Esteri
Guerra in Ucraina e crisi di Taiwan: Europa “atlantista” ma non suicida
Siamo al grande risico Cina-USA che è sempre meno velato dal regionale drammatico conflitto Russia-Ucraina
Oggi, come non mai, si avverte la necessità di una prudente riduzione della conflittualità, purtroppo, il detonatore di Taiwan, in primis, alimentato dalla caparbietà cinese di affermare il modello: "un Paese due sistemi", con Taipei che, sostenuta dagli USA, rivendica la sua indipendenza, questo bisogno è confinato nel campo dell’improbabile. Tra basi militari e presidi delle Ambasciate si valutano in 800 le installazioni della difesa americana, in rapida crescita quelle del blocco sino-russo in Africa, nel Medio ed Estremo Oriente.
Il Pianeta non assapora più né tempo né spazi di coesistenza, gli schieramenti sono proiettati a stabilire corposi potenziali di influenza e quindi a determinare potere che Bertrand Russell individuava come la produzione degli effetti voluti. Allora bisogna definirli, disegnarli, specificarli questi obiettivi, il costante lavorio politico, diplomatico e militare dei due schieramenti è teso al conseguimento e alla dimostrazione della propria produttività. Si comprende così che chi scioglierà il nodo Taiwan accrescerà di molto la sua supremazia. Senza farci fuorviare, notiamo il differente approccio nelle tensioni di Cina e USA, i secondi antepongono il peso delle alleanze, i cinesi memori del loro antico pensiero, tendono a porre attenzione all’armonia nella diversità.
Al di là delle suadenti parole, il pianeta riposa su testate nucleari, missili balistici, ipersonici con capacità atomica, sommergibili nucleari, armi biologiche chimiche e quant’altro. Si stima che l’arsenale atomico sia così suddiviso: Russia 6.225, Usa 5.550, Cina 350, Francia 290, Regno Unito 215, Pakistan 165, India 156, Israele 90, Corea del Nord 40. In Europa circa 200 bombe americane, a gravità nucleare B-61, sono dislocate in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia, in Italia circa 70 nelle basi americane di Aviano (50) e Ghedi (20).
E l’Umanità? Assiste inerte, sostenitrice dei rispettivi schieramenti, augura in cuor suo che tocchi alle future generazioni assistere alla definizione del potere sul Pianeta. Non vi è organismo internazionale, dall’inesistente ONU, alle Autorità religiose ormai umane, troppo umane, ad una intellettualità planetaria non partigiana, capace di elevare grida d’avvertimento e di orientamento sul futuro di un mondo in cui potrebbero coesistere una pluralità di leadership.
Non siamo pacifisti e non perseguiamo il pacifismo, condizione che l’Umanità nella sua storia non ha mai vissuto. Restino pure armi e limitati conflitti, contrasti, diversità culturali e differenti visioni del mondo, il nostro liberalismo ci induce a respingere globalismo e pensiero unico, siamo per le libertà dell’individuo, se si vuole, della persona. Non ci affascina una cadente ideologia europeista, siamo europei che non ripiegano sullo sconforto per il futuro, per uno scontro tra due superpotenze e i loro interessi per una copula mundi.
L’identità di un continente è la sua cultura a cui ci appelliamo per sostanziare la nostra Utopia, un’utopia che vede un ritorno ad un’Europa capace d’immaginarsi libera da testate nucleari, in compagnia di un Utopismo europeo: Il pensiero di Agostino, Anselmo d’Aosta, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, Marsilio da Padova, Dante, Lutero, Machiavelli, Giordano Bruno, Campanella, Pascal, Hobbes, Locke, Montesquieu, Kant, Humboldt, Beethoven, Hegel, Stuart Mill, Wagner, Marx, Croce, Hannah Arendt, Ratzinger. Non c’è d’appellarsi ad Ursula, a Macron, a Borrell, a Draghi o alla Meloni, dopo il 25 settembre nulla cambierà se non il prosieguo del tramonto dell’europeismo.
Parleremo dell’Utopia per un’Europa denuclearizzata non agli uomini di buona volontà di cui sono lastricati i viottoli della politica, parleremo all’intelligenza delle genti desiderose di respirare libertà in un possibile mondo migliore. Non si tratta di essere più o meno atlantisti o di uscire dalla Nato, tutti restino dove sono, occupiamoci che 200 testate nucleari lascino l’Europa per vivere in un pianeta meno angosciato. L’Europa come precursore e indicatore per un mondo diverso che ritorna ad essere Europa perché lo è, altrimenti non sarà.
*Direttore Società Libera