Esteri

Trump stravince a suon di "America First", e Bruxelles? Con il suo protezionismo l'Europa rischia la recessione

di Rosa Nasti

Quali sono i rischi della Trumpeconomics? E gli effetti sull'Europa? Parla Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi di Corporate Family Office

Inflazione, debito pubblico e dazi: la lotta commerciale di Trump rischia di mandare l'Europa in recessione

Il risonante "Make America Great Again" di Trump rischia di trasformarsi in un "Make America Isolated". La sua vittoria non scuoterà solo l’economia Usa, ma avrà ripercussioni globali. Dazi, commercio estero, Fed, tasse e transizione energetica sono solo l'inizio del caos.

Cosa farà la Trumpeconomics? Alimenterà l’inflazione, senza dubbio. Il tycoon sta raccogliendo i frutti di un'economia solida, con forte crescita, bassa disoccupazione e un'inflazione che finalmente si avvicina all’obiettivo del 2% della Fed. Eppure con le sue politiche protezionistiche, il risultato potrebbe essere un terremoto economico che ferma quella crescita che oggi sembra così solida.  Affaritaliani.it  ha parlato con Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi di Corporate Family Office, per decifrare la ricetta economica di Trump.

Trump parla tanto di una nuova "età dell'oro". È semplice retorica quella del tycoon?

Bisogna però capire per chi. Probabilmente per gli americani, ma anche lì, la sua vittoria è stata in gran parte un successo della pancia degli elettori, che hanno visto come, in tre anni, il prezzo di un caffè sia passato da 1,40 a 3 dollari. Se l’inflazione dovesse tornare, potrebbe raggiungere, nel peggiore dei casi, un picco del 9,3%.

L'inflazione significa prezzi in aumento, e questo ci porta a chiederci come si concilieranno la sua politica di stop all’immigrazione e i dazi—che a loro volta alimentano l'inflazione—con l'ulteriore crescita dei prezzi prevista. A questo punto, non sarà facile per la Fed e Powell (oggi vedremo un altro possibile taglio) navigare tra la riduzione dei tassi e la gestione di questa spirale inflazionistica.

Quali sono i reali benefici delle politiche economiche di Trump?

Quando si parla di "Make America Great Again", l'idea è soprattutto quella di rilanciare la manifattura, soprattutto considerando che i PMI manifatturieri sono ancora sotto il 50, un segno di debolezza o recessione. In effetti, la manifattura americana è attualmente in recessione, a prescindere dalla crescita del Pil. Tuttavia, tra le promesse fatte durante la campagna elettorale e le azioni concrete c'è una grande differenza. Rilanciare la manifattura potrebbe significare un export più forte e, quindi, un dollaro più debole, esattamente l'opposto di quanto stiamo vedendo ora, con un dollaro molto forte che ha fatto scendere il prezzo dell'oro.

Secondo quanto detto da Trump in campagna elettorale, uno degli obiettivi è ridurre le tasse e offrire sussidi alle imprese in crescita. Ma questo comporterebbe un aumento del deficit e del debito, e per attirare investimenti, bisognerebbe rendere più appetibili i titoli di stato. Quindi, da un lato, il dollaro cresce perché gli investitori richiedono dollari per acquistare titoli del tesoro, ma dall'altro, l'amministrazione non lo vuole, poiché un dollaro forte penalizza l'export. Questo fenomeno è positivo per le azioni americane, ma negativo per i bond e, soprattutto, per il commercio internazionale.

LEGGI ANCHE: Bitcoin alle stelle con Trump, nuovo record. E adesso la criptovaluta potrebbe sostituire il dollaro

Trump ha proposto sgravi fiscali e dazi per rilanciare l'economia americana. Ma quali rischi corre l'Europa di fronte a un'America in lotta commerciale?

Le politiche protezionistiche di Trump, in particolare con i dazi nei confronti dell'Europa, sono dirette a colpire settori strategici come l'acciaio, l'alluminio, le auto e persino i prodotti italiani. Tuttavia, dovrà fare i conti con un'import-export dall'Europa che non è mai stata così alta. Trump cita numeri che non sono del tutto chiari. Parla di un deficit commerciale con l'Ue di 300 miliardi, ma se si considerano solo le merci, la cifra si riduce a circa 150 miliardi. Aggiungendo i servizi (import/export di valuta), il deficit si aggira sui 40-50 miliardi, non certo 300. Quindi la domanda sorge spontanea: da dove prende Trump questi numeri?

LEGGI ANCHE: Difesa, petrolio e soprattutto Tesla. Borsa, quali azioni saliranno alle stelle dopo la vittoria di Trump

Ma quindi come risponderanno i mercati internazionali a una nuova ondata di protezionismo?

Già abbiamo visto le conseguenze: i mercati americani salgono, mentre quelli europei scendono. Goldman Sachs ha stimato che l'Europa potrebbe perdere tra lo 0,6% e l'1% del Pil a causa di possibili dazi. Considerando che l'Europa ha registrato una crescita dello 0,4% nel terzo trimestre, ciò implica che, nel medio-lungo periodo, potremmo entrare in recessione. Questo non piace alle imprese europee ovviamente, in particolare quelle italiane.