Esteri
L’ultima speranza per i Dem: conquistare in volata la Camera per sabotare Trump
Una vittoria democratica alla Camera metterebbe a repentaglio i primi cavalli di battaglia con cui The Donald intende compattare alle sue spalle i conservatori
Elezioni Usa 2024, ecco quanto è importante per i Dem conquistare la Camera
Donald Trump vince le elezioni presidenziali, il Partito Repubblicano conquista il Senato e per la formazione dell’Elefantino manca solo un tassello per conquistare il “triplete” decisivo per guidare l’azione politica americana: la conquista della Camera dei Rappresentanti. Ovvero l’unica istituzione che il Grand Old Party controllava prima dell’attuale tornata elettorale e la corsa per il cui controllo non sarà di secondaria importanza.
Se i Repubblicani prenderanno la Camera, raggiungendo la soglia di 218 seggi su 435 necessari per la maggioranza, per The Donald si ripeterebbe lo scenario emerso nel 2016 dopo la vittoria contro Hillary Clinton: per almeno due anni, la sostanziale libertà di legiferare a maggioranza, di poter veder passare le proprie nomine e di agire politicamente per evitare lo spettro di un impeachment dopo i due tentativi sventati con la Camera a maggioranza democratica nel 2018-2020.
"Le elezioni per la Camera si concentrano a New York e in California, dove i democratici stanno cercando di riconquistare circa 10 seggi in cui i repubblicani hanno ottenuto sorprendenti guadagni negli ultimi anni", nota l'Associated Press. Nella corsa agli scrutini, per ora, i Repubblicani sono fermi a 199 seggi, i dem a 191. Restano in ballo una quarantina di seggi su cui si giocherà la maggioranza.
Trump cambierà politicamente le sue prospettive al variare della maggioranza alla Camera e al Senato: una “tripla maggioranza” consentirà di avere un’amministrazione profondamente identitaria e di non dover fare eccessive concessioni alle correnti interne del Partito Repubblicano, tra cui i tradizionalisti vecchio stampo o l’ala degli ultrà Make American Great Again (Maga), più realisti del re su temi come i diritti civili, il riarmo, la lotta al big tech.
“I democratici”, nei collegi in bilico, “si sono battuti con decisione per proteggere i diritti riproduttivi e, soprattutto nei distretti più conservatori dove i candidati in carica sono a rischio, hanno sottolineato le misure approvate con l'Inflation Reduction Act di Biden, tra cui il taglio del prezzo dell'insulina”, ha scritto il New York Times. Al contrario, “il messaggio dei repubblicani si è invece concentrato sull'inflazione, sulla sicurezza pubblica e sull'immigrazione”.
Una vittoria democratica alla Camera metterebbe a repentaglio, in particolar modo, i primi cavalli di battaglia con cui The Donald intende compattare alle sue spalle i conservatori: nell’ordine delle priorità, la ripresa della riforma fiscale in scadenza nel 2025, dal valore di 3.400 miliardi di dollari in termini di sconti di tasse, che Harris riprometteva di cancellare; in secondo luogo, una politica di rilancio delle trivellazioni energetiche (“Going Back Drilling” è un motto dell’agenda di Trump); infine, politiche per l’immigrazione che potrebbero comprendere anche il rilancio del muro al confine con il Messico.
Policy, queste, che dipenderanno nella loro velocità dal passaggio della maggioranza al Partito Repubblicano. Mentre non dovrebbero esserci particolari problemi per Trump per le nomine istituzionali, data la solida forma di controllo sul Senato. Vincere è un conto. Governare, in ogni caso, un altro. E il bello e il difficile, per il Trump 2.0, inizieranno solo nel secondo e più delicato momento