Esteri
Gerusalemme capitale e riforma fiscale: gioie e dolori per Trump
Gerusalemme capitale e riforma fiscale: 48 ore di gioie e dolori per lo scommettitore Donald Trump
'Gli applausi della storica riforma fiscale americana e i fischi dell’Onu per Gerusalemme Capitale’ praticamente nello spazio di 48 ore due discutibili ma coraggiose decisioni del presidente americano Donald Trump hanno incassato valutazioni differenti in patria e sulla scena internazionale.
La prima, la grande promessa della campagna elettorale, e’ stata l’approvazione,della nuova riforma fiscale. Passata, non senza passaggi politici complessi e combattuti tra Repubblicani e Democratici, ma alla fine approvata.
Riforma fiscale e Gerusalemme capitale. In soffitta la vecchia legge fiscale
In soffitta la vecchia legge fiscale ferma da trenta anni e avanti con la nuova che abbassa le tasse e vuole mettere il turbo all’economia americana.
‘Un gran bel regalo natalizio’ l’ha definita il tycoon americano. Una riforma che vuole ‘fare' di nuovo l’America grande garantendo maggiore occupazione agli americani, meno lavori affidati a realtà’ non americane, più’ solidità’ economica alla sofferente middleclass di oggi e forte attrazione di investimenti.
Messe da parte le cassandre che paventano un’esplosione del debito statunitense il Governo, attraverso i suoi portavoce, ha parlato di giorno glorioso per il Paese. Questa legge rappresenta 'una delle più’ importanti pezzi della legislazione cambiata per aiutare lavoratori e imprese a far crescere l’economia’.
Aldilà’ delle battaglie politiche tra democratici e americani, la legge (che come tutte le grandi rivoluzioni ha ampi margini di miglioramento), ha dato al presidente americano luce ed immagine di coerenza rispetto a quanto detto in campagna elettorale.
Riforma fiscale e Gerusalemme capitale. Una decisione dirompente
La seconda, relativa alla decisione di nominare Gerusalemme Capitale e di trasferire l’Ambasciata americana da Tel Aviv, e’ stata altrettanto coraggiosa ma dagli effetti dirompenti.
Nonostante da oltre 20 anni il trasferimento dell’Ambasciata fosse approvato nessun presidente si era preso un simile rischio.
Trump, senza se e senza ma, lo ha deciso e il mondo gli si e’ rivoltato contro.
Hamas e Palestinesi in procinto di rilanciare una nuova guerra santa costituivano reazioni previste e danni collaterali immaginati da Trump, ma il forte, pesante simbolico no delle Nazioni Unite a questa decisione e’ arrivato a sorpresa. Rappresenta la conferma che questa decisione viola il consenso internazionale.
Riforma fiscale e Gerusalemme capitale. Le minacce dell’Ambasciatrice americana
Nonostante le intimidazioni, nemmeno tante velate, della Ambasciatrice americana Nikki Haley ‘ ci chiedono sempre di fare e donare , adesso non ci aspettiamo ci prendano di mira, prenderemo i nomi di chi ci vota contro’ parole subito applaudite da Trump, la maggioranza dei paesi, Italia compresa, ha votato contro.
Uno schiaffo pesante alla decisione di fare, Capitale degli ebrei, Gerusalemme. Una citta che e’ storicamente la Capitale di ben quattro popoli e altrettante religioni : cristiani, armeni, musulmani ed ebrei.
Applausi e fischi per un presidente che non ha nel suo ‘modus operandi’ mezze misure.
Certo che ogni giorno il leader del Governo Usa appare, agli osservatori esterni, come un manovratore di un treno che viaggia sulle montagne russe.
Ad ogni curva il rischio di deragliare.
Vedremo alle prossime prime elezioni quanto gli americani amano viaggiare con il brivido e il rischio.