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Ucraina, incontri a Jedda per la pace: chi c'è, chi manca e che speranze ci sono

Dalla neutralità strategica al ruolo egemone nel settore petrolifero: ecco perchè i colloqui di pace si tengono in Arabia Saudita. Il commento di Tirinnanzi, esperto di geopolitica

di Andrea Soglio

Ucraina, al via gli incontri di Jedda per la pace. Chi c'è, chi manca e che speranze ci sono

Attorno al tavolo di Riad, siederanno i rappresentati di Stati Uniti e Ucraina per dirimere le divergenze emerse tra le parti dopo la lite tra Trump/Vance e Zelensky alla Casa Bianca: il segretario di Stato Marco Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz per gli americani; il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak, i ministri degli Esteri e della Difesa, Andriy Sybiga e Rustem Umerov, per la parte ucraina. Il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita è presente ai colloqui.

Rubio ha definito "promettente" la proposta ucraina di un cessate il fuoco parziale, che si svolgerebbe in cielo e sul mare. Sul tavolo inoltre l’accordo sui minerali ucraini, naufragato nello scontro dello Studio Ovale: i segnali che l’intesa potrebbe essere raggiunta già questa settimana, già in Arabia Saudita è condivisa dall’inviato di Trump Steve Witkoff, e anche secondo fonti ucraine.

Un incontro centrale, quindi, dalle mille domande. Ne abbiamo parlato con Luciano Tirinnanzi, esperto di geopolitica. Queste le sue considerazioni.

I colloqui si svolgono a Gedda e Riad. Perché? Il fatto che l’Arabia Saudita abbia già ospitato i colloqui tra Stati Uniti e Russia e la scelta di Riad come probabile sede per l’atteso incontro tra Trump e Putin nelle prossime settimane (mesi?), evidenzia la crescente influenza della capitale saudita, per tre ragioni:

1) la sua neutralità strategica e il suo ruolo di mediatore globale: l’Arabia Saudita è rimasta sin dall’inizio neutrale nella guerra e ha cercato sempre di aprire uno spazio di incontro tra le parti in conflitto per risolverlo. Riad si è proposta come mediatore da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022; nel settembre dello stesso anno, ha avuto un ruolo nel rilascio dei combattenti stranieri detenuti in Ucraina, tra cui due provenienti dagli Stati Uniti e cinque dalla Gran Bretagna. Ha ospitato un round di colloqui sulla guerra nell’agosto 2023, a cui hanno partecipato rappresentanti di oltre 40 paesi (senza la partecipazione della Russia). Allo stesso tempo, ha mantenuto strette relazioni con Kiev e ha ricevuto più di una volta il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (lo scorso giugno è stato lo stesso principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a fermarsi con lui in un faccia a faccia). Inoltre, Zelensky ha partecipato al vertice della Lega Araba nel maggio 2023 a Gedda.

2) Il ruolo egemone nel settore petrolifero: il regno è come noto il più grande esportatore di petrolio greggio al mondo e per questo, dallo scoppio della crisi degli idrocarburi del 2022, ha collaborato strettamente con la Russia sulla politica petrolifera, e mantiene tuttora ottime relazioni per il settore energetico con i maggiori Paesi esportatori.

3) L’ambizione e il rapporto personale del principe ereditario: Mohammed Bin Salman ha sviluppato una relazione personale con Donald Trump ma anche con Vladimir Putin, mai rinnegato dai sauditi. l’Arabia Saudita è percepita un’entità neutrale, amichevole e affidabile da entrambe le parti, ma soprattutto il giovane Salman ambisce a fare del Medio Oriente una terra prospera e senza più guerre. Cosa su cui Usa e Russia sono ovviamente d’accordo.

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