Gerusalemme capitale, si renda ultima giustizia agli ebrei
Ora che il presidente Trump ha riconosciuto Gerusalemme capitale d’Israele, il popolo ebraico è stato tolto dalla condizione di essere ospite in casa propria
Il presidente Usa Donald Trump col tono perentorio e non diplomatico del businessman che non ascolta nessuno, che sa negoziare solo one-to-one e crede con (eccessiva?) positività nelle proprie idee (a volte sbagliate come il sottrarre gli Usa dagli accordi mondiali sul clima in un pianeta in cui i ghiacciai si sciolgono e i fenomeni atmosferici sono sempre più estremi) dichiara, scatenando l’ira degli arabi e il no dell’Europa, la cosa più naturale: Gerusalemme sia la capitale di Israele.
Di là del fatto che per gli ebrei è così da tre millenni (ma tutto cambia e si può cambiare), e che nel 1980 la Knesset, il parlamento israeliano, diede il via libera alla legge costituzionale (Basic Law) che approvò la legge che dichiarava Gerusalemme la capitale unica e unita di Israele, coronando così il sogno del fondatore dello Stato Ben Gurion, ci sono tanti aspetti al contempo illuminanti e oscuri.
Nel 1947 l’Onu decise che Gerusalemme sarebbe dovuta essere un “corpus separatum” rispetto allo Stato palestinese e a quello israeliano che sarebbero dovuti nascere. Questa disposizione non fu mai applicata poiché nel 1948 scoppiò la guerra arabo-israeliana e gli arabi guidati dalla Giordania conquistarono importanti territori e prerogative su Gerusalemme Est, la parte della città dove sorgono i luoghi santi delle tre religioni monoteiste. Nel 1967 con la “Guerra dei sei giorni” Israele occupò Gerusalemme Est e sottrasse la striscia di Gaza all’Egitto e la Cisgiordania alla Giordania. Tale status fu a lungo accettato sotto l’egida diplomatica degli Usa. Finché l’Onu, con l’ennesima risoluzione, questa del dicembre 2016, approvò, con la storica unica e probabilmente irripetibile astensione degli Usa guidati dal presidente Barack Obama, a fine mandato, contro gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Per alcuni osservatori la ragione della clamorosa astensione degli Usa, fu una ripicca di Obama contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il voler lasciare al suo successore, già eletto, Donald Trump una questione esplosiva tra le mani e difficilmente risolvibile se non con ampi scontri diplomatici (all’Onu non esiste la possibilità di un contro-veto retroattivo) come sta accadendo. Da ricordare che tempo prima Obama si era recato a pregare al Muro Occidentale, situato nella zona di Gerusalemme Est, per l’Onu, grazie alla citata risoluzione, “illegalmente occupata”.
Ora che il presidente Trump ha riconosciuto Gerusalemme capitale d’Israele, il popolo ebraico è stato tolto dalla condizione di essere ospite in casa propria, poiché non c’è angolo del mondo più sacro per l’ebraismo del Muro del Pianto, che sorreggeva il Tempio di Salomone. Ed è strano che gli europei siano pronti a difendere gli ebrei con la solita retorica, con giorni della Memoria, film ecc. ecc, quando c’è da ricordare l’Olocausto o si verificano episodi di antisemitismo, mentre sono contrari a consegnare agli israeliani la loro storica capitale. Ciò per giunta non interferisce nella giusta soluzione dei due Stati – Israele e Stato Palestinese – e col fatto che Gerusalemme è la città santa delle tre religioni monoteiste e che quindi anche i palestinesi musulmani hanno dei diritti su di essa. Come gli Usa furono fondati da puritani inglesi alla ricerca di un luogo dove poter vivere liberamente la loro fede ed essi saranno per sempre legati alle loro radici cristiane, così Israele è stato fondato su radici ebraiche: rendere Gerusalemme la capitale sarebbe l’ultimo passo per rendere giustizia agli ebrei.