Esteri

La Slovacchia imbarazza la sinistra. Fico mette in crisi Pd, Scholz & Co.

di Vincenzo Caccioppoli

Dopo la svolta populista e filo-russa a Bratislava

Laureatosi in legge a Bratislava, Fico si iscrive al Partito Comunista di Cecoslovacchia nel 1987

 

Il grande successo del populista filorusso, il socialista Robert Fico, sta certamente preoccupando molto tutto quel mondo della sinistra italiana, che si trova certamente spiazzata dopo avere per anni accusato Meloni e Salvini di avere alleati sovranisti e populisti all’est. Non è un caso se durante la plenaria di Strasburgo il presidente dei popolari europei abbia ironizzato con la sinistra (lasciando spazio alle voci che vorrebbero una prossima alleanza tra popolari ed Ecr sempre più vicina per le prossime elezioni europee)” Sono stato attaccato perché Berlusconi ha ricevuto delle bottiglie di vodka da Putin quando già non era più al governo e oggi abbiamo un socialista che potrebbe andare al governo della Slovacchia e che è apertamente pro Putin e nessuno dice nulla? I socialisti devono chiarire la loro posizione su Fico, è sorprendente che abbiano perso la loro voce proprio ora", ha detto ai giornalisti Weber. Ed in effetti il vincitore delle elezioni slovacche, tra le sue tante stravaganze e contraddizioni, non ha mai nascosto le sue simpatie per Putin, mostrandosi ben più critico verso gli aiuti all'Ucraina del tanto criticato ungherese Orban.

Laureatosi in legge a Bratislava, si iscrive al Partito Comunista di Cecoslovacchia nel 1987. Dopo la “Rivoluzione di velluto” che nel 1989 porta al crollo del regime comunista cecoslovacco, entra nel Partito della Sinistra Democratica (SDL), erede del Partito Comunista in Slovacchia. Dal 1994 al 2000 rappresenta il suo paese presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. Molti hanno già definito la vittoria di Fico come una sorta di nemesi della sinistra europea che ha istituito una sorta di cordone sanitario verso i partiti di centrodestra, e che ora deve fare i conti con un populista alla massima potenza in casa propria. Stranamente il capo delegazione italiano del pd al parlamento europeo Brando Bonifei, silente fino a ieri, si è affrettato a chiedere l’immediata espulsione del partito di Fico, SMER- SD (direzione - socialdemocrazia), dalla famiglia dei socialisti europei.

D’altra parte Fico in campagna elettorale si è mostrato per quello che è:  un populista, demagogo, che ha vinto nuovamente, grazie ad una campagna elettorale incentrata sulla retorica anti immigrati ( tema che ormai è diventato fondamentale e prioritario in ogni paese europeo) sul sentimenti vagamente anti europeo ( che sta facendo sempre più proseliti nella periferia est dell’Europa) e soprattutto sulla contrarietà  all’invio di ulteriori aiuti militari all’Ucraina. Proprio come il tanto criticato, a sinistra, premier polacco Morawiecki, che dall'inizio del conflitto è stato uno dei migliori e più fedeli alleati dell'Ucraina, come unanimemente riconosciuto. Ora però la Polonia deve fare i conti con i malumori del settore agricolo, che sente la concorrenza delle importazioni di grano dalla Ucraina, e di cui il leader polacco non ha potuto non tenere in conto. Le elezioni incombenti, come era ovvio, stanno cambiando l’agenda dei politici europei interessati. L’Europa non può non lasciare interdetti quanti vorrebbero da tempo maggiore partecipazione ed azione sui grandi temi, che stanno a cuore ai cittadini, e non sulle mere questioni burocratiche.

La posizione di timida equidistanza tra Russia ed Ucraina, tenuta dal tanto vituperato Orban, fino a poche settimane fa isolata, ora sta cominciando a fare proseliti, non solo in Europa. Ecco allora che il fronte orientale  dell’Europa sta mostrando molte piu crepe di quanto si pensasse. La facile retorica della sinistra sui paesi di Visegrad e sulla loro alleanza con il centrodestra italiano, sta mostrando tutta la sua ideologica futilità. Perchè il problema sta mostrando che non si tratta di singoli casi di una determinata parte politica, come vorrebbe far credere certa sinistra e il suo seguito mediatico. La vittoria del comunista  Fico ha dimostrato come invece il problema sia molto più grande e che arriva a mettere in discussione lo stesso concetto di fedeltà assoluta all’atlantismo del vecchio continente. La creazione di un modello complementare, creato da Cina e Russia, che sta facendo breccia nei cosiddetti Brics ed ora anche in Arabia Saudta, di fronte ad un'Europa debole ed assente potrebbe portare a conseguenze la cui portata ora appare difficile da quantificare.

Questo potrebbe avere ripercussioni sulla stessa tenuta dell'idea di Europa unita. Il Green deal ideologico e radicale di Timmermans e le troppe incertezze sulla politica migratoria, come vanno dicendo da anni le destre, hanno contribuito a rendere assai meno attraente l’Europa anche per chi come i paesi dell’est, dalla ingresso nella Ue ha ricevuto negli ultimi grandi benefici. Ma il problema non è solo limitato, chiaramente alla parte orientale dell’Europa, che è quella forse meno fedele ai principi europei, non fosse solo per ragioni temporali. Ma anche in Olanda o in Germania, si stanno facendo strada partiti, che con troppa faciloneria, in passato si definivano populisti. Basti pensare al partito degli agricoltori in Olanda, che dopo aver raggiunto il 20% dei consensi alle ultime elezioni regionali, ora veleggia intorno al 13% e rischia di essere l'ago della bilancia per un futuro governo olandese. Mentre in Germania a fianco all’estrema destra dellì’Afd, ormai stabilmente sopra il 20%

si sta affacciando sulla scena un partito altrettanto estremista, ma questa volta di sinistra, che chissà perché fa molta meno notizia e desta assai meno preoccupazione dell'establishment tedesco e di Bruxelles. Stiamo parlando del movimento populista meglio conosciuto come il Partito della Sinistra, o di Linke, una delle cui figure più importanti, Sahra Wagenknecht, è diventata una star politica attraverso esibizioni carismatiche nei dibattiti parlamentari e nei talk show televisivi. Il partito che ha avuto in Italia un pò di celebrità perché ha deciso di candidare nelle sue file alle prossime elezioni europee Carola Rackete, e che per ora viene data nei sondaggi al 5% del consenso. Il suo entourage è formato da un  mix di ex socialdemocratici ed ex comunisti della Germania dell’Est. E non è un caso se anche da questo partito cominciano ad arrivare bordate al cancelliere Scholz sia sui migranti, e sia sugli aiuti militari verso l’Ucraina. Adesso si attende il voto in Polonia, dove gli alleati della Meloni del Pis sono dati in vantaggio di 8 punti, sui popolari dell'ex presidente del consiglio europeo, Donald Tusk. E poi a novembre sarà la volta dell’Olanda. Quindi le Europee di Giugno che mai come in questa occasione sono guardate da tutti i paesi europei come uno degli appuntamenti decisivi. La vittoria come sembra del centro destra potrebbe, alla luce anche dei voti nazionali di questi mesi, portare non solo ad un cambio degli equilibri ma anche ad un cambio deciso della politica Ue, come ha ribadito chiaramente, qualche settimana fa, il copresidente del gruppo dei conservatori europei Nicola Procaccini “Noi, Conservatori e Riformisti europei, abbiamo una visione chiara del futuro dell'Ue: vogliamo riportare l'Europa alla sua concezione originaria: un'unione di popoli e nazioni che si occupa di poche cose, ma importanti, rispettando il principio di sussidiarietà”