Esteri
Libano, incognita sul futuro: elezioni o governo tecnico?
Dopo le dimissioni del governo di Hassan Diab, l'incertezza sul futuro del Paese
Il presidente del Parlamento libanese, l'inamovibile e contestato sciita Nabih Berri, ha convocato per giovedì una riunione dedicata al decreto relativo allo stato d'emergenza a Beirut.
Lo riferiscono i media locali, a una settimana dalla terribile esplosione che ha devastato la città e all'indomani delle dimissioni del governo di Hassan Diab.
Libano, incognita sul futuro
"No al voto ora", dice il 55enne Ibrahim Moussawi, uno dei 13 deputati di Hezbollah eletti nel 2018 (sui 128 totali), al Corriere della Sera.
"Avremmo preferito continuare con l'attuale governo, nonostante tutto! Ma siamo realisti. A questo punto si rende necessario accettare le dimissioni e andare a un rimpasto. Crediamo che la formula migliore sia un governo di unita' nazionale. Ma non le elezioni anticipate. Che senso avrebbero? Non servirebbe a nulla, il risultato sarebbe non molto diverso da quello che due anni fa ha permesso la nascita dell'attuale legislatura. Il nostro meccanismo governativo deve invece continuare a funzionare per condurre con serietà l'inchiesta sulle responsabilità dell'esplosione di una settimana fa e garantire la stabilita' e le necessarie riforme economiche": parola di Hezbollah. Il "Partito di Dio" filo-iraniano, espressione di larga parte della componente sciita del "Paese dei Cedri", continua a ritenere che sarebbe un errore tornare alle urne, come invece chiede la piazza di Beirut. Lo stesso premier Diab tre giorni fa ha lanciato la proposta delle elezioni anticipate "entro due mesi".
Per tirare fuori il Libano dalle secche in cui è finito "l'unica soluzione sostenibile è un governo indipendente che supervisioni le elezioni, che si relazioni con la comunità internazionale e che sblocchi gli aiuti economici del Fondo monetario internazionale". E' quanto afferma ad Aki-Adnkronos International il direttore del Levant Institute for Strategic Affairs, Sami Nader, commentando la situazione all'indomani delle dimissioni del governo Diab sulla scia delle proteste scoppiate dopo la devastante esplosione al porto di Beirut.
Nader ritiene, tuttavia, che nell'establishment politico libanese possano prevalere altre due opzioni. La prima porta alla nascita di un governo di unità nazionale, ma ciò - spiega - "non sarà mai accettato dai manifestanti inferociti".
Di questo scenario, prosegue, si è discusso durante la recente visita a Beirut del presidente francese" Emmanuel Macron, ma si tratta di un'opzione "fallita in partenza". La seconda ipotesi, sottolinea, è che "si inventi un qualcosa simile al governo Diab ovvero un esecutivo che sembra indipendente e tecnico, ma che in realtà è ancora controllato dalle forze politiche". E anche questa formula, secondo Nader, non può risolvere i problemi del Paese, che sono "enormi" soprattutto da un punto di vista economico.