Esteri

Gaza, morti due giornalisti. Blinken teme il coinvolgimento del Libano

di Redazione

Le autorità israeliane: "Smantellata la struttura militare di Hamas nel nord di Gaza, uccisi i capi battaglione del massacro nel kibbutz Be'eri"

Gaza, morti due giornalisti. Blinken teme che il conflitto si estenda al Libano 

La guerra in Medioriente giunge al giorno 93. Almeno 16 persone sono morte nei nuovi bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza. L'esercito dello Stato ebraico annuncia di aver "completato lo smantellamento" delle capacità militari di Hamas nel nord di Gaza e di aver ucciso il comandante del battaglione Nuseirat, Ismail Siraj, e del suo vice, Ahmed Wahaba, responsabili del massacro del 7 ottobre nel kibbutz di Be'eri e in altre comunità di confine. L'esercito: "Finora uccisi 8mila terroristi". La Striscia di Gaza intanto è allo stremo e, secondo l'Onu, "la carestia è dietro l'angolo". Blinken intanto, dopo la tappa di Amman, che ha incluso anche una visita un centro del Programma alimentare mondiale nella capitale giordana, sta per volare a Doha, in Qatar, e poi stasera sarà negli Emirati, ad Abu Dhabi per altri colloqui con gli alleati arabi. Domani sarà in Israele e poi sarà la volta dell'Egitto. 

Hamas aggiorna il bilancio, 22.835 morti nella Striscia di Gaza

Il Ministero della Salute di Hamas ha aggiornato il bilancio delle vittime del conflitto nella Striscia di Gaza: almeno 22.835 morti complessivamente, di cui 113 nelle ultime 24 ore. Il numero dei feriti ammonta a 58.416 dall'inizio della guerra. 

Media: 2 giornalisti uccisi in raid Israele a Khan Yunis

Due giornalisti sono rimasti uccisi in un raid Israeliano a Khan Yunis, riferisce l'agenzia Wafa. Le vittime si chiamavano Mustafa Abu Thraya e Hamza Dahdouh. Quest'ultimo era il figlio di un noto giornalista di Al Jazeera, Wael Al-Dahdouh, la cui storia fece il giro del mondo: apprese, mentre era in un ospedale per girare un servizio sugli attacchi israeliani, la notizia che un raid aveva ucciso la moglie e altri due figli.

Israele: "Uccisi finora 8.000 terroristi"

In esattamente tre mesi di guerra Israele ha ucciso "circa 8.000 terroristi" di Hamas: è quanto afferma l'esercito. Nel settore nord della Striscia, all'interno di un'area fittamente popolata da 1,2 milioni di persone, è stata "gradualmente smantellata una struttura militare composta da 2 brigate che comprendevano 12 battaglioni, con una forza complessiva di 14mila uomini". In totale nella Striscia di Gaza le forze armate israeliane "hanno trovato e distrutto finora 30-40.000 armi e altri mezzi da combattimento custoditi nei bunker di Hamas ma anche in scuole, ospedali, moschee e in case".

Raid aereo di Israele su Jenin, in Cisgiordania: 6 morti

Un attacco aereo israeliano ha ucciso sei persone a Jenin, in Cisgiordania. Secondo il ministero della Sanità palestinese, il bombardamento ha colpito un assembramento di cittadini nella città situata nel nord del territorio palestinese. Secondo Israele le persone uccise facevano parte di un gruppo di uomini armati palestinesi che stavano lanciando esplosivi contro truppe impegnate in un'operazione antiterrorismo in Cisgiordania.

Proteste in Israele, chieste le elezioni anticipate

Proteste contro il governo sono scoppiate in diverse località di Israele, con i manifestanti che chiedono le elezioni anticipate. Il corteo più grande è sceso in piazza Habina, a Tel Aviv. Agistazioni più piccole, per numero di partecipanti, sono state registrate anche ad Haifa e nella città costiera settentrionale di Cesarea, davanti all'abitazione del premier Benjamin Netanyahu.

Israele: smantellata la struttura militare di Hamas nel nord di Gaza

L'esercito israeliano ha dichiarato di aver "completato lo smantellamento" delle capacità militari di Hamas nel nord di Gaza. "Continueremo ad approfondire i risultati, a rafforzare la barriera e le difese al confine", ha dichiarato il portavoce militare. Nonostante la sconfitta di Hamas nel nord della Striscia, è tuttavia probabile che da quelle aree verranno ancora effettuati sporadici lanci di razzi verso Israele.

La missione di Blinken in Medio Oriente 

Arginare il conflitto mediorientale, ma soprattutto evitare che il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, possa vedere nel Libano, e nella sconfitta di Hezbollah, una soluzione per rinsaldare le fila di un governo diviso e provato da tre mesi di conflitto. Nell'agenda ufficiale della missione del segretario di Stato americano non si fa cenno al Paese dei Cedri, ma a eventuali 'escalation regionali' della guerra. A parlarne però è oggi il Washington Post che, attribuendo le informazioni a 'conversazioni private', tira fuori la grande paura degli Stati Uniti, mentre Israele entra in una terza fase cruciale contro Hamas. A sostegno della tesi anche le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano Benny Gantz che ha difeso il premier affermando che "l'unica considerazione qui e' la sicurezza di Israele, niente altro. E' il nostro dovere verso il Paese i i suoi cittadini, tutto il Governo su questo è d'accordo".    

Secondo il giornale americano comunque i colloqui tra l'amministrazione Usa e Tel Aviv ci sarebbero già stati, sulla base anche di una valutazione segreta della Defense Intelligence Agency (DIA) che, in un rapporto, sconsiglierebbe vivamente lo Stato ebraico nell'intraprendere un'iniziativa del genere sul Libano: l'Idf infatti si troverebbe a essere troppo sparpagliata nei vari fronti del conflitto e l'insuccesso dsarebbe quasi certo. Inoltre, sempre secondo il Washington Post, Hezbollah, avversario di lunga data degli Stati Uniti con combattenti ben addestrati e decine di migliaia di missili e razzi, vorrebbe al contrario evitare una grave escalation. In un discorso venerdi', il leader dell'organizzazione Nasrallah aveva promesso una risposta all'aggressione israeliana, lasciando intendere pero' che potrebbe essere aperto ai negoziati sulla demarcazione del confine con Israele. 

Per Blinken si tratta ora di riuscire a trovare la quadra di una situazione geopolitica complicatissima. Ieri i colloqui con Erdogan e il forte pressing per un sostegno al cessate il fuoco, oggi i colloqui con il Re di Giordania, Abdullah II, che ha a sua volta invitato gli Stati Uniti a fare pressione su Tel Aviv affinche' ottenga uno "stop alle armi immediato" per evitare "ripercussioni catastrofiche" del proseguimento delle ostilita'.

A corroborare comunque le buone intenzioni del segretario di Stato ci sarebbero oggi le indiscrezioni della Cnn secondo cui Israele starebbe entrando in una nuova fase di guerra in cui le Forze di Difesa Israeliane, Idf, starebbero rivedendo la posizione "distruzione totale di Hamas" a favore di un 'indebolimento' invece del potere nella Striscia dell'organizzazione islamista.   Blinken intanto, dopo la tappa di Amman, che ha incluso anche una visita un centro del Programma alimentare mondiale nella capitale giordana, sta per volare a Doha, in Qatar, e poi stasera sarà negli Emirati, ad Abu Dhabi per altri colloqui con gli alleati arabi. Domani sarà in Israele e poi sarà la volta dell'Egitto. 

"Vogliamo essere sicuri che i paesi che la pensano allo stesso modo utilizzino i loro legami, la loro influenza, i loro rapporti con alcuni degli attori che potrebbero essere coinvolti per mantenere il controllo delle cose, per garantire che il conflitto non si estenda", ha affermato il segretario Usa, ieri in Grecia.   La guerra tra Israele e Hamas, entrata nel suo quarto mese, fa temere un'esondazione con l'aumento della violenza non solo al confine israelo-libanese, ma anche in Iraq, Siria e nel Mar Rosso. Secondo il ministero della Salute di Hamas, le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza hanno provocato 22.800 morti, per lo piu' civili.  Riguardo alla ricostruzione di Gaza e alla sua governance, l'argomento sara' al centro delle discussioni tra il capo della diplomazia americana e i suoi partner arabi. In questo un ruolo particolare potrebbe svolgerlo la Turchia, e proprio di questo ha parlato ieri il rappresentante Usa con Erdogan.