Esteri
La Casa Bianca irritata con Renzi per la frenata sulla Libia
Matteo Renzi rallenta l'intervento in Libia
Venerdì 4 marzo l'ambasciatore Usa in Italia, John R. Phillips, afferma che il nostro Paese avrà la guida della missione italiana in Libia, spingendosi addirittura a prevedere l'impiego di 5.000 soldati italiani. Passano due giorni e Matteo Renzi, in diretta nel salotto di Barbara D'Urso, sbertuccia gli americani: "La guerra non è un videogame".
Fonti del Pd spiegano ad Affaritaliani.it che la retromarcia del premier - pochi giorni fa il ministro Gentiloni aveva confermato la guida italiana della missione in Libia - non è da legare alla vicenda degli ostaggi italiani (due tornati a casa e due barbaramente uccisi) ma al "timore del presidente del Consiglio di perdere voti e punti nel consenso personale".
Dal Nazareno spiegano che "la Libia rischia di essere la tomba politica di qualsiasi governo" e che, "vista l'ossessione di Renzi per la fiducia e i sondaggi, con la maggioranza netta degli italiani contrari all'azione militare, è comprensibile la brusca frenata sull'uso delle armi".
La Casa Bianca non apprezza la frenata di Renzi sulla Libia
Però - sempre secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da fonti dem - le parole di Renzi e la svolta attendista sulla Libia hanno irritato non poco la Casa Bianca. L'Amministrazione Usa di Barack Obama non ha gradito le ultime mosse del governo italiano, anche perché - è il ragionamento che fanno a Washington - con questi stop and go il pericolo è quello di dare un segnale di debolezza dell'Occidente, anziché di fermezza, nella lotta contro l'Isis e i terroristi islamici.