Esteri

Geopolitica: Biden, Cina, G20 italiano, il post Merkel e... Il mondo nel 2021

di Luca Sebastiani

Se il 2020 è stato l’anno del coronavirus (ma non solo), sono diverse le dinamiche a cui prestare attenzione nei mesi che verranno

Il nuovo presidente Biden

Non si può non iniziare con l’insediamento del nuovo presidente della prima potenza mondiale. Joe Biden inizierà il 20 gennaio il suo mandato e la sua amministrazione dovrà concentrarsi su più temi. La gestione della pandemia tra tutte, con la somministrazione dei vaccini per tutta la popolazione americana, ma anche la ripresa economica a seguito della crisi di questi mesi. Grande attenzione sarà data alla lotta al riscaldamento globale e alla difesa dei diritti sociali, dopo le violente manifestazioni che hanno riempito le piazze statunitensi.

Joe BidenJoe Biden
 

L’Aquila contro il Dragone

In politica estera Joe Biden dovrà affrontare alcune sfide in particolare. I rapporti con la Cina tra tutti. La contesa tra le due grandi potenze è stata accelerata dalla pandemia nel 2020 e non si fermerà, nonostante il cambio di presidenza. Con Biden infatti la dura competizione proseguirà, a cominciare dal settore tecnologico. Su alcuni terreni, come i cambiamenti climatici, Washington e Pechino potrebbero invece collaborare.

Biden Xi JinpingJoe Biden e Xi Jinping
 

Scatti d’Iran

Oltre al contrasto con la Cina, gli Stati Uniti dovranno sciogliere il nodo Teheran. Biden, infatti, eredita un quadro difficile da Trump sull’Iran. L’uccisione del generale Soleimani, voluta dal presidente uscente, è il caso più eclatante della tensione tra i due paese. In campagna elettorale il candidato democratico ha spinto molto sull’intenzione di riportare le relazioni tra Washington e Teheran ai livelli della presidenza Obama. Il primo strumento potrebbe essere la rimessa in piedi del JCPOA, con lo scopo di arginare le volontà nucleari iraniane. Ma potrebbe non essere né immediato né facile.

IranIl presidente iraniano Rouhani
 

Nuovi equilibri mediorientali

Nel 2021 gli equilibri in Medio Oriente potrebbero modificarsi. I “dossier” aperti sono molti e bisognerà vedere come l’amministrazione Biden agirà nella regione. A partire dal ritiro dei soldati Usa da Iraq e Afghanistan (in cui sono in corso trattative tra governo centrale e talebani), o i nuovi rapporti tra Israele e i paesi del Golfo. Non si devono dimenticare poi le guerre in Siria e in Yemen, e le conseguenti crisi umanitarie, spesso tralasciate ma ancora in corso. Le divisioni all’interno del mondo islamico continueranno a generare conflitti e instabilità e proseguirà la competizione per diventare l’attore principale della regione (Iran-Arabia Saudita).

siriaManifestanti durante una protesta contro il bombardamento della Siria
 

Lo scontro franco-turco sull’Islam

La tensione tra Macron ed Erdogan è scoppiata nel 2020, a seguito dell’uccisione di Samuel Paty da parte di un estremista islamico. Il professore è stato “punito” per aver mostrato in una lezione caricature di Maometto. Macron ha quindi lanciato una legge contro l’Islam radicale, scatenando le ire di Erdogan, sempre più desideroso di farsi portavoce del mondo musulmano. Francia e Turchia sembrano essere ai ferri corti ed è un problema per l’Alleanza Atlantica. Una dinamica di scontro che nel prossimo anno potrebbe svilupparsi in diversi modi.

Erdogan MacronErdogan e Macron durante un incontro nel 2019
 

La successione di Angela Merkel

Nel 2021 si saprà il nome di chi diverrà il leader della Cdu tedesca e quindi, con molta probabilità, di chi prenderà il posto di Angela Merkel nella cancelleria dopo 15 anni. Sono diversi i candidati per una successione pesante sia per la Germania sia per l’intera Europa, visto che Berlino è il perno economico e politico del Vecchio Continente. La scelta del leader indicherà la futura strategia della Cdu e il partito a cui si appoggerà per un possibile nuovo governo. Ecco perché in gioco ci sono anche nuovi equilibri interni ed esterni.

Angela MerkelAngela Merkel
 

La prova della Brexit

Dal 1° gennaio la Brexit diventerà realtà, con conseguenze impronosticabili da un punto di vista economico, sociale e politico. Londra, nonostante quanto sostenuto dal governo Johnson, subirà dei contraccolpi che dovrà saper incassare. La coincidenza temporale con la crisi del coronavirus ha reso ancora più imprevedibile il futuro. Nel 2021 inoltre ci saranno le elezioni in Galles e in Scozia, sempre più sospinta da venti indipendentisti. Il Regno Unito dovrà cercare di ricompattarsi per poter avere un ruolo importante, slegato dall’Ue, nel mondo post-Covid.

Brexit
 

Il G20 italiano

L’Italia, dal 1° dicembre 2020, è presidente di turno del G20, l’organismo internazionale delle prime 19 economie globali più le istituzioni europee. Se la vaccinazione della popolazione mondiale continuerà come previsto, e quindi ci si lascerà alle spalle la crisi sanitaria, sarà l’anno della ripresa economica. L’Italia avrà il compito di far sedere gli stati più potenti attorno a un tavolo per cercare di risolvere multilateralmente le prossime sfide. “People, Planet, Prosperity, Public Health” saranno le linee guida che Roma si è imposta di seguire nell’agenda del G20.

Giuseppe Conte in collegamento con i leader del G20 durante il summit di marzo (fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)Giuseppe Conte in collegamento con i leader del G20 durante il summit di marzo (fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)
 

Navalny alla riscossa

Dopo essersi ripreso dall’avvelenamento, l’oppositore Navalny ha accusato Putin di essere il mandante. Il capo di stato ha negato e ha schernito l’avversario affermando che se fossero stati i servizi russi non lo avrebbero lasciato vivo. L’inchiesta continuerà nel 2021. Il leader del partito Russia del Futuro, comunque, ha intenzione di tornare in Russia per continuare a sfidare il Cremlino. Nelle sue intenzioni Mosca deve avvicinarsi all’Unione europea per potersi veramente sviluppare.

Alexei Navalny
Alexei Navalny durante un arresto

Populismo sudamericano

In Sudamerica quello passato è stato un anno di elezioni importanti per tutto il subcontinente, e il 2021 potrebbe confermare il trend di un ritorno del populismo socialista latinoamericano. A febbraio ci saranno le elezioni in Ecuador. La lista sostenuta da Rafael Correa, ex capo di stato, è stata ammessa nonostante le accuse nei suoi confronti, ma lui non potrà correre per la carica di vicepresidente. In aprile in Cile si svolgeranno le elezioni di sindaci, governatori e rappresentanti dell’organo costituente, dopo la volontà popolare di riscrivere la Costituzione. Sempre in aprile si voterà in Perù per eleggere il presidente e i membri del Congresso, dopo le rivolte del 2020 e la successione di tre presidenti in una settimana.

PerùUna manifestante durante lo sciopero dei contadini in Perù