Il senso della democrazia per i democratici Usa
Di Giuseppe Vatinno
Quello che sta accadendo in questi giorni ed ancora in queste ore nella culla della democrazia mondiale e cioè gli Usa ha dell’incredibile.
Si registra una parossistica tensione in tutte le principali città americane: Chicago, Los Angeles (con episodi di vandalismo come riportato dal Los Angeles Times), San Francisco-naturalmente non poteva mancare l’Università di Berkeley-, New York, Austin, Phoenix, Philadelphia, la “città dell’amore fraterno”. Nella Capitale, Washington, i dimostranti stanno assediando la Casa Bianca.
A New York, i “pacifisti” stanno puntando la residenza di Trump -la “Trump Tower”- a Manhattan sulla Fifth Avenue ma la polizia ha recintato la zona.
I manifestanti protestano contro l’elezione di Trump a 45-simo Presidente degli Stati Uniti Americani.
Naturalmente gli slogan più gettonati sono quelli del sessantottismo militante duro e puro: "Not My President" ("Non è il mio presidente") e "Love Trumps Hate" ("L'amore sconfigge l’odio di Trump”). Peccato che per ora l’ “odio” sia solo il loro che stanno dando un pessimo esempio al mondo intero.
Sui social gli “hashtaggari” intolleranti stanno creando centinai di “discussioni” in cui riversare rabbia e veleno, fenomeno presente anche da noi, anche se in tono minore.
Ecco qui, dunque, che siamo di nuovo di fronte al finto pacifismo di sinistra, quello che è per l’abbattimento dei muri e -se si può- dei nemici politici anche se appunto democraticamente eletti.
Sinceramente una situazione imbarazzante per Obama e la Clinton che a parole si sono sempre mostrati come dei tolleranti e amichevoli compagnoni salvo che le cose gli vadano male ed allora i loro supporter possono scatenare tutta la violenza e la rabbia repressa in anni di scissione della personalità che più prosaicamente si chiama doppiogiochismo pur di raggiungere l’agognato potere per fare il “bene della ggente”.
Questo si stanno dimostrando i supporter inferociti, violenti ed iconoclasti che stanno mettendo a ferro e fuoco l’America perché non accettano il voto democratico; sì, proprio quella democrazia di cui cianciano in continuazione, purché siano loro a gestirla e non gli odiati avversari.
Insomma, quello che vediamo in questi giorni ci dimostra che il seme della violenza dei finti pacifisti è sempre presente e dà, appena possibile, i suoi frutti avvelenati di intolleranza e terrore.
Quando (e se) questa ondata di intolleranza si attenuerà forse sarà il caso che i supporter inferociti della Clinton si chiedano perché la loro beniamina ha perso e magari facciano un po’ di critica a se stessi, come ha cominciato a fare il quotidiano radical - chic per eccellenza della borghesia newyorchese, il New York Times.