Esteri
I russi a Trump Jr: "Carte su Clinton". Il figlio del presidente: "I love it"
Il New York Times pubblica il contenuto di uno scambio di email tra Donald Trump Jr., il figlio del presidente americano, e un ex partner di suo padre in contatto con i funzionari governativi della Russia. La mail risale al 3 giugno e mostra come Trump Jr. fosse felice per il fatto che la Russia avesse in mano materiale dannoso nei confronti di Hillary Clinton e che si trattasse dell'impegno del Cremlino "per aiutare tuo padre". Si legge: i documenti "potrebbero mettere sotto accusa Hillary Clinton e i suoi rapporti con la Russia e potrebbero essere molto utili per tuo padre", scrive l'ex collaboratore di Donald Trump, aggiungendo: "Si tratta di informazioni di alto livello e molto sensibili ma sono parte dell'impegno della Russia e del suo governo per sostenere Trump". Il figlio risponde in pochi minuti: "Se è così, lo adoro, soprattutto più avanti nell'estate".
Trump Jr. fa riferimento allo scontro diretto tra Trump e Clinton che sarebbe iniziato ad estate inoltrata in vista delle elezioni di novembre. Quattro giorni dopo il contatto chiede a Trump Jr. di incontrare un avvocato del Cremlino. Lui accetta chiedendo di portare "Paul Manafort (il capo della campagna)" e "mio cognato", Jared Kushner, oggi uno dei più importanti consiglieri del presidente americano. Alla fine e' stato lo stesso Donald jr, il figlio del presidente Usa Donald Trump, a diffondere sul suo account twiter @donaldjtrumpjr i testi delle mail che dimostrano i contatti, denunciati dal New York Times, con l'avvocatessa russa Natalia Veselnitskaya, vicina al Cremlino. Mail ricevute prima dell'incontro del 9 giugno scorso in cui si attendeva di ricevere informazioni imbarazzanti sulla rivale del padre alla presidenza, la democratica Hillary Clinton.
Tra l'altro, Donald jr afferma che "amerebbe" ricevere dai russi elementi utili ad infangare Clinton. Il testo risale ad oltre 5 mesi dalle presidenziali del'8 novembre, quando il padre, allora semplice candidato repubblicano alla Casa Bianca, aveva esortato gli hacker russi a divulgare il materiale contenuto nelle email segrete di Hillary. Nello scambio di mail con Rob Goldstone, promotore musicale, pr ed ex reporter di un tabloid britannico, che ha fatto da intermediario per il meeting di Donald Jr. con la Veselnitskaya, nella Trump Tower, con la promessa di informazioni compromettenti sull'allora rivale democratica, l'uomo afferma che le informazioni "sono parte del sostegno russo e del governo (di Mosca) a Trump".
Il New York Times scrive che Donald jr, cui il quotidiano aveva chiesto un commento sin dal primo articolo apparso sabato sera, sapendo che la testata stava per pubblicare il contenuto della serie di email, li ha battuti sul tempo: "Per essere totalmente trasparente diffondo l'intera catena delle mie email" sull'incontro del 9 giugno con l'avvocatessa russa Veselnitskaya, ha scritto su twitter. In una mail del 3 giugno 2016 inviata a Donald jr da Goldstone, che afferma di scrivere per conto del comune amico, la popstar russa Emin Agalarov, figlia di Aras, uomo d'affari vicino al presidente russo Vladimir Putin e partner di Donald Trump nel portare a Mosca il concorso Miss Universo nel 2013, gli dice che uno dei ex partner d'affari del padre (con ogni probabilita' Aras Agalov) e stato contattato da un alto funzionario del governo russo che offriva alla campagna di Trump 'sozzure' sul conto di Hillary Clinton.
Nel testo si legge che i documenti forniti dai russi "avrebbero incriminato Hillary ed i suoi accordi con la Russia sarebbero stati molto utili a tuo padre" Donald jr ha risposto: "Se e' vero quello che dici, lo adorero', specialmente piu' avanti nel corso dell'estate (siamo al 3 giugno 2016, ndr))", ossia il piu' vicino possibile alle elezioni dell'8 novembre. Documenti che alla fine - e' bene ricordarlo - non sono mai arrivati a Trump jr e che anche secondo il Nyt nell'incontro del 9 giugno non emerse nulla, tanto da far considerare il tutto - salvo che emergano nuovi elementi - un bluff di Mosca o di qualcuno che affermava di parlare per conto dei russi. Incontro al quale il primogenito di Trump ha portato con se' il cognato Jared Kushner, marito di Ivanka, e a Paul Manafort, che a quel tempo era il manager della campagna elettorale del miliardario.