Esteri

Centinaio: "Lega 1° partner Usa. M5s supino alla Cina. Io a Taiwan perché..."

Lorenzo Lamperti

Intervista a Gianmarco Centinaio, reduce da una visita parlamentare a Taiwan, sulla linea anti Cina della politica estera della Lega. E sui rapporti con gli Usa

Non solo manovra, Mes, ex Ilva e Alitalia. La politica estera è un dossier sempre più caldo all'interno del dibattito tra maggioranza e opposizione, ma anche tra le stesse forze di maggioranza e tra le stesse forze di opposizione. Mentre il Pd appare sempre più insofferente nei confronti della linea di non ingerenza impressa dal Movimento Cinque Stelle alla diplomazia estera e in particolare su Hong Kong, la Lega alza il tiro sulla Cina anche per rinsaldare i rapporti con gli Stati Uniti, che nel frattempo sembrano aver individuato anche in Fratelli d'Italia un altro interlocutore. In questo scenario si è appena conclusa una visita di una delegazione di parlamentari del Carroccio a Taipei. Non un fatto secondario, anzi, se si considera che Taiwan (dove si vota a gennaio per le elezioni presidenziali e legislative) è, e sarà ancora di più nei prossimi anni, il motivo del contendere tra Washington e Pechino, che la considera una provincia ribelle. Affaritaliani.it ha intervistato Gianmarco Centinaio, ex ministro dell'Agricoltura e capo della delegazione leghista a Taipei.

Gianmarco Centinaio, com'è nato questo viaggio a Taiwan e come è andato?

Il viaggio è nato in un'ottica di rapporti interparlamentari nel gruppo di amicizia Italia Taiwan guidato da Lucio Malan di Forza Italia. Il giorno della festa nazionale taiwanese ero stato invitato, come tanti altri colleghi, dall'Ambasciata: mi sono confrontato con l'ambasciatore e da lì si è pensato di costituire questo gruppo per il viaggio che è stato poi realizzato. Il viaggio è andato molto bene, abbiamo incontrato alcune delle più alte cariche istituzionali: il vicepresidente, il ministro degli Esteri, il presidente del Parlamento e i viceministri di Economia, Giustizia e Salute. Insomma, è stato un viaggio di peso. Loro l'hanno considerata la delegazione più importante di parlamentari italiani a Taiwan, anche perché io sono un ministro uscente, quindi a livello istituzionale è stata una visita rilevante. 

La delegazione era però formata solo da parlamentari leghisti. E avete incontrato dei colleghi americani. Forse la missione è stata fatta anche in questa ottica di riavvicinamento della Lega agli Stati Uniti?

Entrambe le cose sono state casuali. Il gruppo interparlamentare di amicizia Italia Taiwan ha al suo interno esponenti di quasi tutti i partiti, è stato un caso che la delegazione fosse formata solo da parlamentari della Lega. Altrettanto casuale è stato l'incontro con i colleghi americani, nel senso che non sapevamo che fossero lì nello stesso periodo. Quando l'abbiamo saputo da parte mia e dei colleghi c'è stata subito la volontà di chiedere immediatamente all'ufficio italiano e al ministero degli Esteri taiwanese di potere incontrarli. Doveva essere un incontro riservato, si è poi tramutato in un vero e proprio incontro istituzionale con tanto di conferenza stampa.

Quindi pensate questo viaggio a Taiwan, con cui gli Usa hanno un rapporto molto forte in ottica anti cinese, può rafforzare i vostri legami con gli Usa?

Assolutamente sì. Il nostro viaggio è stato molto apprezzato dai colleghi di Texas e Pennsylvania. So che hanno comunicato alla Casa Bianca la presenza e la rilevanza della nostra delegazione. Un fatto importante che crea certamente ulteriori collegamenti tra la Lega e il Partito Repubblicano degli Stati Uniti.

Anche Giorgia Meloni però sembra molto attiva sul fronte dei rapporti con gli Stati Uniti e sembra che potrebbe anche incontrare Donald Trump nel 2020. Crede che Fratelli d'Italia possa diventare l'interlocutore principale degli Stati Uniti all'interno del centrodestra oppure quel ruolo resterà alla Lega?

E' positivo che anche Fratelli d'Italia abbia buoni rapporti con gli Stati Uniti, poi io ritengo che la Lega manterrà il ruolo principale per il nostro peso e perché siamo sulla stessa linea che mette al primo posto i valori di democrazia e libertà. Valori dei quali Italia e Stati Uniti sono sempre stati un baluardo e di cui la Lega ha dimostrato di farsene carico. Anche questo viaggio a Taiwan ha dimostrato ancora una volta di più la nostra serietà e affidabilità su questi temi.

Il rapporto si era un po' raffreddato negli ultimi mesi dopo il caso Savoini?

I rapporti sono sempre stati fluidi grazie al lavoro dei colleghi che si occupano di politica internazionale, in primis Giancarlo Giorgetti ma anche altri. Diciamo che il fatto che da parte nostra adesso ci sia una maggiore esternalizzazione in materia di politica estera può aver tranquillizzato maggiormente gli Stati Uniti rispetto al recente passato. Credono nella Lega come interlocutore, per i numeri che abbiamo e per quello che ci siamo detti anche a Taiwan. Per il Partito Repubblicano siamo un interlocutore che ha più o meno il loro stesso dna.

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La delegazione leghista a Taiwan

Da quando siete all'opposizione, in particolare nelle ultime settimane, avete assunto con maggiore convinzione una linea dura sulla Cina. Come mai?

Diciamo che non essendo più al governo con il M5s abbiamo più possibilità di esternare il nostro pensiero, che a dire la verità è sempre stato chiaro. Per la Lega la Cina è un interlocutore con cui parlare di rapporti commerciali. Stop. Altro no. Lo abbiamo anche spiegato ai colleghi americani. E' la stessa cosa che dicevamo durante l'esperienza di governo. La Cina è e deve rimanere un interlocutore commerciale, ma non possiamo pensare di farci imporre il loro pensiero a livello politico. Faccio l'esempio di Taiwan: non può essere la Cina a dirci se possiamo o dobbiamo parlare con Taiwan oppure no. L'Italia deve decidere autonomamente. 

Però dal M5s rispondono che quando eravate al governo con loro non vi siete opposti all'adesione italiana alla Belt and Road, anzi uno degli uomini chiave come Michele Geraci, ex sottosegretario al Mise, era proprio della Lega. Come risponde?

Basta fare una semplice ricerca su Google o sui giornali di quei giorni per vedere che la Lega ha assunto una posizione critica e coerente. Abbiamo detto sì al commercio e no a infrastrutture e altri settori sensibili come il 5G. Senza le perplessità di Salvini e della Lega avremmo firmato altri accordi sui quali non eravamo d'accordo e che, guarda caso, sono quelli su cui gli Stati Uniti ci continuano a mettere in guardia.

Ieri in Senato c'è stata una conferenza stampa con Joshua Wong alla quale ha partecipato anche Valeria Fedeli del Pd. Crede che la linea di non ingerenza portata avanti dal M5s in materia di politica estera e in particolare sulla Cina possa creare uno strappo all'interno del governo?

Penso proprio di sì. Nei giorni precedenti alla nostra partenza per Taiwan abbiamo avuto diversi contatti con colleghi del Pd che fanno parte del gruppo interparlamentare di amicizia Italia Taiwan e mi pare di aver riscontrato preoccupazione, anche tra i colleghi di Italia Viva, per questo atteggiamento di sottomissione da parte del M5s. Un conto è mettersi a ragionare con la Cina su come poter fare business in modo fruttuoso per entrambi, un altro conto è sottomettersi come mi pare stia facendo il M5s, in particolare Grillo.

Anche il Vaticano però si sta avvicinando molto alla Cina di recente.

Un'altra cosa che mi preoccupa molto, anzi moltissimo. Stiamo parlando di una situazione che va oltre gli aspetti religiosi. Spero tanto che Bergoglio mantenga la stessa posizione che i suoi predecessori hanno tenuto fino ad ora. A Taiwan ho riscontrato molta preoccupazione su questo argomento, non solo tra chi sta governando ma anche tra i cittadini, molti dei quali si sentono abbandonati dalla Santa Sede.

Crede che i rapporti tra M5s e Cina mettano a rischio quelli dell'Italia con gli Stati Uniti?

Penso di sì. L'Italia ha sempre avuto un interlocutore privilegiato, gli Stati Uniti, nel quadro comunque di un'autonomia decisionale e di un'indipendenza internazionale nelle nostre scelte diplomatiche. Poi ci sono periodi dove siamo stati più vicini agli Usa e altri un po' meno. Ma un conto è un'autonomia a livello internazionale, che ci sta, un altro è posizionarsi in modo supino nei confronti della nuova superpotenza cinese, che a differenza degli Usa non ti lascia margine di scelta. A partire, per esempio, dai rapporti con Taipei. Io spero che questo governo vada a casa alla velocità della luce, anche per evitare tutto questo. Abbiamo visto il M5s in azione prima con noi e poi con il Pd e mi pare siano peggiorati invece di migliorare.

twitter11@LorenzoLamperti