Esteri
"La Turchia pensa a un genocidio. Siamo pronti al martirio". Video
Nagorno Karabak, su Affari l’appello di padre Tirayr Hakobyan
Video intervista di Claudio Bernieri
Padre Tirayr ci riceve nella piccola insolita chiesa in stile armeno costruita agli inizi del ‘900 a Lambrate. Una via discreta: un tempo come dirimpettaio la chiesa aveva un alberghetto a ore. “ Noi preferiamo costruirci ex novo le nostre chiese, come vede ,che richiamano lo stile orientale ortodosso “.
Il portale di legno inciso a mano riprende finemente i profili delle più belle chiese dell’Armenia: la più antica tra le comunità cristiane, che precede quella di Roma. Ogni domenica alle 11 in via Jommelli si svolge l’antichissima liturgia armena, due ore e mezza di messa. Misteriosi canti nella antica innodia liturgica. Qui tutto gronda tradizione e devozione , al profano la messa più che una celebrazione eucaristica pare un’opera lirica. Ma questa domenica le preghiere saranno rivolte soprattutto alla pace. E al timore di un nuovo genocidio.
“In Armenia ora c’è la mobilitazione generale, è una guerra sacra, è una guerra per le nostra esistenza, siamo pronti anche al martirio” racconta il padre , che guida la comunità armena, circa millecinquecento anime, a Milano:” Vogliamo vivere, pregare Dio e stare in pace, ma siamo un ostacolo, come la Siria. I turchi dicono: noi siamo una nazione unica in due paesi, la Turchia e l’Azerbaijan, e lo dicono con arroganza. E noi siamo in mezzo: è un processo che continua ,dopo la Siria e la Libia”
L’avanzata jihadista dei mercenari siriani manovrati dalla Turchia intanto prosegue, nel silenzio dell’Europa.. Ha poca fiducia nell’Europa e nei media, padre Tirayr. Oggi si prova: il piccolo coro armeno innalza al Dio di Abramo i suoi inni mediorientali , melodie antichissime che nei secoli sono passate attraverso i monaci egizi a Roma: la fonte del gregoriano. Inni cugini di quelli salmodianti nelle sinagoghe.
“Vogliono eliminarci come paese cristiano con radici antiche, hanno già cercato di assimilarci nel passato, ma noi abbiano la mostra propria identità” continua il padre” Noi sentiamo nella nostra anima che la Turchia pensa a un genocidio, io come sacerdote non auspico nessuna vittima, ogni morto è un dolore. Ma oggi i turchi hanno bombardato la capitale del Nagorno-Karabak. Ci vogliono eliminare tutti.” E i suoi occhi dolci infine ci confessano: “ noi armeni ci batteremo fino all’ultimo uomo, siamo pronti al martirio”.