Esteri

Trump, Friedman ad Affari: "Gli Usa hanno il governo che si meritano. Il mondo verso la legge della giungla"

di Samuel Botti

La preoccupazione di Alan Friedman: "Gli statunitensi hanno scelto di nuovo Trump? Ora meritano tutte le decisioni che prenderà. A livello mondiale un'incertezza che ricorda gli anni Trenta dell'ultimo secolo"

Friedman ad Affari: "Gli Usa hanno il governo che si meritano. Il mondo verso la legge della giungla"

La vittoria di Donald Trump è un terremoto destinato a cambiare gli equilibri non solo negli Stati Uniti, ma in Occidente ed in tutto il resto del mondo. E l'allarme risuona particolarmente in Europa. Appena pochi giorni prima di diventare il 47esimo presidente degli Stati Uniti, il tycoon aveva tuonato, anticipando una tempesta di dazi: "L'Europa sembra così carina, ma ci deruba". Anche sul fronte ucraino molto potrebbe cambiare. Alan Friedman, giornalista, scrittore ed opinionista statunitense, non nasconde la propria preoccupazione: "Trump è una minaccia non solo alla democrazia americana, ma anche ai valori delle democrazie occidentali europee. E la sua vittoria è una vittoria anche di Putin e Netanyahu. Andiamo verso un mondo in cui la legge della giungla sarà quella che sostituisce i pilastri del sistema americano disegnato dopo la Seconda guerra mondiale". L'intervista.

 

Friedman, un commento sulla vittoria di Trump?

Trump ha vinto un plebiscito in cui ha avuto l'appoggio della maggioranza degli uomini bianchi, delle donne bianche e dei giovani. Ha avuto inoltre un appoggio notevole da due gruppi etnici che aveva insultato con alcune battute razziste, ispanici e afroamericani, ma che hanno deciso di votarlo comunque. Evidentemente, Kamala Harris è stata debole, poco conosciuta e troppo appesantita dal suo legame con l'impopolare Joe Biden. Trump invece, con tutte le sue forti e volgari dichiarazioni, è piaciuto di più.  Il punto è che noi americani scegliamo Trump, e questa volta in modo molto plebiscitario. Se lo vogliono tanto come presidente, allora il mio giudizio è che l'elettorato ha il governo che si merita. Ed è ciò che accadrà: otterrà l'appoggio della maggioranza degli statunitensi, e su questo faccio loro un “in bocca al lupo”. Trump è una minaccia non solo alla democrazia americana, ma anche ai valori delle democrazie occidentali europee. La volontà del popolo è sacrosanta, lo hanno scelto per la seconda volta e ora meritano tutte le decisioni che prenderà d’ora in avanti, anche quelle contro di loro.

Quali saranno le conseguenze per l’Italia e per l’Europa?

Io non credo che Trump ritirerà gli Stati Uniti dalla NATO, ma credo che sicuramente cercherà di consegnare a Vladimir Putin quello che vuole.  Questo significa che Meloni, Scholz, Macron e Starmer devono iniziare a prepararsi ad una brutta sorpresa. Trump, invece di portare avanti l'appoggio all'Ucraina contro la Russia, venderà la testa di Zelensky per due lire. Per raggiungere in 24 ore quella che lui chiama pace, darà via l'Ucraina, legittimando l'invasione della Russia. Questa non è una grande vittoria solo per Trump, ma anche per Vladimir Putin, che vuole distruggere la democrazia occidentale. È anche una grande vittoria per l’oligarca americano Elon Musk, un genio ma anche un uomo problematico, cattivo e squilibrato che lavora con Putin. L'idea di avere l'uomo più ricco del mondo come una specie di co-presidente o consigliere dietro le quinte, mentre vomita la propaganda del Cremlino su Twitter ogni giorno, può solo fare male per chi crede nella democrazia.

E in Medio Oriente?

Carta bianca per Netanyahu. A differenza di Biden, che cercava in modo inefficace di restringere e di fermare la sua avanzata, con Trump invece il premier israeliano ha fatto tombola. Con lui alla Casa Bianca, nessuno è più in grado di fermare Netanyahu.

Suona oggi profetico il titolo del suo ultimo libro: "La fine dell’impero americano, guida al Nuovo Disordine Mondiale"...

Il mio libro sostiene che la leadership Usa è destinata a finire nei prossimi decenni e che ci troviamo già siamo al crepuscolo del secolo americano. All’interno del libro cito alcuni esempi di politiche estere adottate dagli Stati Uniti: da John F. Kennedy che ci ha portato in Vietnam a Jimmy Carter che ci ha portato all’umiliazione con l’Iran. Da Bush padre, che non ha saputo come reagire al crollo del muro di Berlino, a Bill Clinton, che ha abbracciato la globalizzazione senza rendersi conto degli effetti sulle disuguaglianze dei redditi. Ed ancora George W. Bush, che ha lanciato due guerre disastrose in Afghanistan e Iraq. E Barack Obama, che ha mostrato incompetenza nelle gestioni di Libia e Primavere Arabe. Quindi Donald Trump, che è stato il primo presidente il cui governo ha smantellato l'impegno americano per il cambiamento climatico adottando una politica antieuropeista e isolazionista. Fino a Biden, che è stato poco efficace con Netanyahu e ha proseguito il disastro del ritiro di Kabul. Il nostro impero è stato mal gestito, siamo un Paese in declino vittima dell’ipocrisia. Il fatto che l'America sia spaccata in due, con fortissime divisioni sociali e politiche, significa che la leadership sarà costantemente indebolita. E questo processo verrà accelerato dall’amministrazione Trump. Il mio libro è una guida ai prossimi quattro anni, dove vedremo un ordine mondiale sempre meno condizionato da Washington, sempre più disordinato, più buio, più incerto e colmo di nuove guerre.

C’è qualche figura a livello mondiale che potrebbe invertire questa prospettiva?

Il Partito Democratico sta implodendo in America. È destinato a spendere i prossimi anni nel deserto. In Inghilterra, i problemi della Brexit rimangono pesanti. In Germania, il governo Scholz sta per crollare e i neonazisti stanno per avere una nuova vittoria elettorale nelle prossime politiche. In Francia, Macron non riesce a tenere a bada Le Pen. In Italia, c'è un governo filoamericano ma che si troverà potenzialmente in difficoltà se Trump deciderà di togliere il sostegno all’Ucraina. Il politico più furbo, più cinico e più sofisticato nel mondo si chiama Xi Jinping. È un dittatore brutale, che non avendo bisogno di rispondere né al Parlamento né ai media, può fare quello che vuole. Andiamo verso un mondo in cui Paesi come Turchia, Arabia Saudita, Iran, Brasile e India, generalmente con posizione non filoamericane, saranno sempre più vicini a Putin. Andiamo verso un mondo in cui la legge della giungla sarà quella che sostituisce i pilastri del sistema americano disegnato dopo la Seconda guerra mondiale. Siamo in un momento di incertezza che mi ricorda gli anni Trenta dell'ultimo secolo.