Esteri
Jean Asselborn, il ministro lussemburghese della parolaccia
Asselborn prende a parolacce Salvini a Vienna
A Vienna va in onda il turpiloquio.
Jean Asselborn, ministro dell’Interno lussemburghese, ha un battibecco con Matteo Salvini e conclude con la più classica delle interazioni francofone: “Merde alors!”, la cui traduzione è molto facile e lasciamo al lettore.
Qui ci interessa l’aspetto, come dire “culturale”, nel senso sociologico del termine, e cioè una disamina sulle modalità espressive.
L’italiano passa all’estero per essere un gesticolatore professionista la cui specialità si accentua scendendo verso sul la penisola per trovare il suo acme a Napoli. E forse è vero. L’italiano medio, ci ricorda spesso simpaticamente Der Spiegel, periodico tedesco da sempre a noi ostile, è tutto pastasciutta, P38, spaghetti e mandolino.
C’è anche da dire che fin dai tempi di Giulio Cesare, i galli con Asterix, non hanno mai sopportato “questi cugini del sud” un po’ neri, emotivi e gesticolanti. Però l’episodio del ministro “gallico” e con ciò intendo di cultura (?) francofona è esemplificativo di come poi tutto il mondo sia paese.
Nel dialogo a Vienna Asselborn ha sfatato in un colpo solo tutti i miti e i pregiudizi: il gallico si è dimostrato volgare -come ha fatto notare pacatamente Salvini- ignorante, presuntuoso e soprattutto un parolacciaro di prim’ordine. Se questa vicenda fosse accaduta ad un italiano i nostri giornaloni avrebbero impallinato per anni il responsabile -come fecero in effetti con l’esuberante Berlusconi europeo- ed invece ora minimizzano -alcuni scrivono che è solo un intercalare-, mentre il Pd lancia anche l’idea che la “sinistra deve ripartire dal Lussemburgo”. Forse, diciamo, dopo quello che è accaduto meglio dire “L’Italia deve ripartire dal Lussemburgo”, senza più limitanti complessi di inferiorità: altri sono molto peggio.