della dominazione giapponese, diventa l'ultimo avamposto della Repubblica di Cina. Chiang Kai-shek, il leader del Kuomintang uscito sconfitto dalla guerra civile contro i comunisti di Mao Tse-tung, si rifugia infatti a Taiwan e Taipei diventa la capitale provvisoria dello Stato nazionalista. Da allora molto, se non tutto, è cambiato. La stragrande maggioranza delle nazioni mondiali ha oggi relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese (che dal 1971 ha conquistato il seggio alle Nazioni Unite) e ha aderito al principio dell'unica Cina, rompendo i rapporti politici ufficiali con Taiwan. Nel frattempo Taipei è diventata a tutti gli effetti una democrazia dopo che nel 1987 è stata abolita la legge marziale e nel 1996 si sono svolte le prime elezioni presidenziali. Col passare del tempo si è diffuso un sentimento identitario prettamente "taiwanese". Nel 2000 il DPP (Democratic Progressive Party) ha vinto per la prima volta le elezioni, con Chen Shui-bian che è stato presidente per due mandati, prima del ritorno al potere del Kuomintang con Ma Ying-jeou nel 2008, inaugurando una fase di dialogo con Pechino. Una fase interrotta nel 2016 con la nuova affermazione del DPP con Tsai Ing-wen.
ELEZIONI TAIWAN 2020: INQUADRAMENTO GEOPOLITICO
La vecchia diatriba sulla "vera Cina" tra nazionalisti e comunisti è stata archiviata, ma ne ha accesa una ancora maggiore. Pechino infatti continua a considerare Taiwan una provincia ribelle, mentre in molti a Formosa vorrebbero quantomeno mantenere lo status quo nel quale Taipei agisce come Stato de facto. Questione complicata dall'ascesa economica e politica di Pechino, oggi molto più influente a livello commerciale e strategico di un tempo. Gli ultimi quattro anni hanno visto un costante peggioramento dei rapporti sullo Stretto, con Pechino che ha intensificato la sua azione diplomatica sui pochi alleati diplomatici rimasti a Taipei, che dopo le ultime defezioni di Isole Salomone e Kiribati ne può contare solamente 15, la maggior parte in America Centrale e nel Pacifico. Tra i paesi rimasti a riconoscere Taiwan c'è anche Città del Vaticano, di gran lunga il più influente, protagonista però negli ultimi anni di uno storico avvicinamento alla Cina, come dimostra no l'accordo sulla nomina dei vescovi nel 2018. Seppure gli Stati Uniti non abbiano più relazioni diplomatiche ufficiali con Taipei dal 1979, restano il più importante alleato di Taiwan a livello internazionale. L'amministrazione Trump si è dimostrata particolarmente attenta al tema Taiwan, anche per l'approccio molto aggressivo nei confronti di Pechino sul piano commerciale e non solo. Nel 2018 è stata ampliata la presenza diplomatica americana a Taipei, con l'ampliamento dell'American Institute in Taiwan che è una sorta di ambasciata de facto. Il tutto mentre la presidente Tsai ha fatto due volte scalo in territorio americano durante le sue visite in America Centrale e America Latina e la cooperazione economica e militare si sono intensificate.
ELEZIONI TAIWAN 2020: PARTITI E CANDIDATI
Dopo il pesante ko al Midterm del 2018, il DPP di Tsai (il cui mandato è stato caratterizzato anche da importanti decisioni in materia di diritti civili, con Taiwan che è diventato il primo luogo in Asia a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso) si è ripreso e ora guida i sondaggi in vista del voto dell'11 gennaio. A incidere la ripresa dell'economia, anche per la scelta (incentivata dall'amministrazione) di alcune aziende taiwanesi di rientrare dalla Cina continentale per sfuggire alla trade war, e la crisi di Hong Kong, che ha aumentato l'opposizione al modello "un paese, due sistemi" che Pechino vorrebbe proporre anche a Taipei in futuro. Il Kuomintang, sostenitore di una riapertura del dialogo con la Cina continentale e di un approccio pragmatico alla ricerca di possibili vantaggi economici, appare al momento in svantaggio. Il candidato del KMT è Han Kuo-yu, reduce dalla vittoria elettorale del 2018 che lo ha reso il primo sindaco nazionalista di Kaohsiung dal 1998. Han ha sconfitto alle primarie Terry Gou, il patron del colosso dei semiconduttori Foxconn che sembrava avere il vento in poppa dopo essere stato persino ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump. Il terzo incomodo è il People First Party del veterano James Soong, mentre diversi altri partiti corrono solo per le elezioni legislative che decideranno la futura composizione dello Yuan esecutivo.
Mentre tante antiche democrazie occidentali sono in crisi d'identità, la giovane democrazia di Taiwan si appresta a un voto fondamentale. Washington e Pechino assistono con attenzione.
@LorenzoLamperti