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Esteri
Netanyahu amico di Putin. Con King Bibi l'Israele può mediare sull'Ucraina

Cosa cambia sulla guerra in Ucraina se torna Netanyahu, l'amico di Putin

Certi regni non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. King Bib Netanyahu sembra pronto a tornare per governare Israele. A poco più di un anno dall'arrivo del potere di quel 'governo del cambiamento' targato Bennett-Lapid che aveva messo fine al suo regno incontrastato di 12 anni, Netanyahu punta di nuovo a guidare Israele. Ma il ritorno di Netanyahu potrebbe avere implicazioni anche sugli equilibri generali in Medio Oriente e oltre. 

Sì, perché nei suoi lunghi anni al potere, Netanyahu ha costruito rapporti privilegiati con diversi leader mondialo. Compreso proprio lui, Vladimir Putin. In più occasioni, Netanyahu ha usato il rapporto privilegiato costruito nel tempo con il Cremlino per suo vantaggio politico. Per esempio nella gestione della crisi in Siria. Oppure nel gennaio 2020, quando Netanyahu si è vantato della sua amicizia con Putin per un altro motivo, per certi versi simile. Era riuscito a ottenere il rilascio del backpacker israeliano Naama Issachar, condannato a Mosca per aver trasportato droga nel Paese.

Netanyahu è persino arrivato personalmente a Mosca per accogliere Issachar al suo rilascio e riportarla a casa. Mancavano solo due mesi alle elezioni del 2 marzo di quell'anno in Israele. Né Netanyahu né Putin sollevarono la questione di un presunto accordo. Solo in seguito è stato rivelato che, come gesto di buona volontà, Israele ha accettato di assistere la Russia in alcune questioni legali immobiliari riguardanti la chiesa russa di Gerusalemme. 

Negli anni di King Bibi, Israele e Russia si sono coordinati sui movimenti nei cieli siriani, per evitare qualsiasi incomprensione tra i due eserciti. La Russia ha a lungo sperato anche di svolgere un ruolo nella riconciliazione tra Fatah e Hamas, e forse anche nei futuri colloqui tra Israele e la Striscia di Gaza e tra Israele e la leadership palestinese della Cisgiordania. Un esempio di tale coinvolgimento è stato registrato sempre nel 2020, quando le delegazioni di Hamas e Fatah hanno avuto colloqui a Mosca con l'ambasciatore iraniano in Russia Kazem Jalali per discutere della frattura interna alla Palestina e delle prossime elezioni palestinesi.

Durante la campagna elettorale di queste settimane, Netanyahu, ha criticato la decisione di Putin di invadere l'Ucraina e lo ha esortato a ripensarci, nella prima presa di posizione pubblica in cui ha criticato Mosca per la guerra. Allo stesso tempo, Bibi sembra sempre far pesare il suo rapporto con Putin, lasciando intendere che forse con lui alla guida di Israele qualcosa sarebbe potuto cambiare. Finora Israele ha cercato di non inimicarsi la Russia nel conflitto, con i ministri che hanno sottolineato l'importanza di continuare il coordinamento militare sui cieli della Siria, così come i legami di Israele con la comunità ebraica russa.

L'Ucraina ha chiesto una maggiore assistenza israeliana, soprattutto da quando la Russia ha iniziato ad acquistare e distribuire droni dall'Iran, un importante nemico regionale di Israele. Israele ha finora resistito alle richieste degli Stati Uniti, dell'Ucraina e di altri paesi di fornire a Kiev armi offensive e difensive, sostenendo invece l'Ucraina con aiuti umanitari, elmetti e giubbotti antiproiettile.  L'ex primo ministro israeliano, Naftali Bennett, aveva tentato di mediare tra Russia e Ucraina nei primi giorni del conflitto e Bennett è volato a Mosca per incontrare Putin. Il successore di Bennett, Yair Lapid, ha assunto una posizione più critica nei confronti dell'invasione, attirando aspre critiche dalla Russia. 

Netanyahu, invece, che potrebbe tornare al governo con l'appoggio dell'estrema destra, sembra destinato a un leggero cambio di prospettiva e anche un'ipotetico ruolo di mediazione che Netanyahu potrebbe utilizzare per scalare posizioni diplomatiche anche presso gli Stati Uniti di Joe Biden, visto che lo stesso Bibi aveva rapporti privilegiati con Donald Trump.

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